Danni non più sostenibili dagli imprenditori agricoli; servono misure incisive.
Recintare i fondi agricoli (con grandi investimenti privati e forte impatto ambientale) o non coltivare più. La Cia di Alessandria, dopo le numerose segnalazioni e proteste raccolte relative ai danni da fauna selvatica, vede in queste alternative lo scenario futuro per alcune zone del nostro territorio. Il problema, ormai noto, è diffuso su tutta la provincia, in particolar modo nella zona dell’Ovadese e dell’Acquese (dove si producono, tra l’altro, vini a Denominazione).
I cinghiali e i caprioli sono i principali co-responsabili (sommati a problemi quali gelata tardiva e grandine) del mancato raccolto su produzioni quali vite e nocciole (seguono il mais e le orticole), in quanto – complice la siccità – cercano abbeveraggio e cibo nei campi coltivati.
In questa annata agraria particolarmente colpita da fenomeni meteo avversi, la situazione – riferiscono gli imprenditori agricoli associati Cia – non è più sostenibile.
Dato che le recinzioni con fili elettrificati non hanno più successo e gli interventi per il contenimento della fauna selvatica, quando presenti, sono inefficaci, sarà necessario recintare con tralicci e reti alte e robuste ogni appezzamento investito a produzioni “a rischio” per continuare l’attività agricola. L’alternativa, come paventato da qualche imprenditore, è la cessazione di attività.
“Gli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia, ndr) non hanno risorse adatte per contrastare il fenomeno e manca una politica venatoria adeguata perché i raccolti non siano distrutti – spiega il direttore provinciale Cia Alessandria Carlo Ricagni -. I danni da fauna sono molto cospicui e non si può nemmeno pensare di coltivare per avere i relativi rimborsi. La Regione deve elaborare un piano di azione per la difesa dagli ungulati utilizzando gli strumenti a disposizione, come il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) o l’OCM Vino** al fine di dare un contributo alle aziende che intendono recintare le proprie vigne. Certo che le recinzioni dei vigneti salveranno le produzioni ma causeranno una perdita importante dal punto di vista paesaggistico e ambientale, essendo i vigneti da sempre simbolo di apertura e bellezza“.