Sono salve le etichette per il vino Made in Italy messe a rischio dalle nuove norme Ue. L’applicazione di esse è slittata dall’8 marzo al 30 giugno, ma ora sarà fondamentale uniformare gli standard a livello europeo.
Il tema è di grande attualità: le nuove norme obbligatorie di etichettatura dei vini sono state al centro di un convegno di Coldiretti Alessandria, con relatore uno dei massimi esperti di legislazione vitivinicola a livello nazionale, Angelo Di Giacomo.
L’annuncio
La proroga al 30 giugno 2024 in tutt’Italia è stata annunciata dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, consentendo così l’utilizzo e l’esaurimento delle etichette già in magazzino.
Il problema era nato perché, a poche settimane dall’entrata in vigore, la Commissione aveva deciso di inserire il termine completo “ingredienti”, invece di “I”, condannando al macero tutte le etichette già stampate dai produttori.
Il problema UE
Non è la prima “grana” causata al Vigneto Italia dalle politiche UE: si va dalla scelta della Commissione di dare il via libera all’introduzione di etichette allarmistiche sul vino, decisa dall’Irlanda, alla decisione della Ue di autorizzare l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine, dalla pratica dello zuccheraggio fino al vino senza uva, autorizzando la produzione di vini ottenuti da fermentazione di lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est.
Le parole
Spiega il direttore Coldiretti Alessandria, Roberto Bianco: “Non si sentiva il bisogno di scrivere in etichetta cosa ci fosse dentro al vino perché, a parte l’uva, si tratta di coadiuvanti di cui restano poche tracce. Ma condividiamo la volontà di far arrivare al consumatore informazioni sempre più dettagliate”.