Gli ospedali infantili in Italia sono soltanto tredici e Alessandria è fra di esse. Avere un nosocomio infantile significa che un paziente ha la certezza della diagnosi e non deve iniziare a vagabondare tra diverse strutture e luoghi, ne consegue che prima si diagnostica prima si cura. L’ “Uspidalet” e la Fondazione, unitamente a tutte le associazioni benefiche che si adoperano, sono nel cuore degli alessandrini ma al di là del risvolto sentimentale bisogna avere consapevolezza della valenza scientifica e del valore sanitario di questa struttura. L’ospedale è punto di riferimento per città come Asti, Novara e pazienti arrivano anche da Genova e dalla stessa Pavia dalla quale il nuovo primario Enrico Felici ha studiato e proviene.
Cosa ha trovato ad Alessandria?
“Sono orgoglioso del primariato in questo ospedale, lo staff è straordinario e su delle basi già positive ho intenzione di costruire tanto”.
Implementazione della struttura e della specialistica?
“Certamente potenzieremo la gastroenterologia con l’endoscopia pediatrica che poche strutture possiedono, daremo spazio all’endocrinologia, fondamentale in tante patologie di insorgenza precoce. Proseguiremo ad essere il centro di riferimento per l’ambulatorio diabetologico per i giovani pazienti non soltanto della provincia ma anche di Asti e svilupperemo la reumatologia. A breve potremo iniziare un percorso di strutturazione della cardiologia pediatrica con una figura di alto profilo e i pazienti potranno prenotare tramite CUP la loro visita. La cardiologia pediatrica è una vera e propria rarità e significherà per l’ospedale un traguardo e un riconoscimento a livello nazionale. Lo staff in genere sarà potenziato a breve in quanto è previsto un concorso e i curricula che sono arrivati sono di grande interesse”.
Come è cambiata la pediatria?
“Il principio basilare è uguale a se stesso da sempre: è fondamentale la clinica medica proprio per la tipologia di paziente. A livello generale la pediatria è indietro rispetto alla medicina degli adulti per una serie di motivi che spazia dalla politica sanitaria del nostro Paese alla restrizione delle sperimentazioni o alla farmacologia, ma oggi la conoscenza pediatrica è assolutamente comparabile con le altre specialità. Sono forse cambiate le patologie, sono aumentate quelle croniche. Ai progressi della neonatologia purtroppo conseguono cronicità da trattare, anche severe”.
Come intende fare il primario?
“Ascoltando il territorio e cercando di rispondere alle sue esigenze; credo fermamente nella rete”.
Le premesse sono ottime per fare crescere la consapevolezza del valore scientifico del nostro ospedale infantile.
Nicolò Grattarola