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Il comitato di cittadini “Alessandria no amianto dal terzo valico”, Pro Natura Alessandria e i circoli Legambiente dell’Ovadese, Valle Stura e Val Lemme ritengono che i risultati delle analisi di Arpa sui campioni d’acqua di falda prelevati nei pozzi piezometrici intorno alla cava Clara e Buona ad Alessandria, che evidenziano la presenza di amianto fino a 300 mila fibre per litro siano solo la prima conferma dei timori più volte espressi dai cittadini e dalle associazioni sulle conseguenze del Terzo Valico, opera inutile, costosa, è anche dannosa!

Al pari di altre associazioni e comitati, sulla scellerata decisione (una tra le tante di questa assurda Grande Opera) di inserire nel Piano Cave il sito Clara e Buona, così come altri siti del territorio comunale alessandrino, gli scriventi si erano già espressi, ricorrendo in via straordinaria al Capo dello Stato, presentando un esposto in Procura e sollecitando il Sindaco di Alessandria a non cedere alle indebite pressioni esterne di Cociv.

Ma ancora una volta hanno vinto gli accordi di palazzo e le convenienze politiche, a scapito dell’interesse generale della collettività, e l’ordinanza comunale che vietava i conferimenti di smarino è stata ritirata.

Sebbene non vi siano abbastanza studi sui limiti massimi di fibre di amianto disperse nell’acqua oltre i quali sono accertate le conseguenze per la salute umana, lo IARC (Istituto internazionale per la ricerca sul cancro) ha comunque sollevato la questione, considerando l’ingestione di amianto come una “esposizione primaria” al pari dell’inalazione (capitolo 1.5, pagina 7), con rischi particolarmente alti per i bambini piccoli.

Proprio perché la materia non è ancora del tutto dipanata e visto la gravissima criticità ambientale in cui si trova il territorio alessandrino, riteniamo che il principio di cautela avrebbe dovuto e dovrebbe ispirare qualsiasi decisione politica, tanto più che finora, tale principio non ci sembra sia mai stato applicato (si vedano le numerose criticità ambientali della provincia alessandrina, dall’Eternit di Casale M., all’Ecolibarna di Serravalle Scrivia, al caso Solvay di Spineta Marengo, passando per il caso Acna di Cengio e per il deposito di materiale radioattivo di Bosco Marengo ecc. ecc.). Come sottolinea l’Osservatorio nazionale amianto, nel parere qui allegato, occorre tenere “conto che anche pochissime fibrille assunte quotidianamente, col tempo, si sommano nel nostro organismo, raggiugendo il carico (body burden dei ricercatori anglosassoni) di rottura del tiro-alla-fune tra cancerogeni e difese dell’organismo contro il cancro.”

Il sito Clara e Buona ricade pertanto in una delle tipologie indicate dal ministero dell’Ambiente come sorgente di contaminazione delle acque da parte di fibre d’amianto, vale a dire “inquinamento da siti industriali dismessi, che è generalmente prodotto dallo scarico in laghi e fiumi di acque di dilavamento nei pressi di cave, attività estrattive o siti industriali in cui vi è ancora presenza di amianto e/o MCA”.

Considerato inoltre che l’abbancamento dello smarino avviene poco distante dai pozzi dell’acquedotto che serve la città di Alessandria e che l’area è in zona esondabile, come già indicato dagli scriventi nei precedenti comunicati, il buon senso e il principio di precauzione avrebbero dovuto dunque far decidere per una sua esclusione dal piano cave, una completa bonifica dell’area e una naturalizzazione del sito senza conferimento di altro materiale potenzialmente inquinante, anche per altre cause, non necessariamente riconducibili all’ amianto.

Pertanto, alla luce di quanto emerso dalle analisi Arpa, consideriamo gravemente irresponsabile il comportamento della Regione e del Sindaco di Alessandria e di chi ha il dovere istituzionale di salvaguardare la salute pubblica perché hanno operato e preso decisioni ignorando il principio di precauzione.

È più che evidente ormai che è impossibile gestire in sicurezza un’inutile opera faraonica nata su presupposti sbagliati e formalmente irregolari perché non supportata da una analisi costi-benefici, motivo per cui, riteniamo noi, non è stata fatta nessuna gara d’appalto per l’assegnazione al General contractor, non sono stati assegnati gli strumenti tecnici e finanziari a coloro che dovrebbero controllare sull’esecuzione del progetto, che peraltro riteniamo abbia dato ampia dimostrazione della scarsa professionalità con cui è stato concepito, senza menzionare inoltre gli scandali di corruzione e infiltrazione mafiosa che si sono susseguiti in questi anni intorno a questo inutile dispendio di denaro pubblico.

Ci opponiamo al Terzo Valico con tutte le nostre forze, chiedendo di fermare i conferimenti in Cascina Clara e Buona per fermare l’opera e evitare l’ulteriore devastazione della nostra provincia che ha già conosciuto criticità ambientali tali da compromettere la salute pubblica.

Invitiamo i cittadini a sottoscrivere la petizione al Comune di Alessandria per chiedere lo STOP all’utilizzo delle cave di Alessandria per lo smarino del Terzo Valico, e ad aiutarci a fermare l’opera, non solo perché rischia di creare gravi danni all’ambiente e alla salute, non solo perché è un regalo agli speculatori del settore movimento terra, ma perché ne va della nostra dignità di cittadini: in un Paese dove non ci sono soldi per la sanità, per la scuola, per la salvaguardia del territorio, per aiutare i poveri … a questi progetti assurdi e costosissimi è ora di dire basta.

#FUORIDALTUNNEL 

Legambiente Val Lemme 

[email protected]

Legambiente Ovadese e Valle Stura

 [email protected]

Alessandria No Amianto dal Terzo Valico 

[email protected] 

Pro Natura Alessandria 

[email protected]

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