Riforma delle pensioni dal 2022, cosa si prospetta.

Non c’è pace per i lavoratori che avevano fatto un pensierino per abbandonare il lavoro al compimento dei 62 anni nell’anno 2022 o che erano pronti per dismettere tute da lavoro, camici bianchi, giacca e cravatta, perché ancora una volta dietro l’angolo è spuntata l’ennesima sorpresa che si paventava da tempo e cioè il termine di quota 100 alla data del 31 dicembre 2021 ed il ritorno tout a court della Fornero. Adesso il cantiere è dunque   aperto sul capitolo delle pensioni anche dopo la bozza della legge di bilancio. In campo ci sono diverse soluzioni ma poi dal cilindro dovrà uscire una riforma che sarà intermedia e interlocutoria prima del ritorno brutale alla legge Fornero. Le proposte di riforma delle pensioni in campo sono diverse e ognuno degli attori, Inps, Corte dei conti Mef, sindacati, partiti politici, cerca per la propria parte che compete e rappresenta di presentare una proposta che possa coniugare anche gli interessi e le attenzioni delle altrui proposte. La Lega vuole una modifica ma intermedia, graduale tra l’attuale norma di quota 100 e la legge Fornero. Dunque l’introduzione di uno o più scalini. A prescindere dalle proprie idee politiche non si può pensare che gli italiani passino la propria vita, tutta, a lavorare. Tantissimi hanno già dato e si deve avere l’opportunità di uscire dal mondo del lavoro… possibilmente senza rimetterci, senza penalizzazioni che sono deplorevoli e rischiano di inasprire un conflitto che è latente. In campo tra gli attori ma in misura apparentemente più defilata c’è l’ OCSE, che naturalmente detta anch’esso le proprie condizioni.

Adesso c’è una bozza, qualcosa su cui iniziare a discutere e vedremo dove si andrà a parare.

La bozza del ddl bilancio 2022 prevede di destinare alla riforma del sistema pensionistico circa 1 miliardo e mezzo per il 2022 e 2023 sembra che saranno riconfermate le due norme che permettono di uscire dal lavoro anticipatamente e cioè:

 

1 APE SOCIALE  con un allargamento della platea dei lavoratori con mansioni  gravose ;

OPZIONE DONNA con una conferma dei requisiti di età 58/29 anni.

 

Sulla modifica dell’anticipo pensionistico di Quota 100, la bozza propone e introduce uno scalino a Quota 102, che resterebbe per un solo anno per poi tornare come detto sopra alla legge Fornero. Ma questa volta i sindacati si sono svegliati e hanno promesso battaglia su questa possibile proposta e il Governo ha capito che è meglio prendere tempo prima di arrivare ad una rottura. Naturalmente si avrà tempo fino all’approvazione della legge di bilancio 31 dicembre 2021 ed entro quella data la partita va chiusa.

In Parlamento sono attualmente depositati ben 9 disegni di legge di riforma della previdenza. Non c’è forza politica che non abbia presentato al riguardo una qualche proposta. Vediamo però brevemente di fare una breve disamina delle proposte emerse fino ad oggi in tema di modifiche a quota 100 e sulla riforma pensionistica più in generale; come detto diverse sono sul tappeto e presentate da soggetti molto autorevoli

1)  la proposta della Corte dei conti 2)  la proposta del MEF sui nuovi lavori usuranti 3) la proposta della Lega e del presidente INPS: anticipo a 63 anni 4) La proposta unitaria dei sindacati “Cambiamo le pensioni adesso” 5) Riforma delle pensioni :dati INPS, rapporto OCSE, i dati nel NADEF 2021

 

1) La proposta della corte dei conti

I magistrati della Corte dei Conti  hanno  evidenziato il  rischio che la spesa previdenziale, nel «prossimo biennio possa rappresentare un rilevante elemento critico per i conti pubblici» tradotto vuol dire che bisogna metterci le mani prima che tale elemento di criticità diventi patologico , e propongono di «costruire, eventualmente con gradualità ma in un’ottica strutturale, un sistema di uscita anticipata che converga su una età uniforme per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in regime contributivo puro».  Propongono quindi di:

  • dare a tutti la possibilità di pensionamento anticipato che è già prevista per i lavoratori interamente contributivi (chi ha cominciato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996): a 64 anni purché con almeno 20 anni di versamenti
  • con trattamento di importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale di circa 460 euro mensili.

Questa ipotesi era stata considerata favorevolmente dall’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo del Movimento 5 Stelle.

Il vantaggio evidenziato dalla Corte è un costo non eccessivo, aspetto estremamente importante per il bilancio dello stato, visto il grado di invecchiamento della società italiana e i numeri astronomici delle prestazioni previdenziali erogate e da erogare in futuro.

2) Proposta del Mef sui lavori usuranti

E’stato nominato un tavolo tecnico di esperti di cui fa parte ancora una volta la professoressa Fornero, autrice della discussa riforma del 2021. La Commissione tecnica di studio sui lavori gravosi, istituita dal Governo precedente   ha messo a punto un elenco delle mansioni aggiuntive da considerare gravose o usuranti sulla base degli indici di infortuni e malattie professionali superiori alla media. La lista dei nuovi lavori stando alla bozza comprenderebbero:

bidelli
tassisti
falegnami
conduttori di autobus e tram
benzinai
lavoratori agricoli
verniciatori industriali
insegnanti di scuola elementare
commessi e cassieri di supermercato
operatori sanitari
forestali
magazzinieri

Questa proposta tecnica dovrà essere comunque approvata dal Ministro del lavoro e vagliata dal Ministero dell’Economia che sta definendo le risorse effettivamente disponibili. Perché poi alla fine sempre lì si va a parare.   L’APE sociale, che è stata più volte prorogata e scade anch’essa il 31.12.2021, con la riforma pensioni dovrebbe diventare una misura strutturale senza scadenza. Staremo a vedere.

 

3) Proposta della Lega e del presidente INPS: anticipo a 63 anni

Il sottosegretario della Lega Durigon, dimissionario ma ancora consigliere di Salvini in materia di pensioni, aveva invece proposto l’istituzione di nuovo Fondo per i pensionamenti anticipati ai lavoratori a rischio licenziamento o cassa integrazione nelle aziende in crisi e nelle aziende interessate alla transizione digitale e verde, sempre con almeno 62 anni di età e 38 di contributi.

Anche il presidente dell’INPS Pasquale Tridico a sua volta  aveva proposto diverse settimane or sono  un disegno che prevede una pensione anticipata a 62-63 anni (con almeno 20 anni di versamenti) con un assegno parziale, conteggiato e relativo alla sola parte di pensione maturata con il metodo contributivo, spostando più in avanti l’erogazione della parte retributiva a partire dai 67 anni necessari per accedere alla pensione di vecchiaia, una sorta di dual diligence per aiutare il lavoratore che vuole lasciare e nel mentre non pesare eccessivamente sulle casse dello stato.

4) Proposta unitaria dei sindacati con il proclama “Cambiamo le pensioni adesso”

Le tre confederazioni (CGIL CISL UIL) sindacali si sono destate dal loro torpore e stanno chiedendo di mettere mano alla materia pensionistica con un deciso  intervento prima della fine di Quota 100. Nello scorso mese di maggio avevano inviato un documento unitario che riassume le loro proposte intitolato “Cambiamo le pensioni adesso”. In sintesi si chiedeva:

  • flessibilità nell’accesso alla pensione, senza penalizzazioni per chi ha contributi prima del 1996, a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.
  • Ridurre i vincoli che nel sistema contributivo condizionano il diritto alla pensione a determinati importi minimi del trattamento (1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale), penalizzando i redditi più bassi
  • modificare l’attuale adeguamento delle condizioni pensionistiche alla speranza di vita, doppiamente penalizzante perché agisce sia sui requisiti anagrafici e contributivi sia sul calcolo dei coefficienti di trasformazione.
  • rafforzamento dei contratti di espansione e della ISO pensione (la pensione anticipata della legge Fornero)
  • Sostegno alle categorie più deboli (disoccupati, invalidi, caregiver, lavori gravosi e usuranti)
  • ampliamento della platea dei lavori gravosi ed usuranti anche a coloro che svolgono attività lavorative con esposizione a materiale nocivo e a coloro che hanno una malattia professionale riconosciuta dall’ Inail e per chi è affetto da malattie che determinano un’attesa di vita più bassa.
  • rafforzare l’utilizzo della previdenza complementare con una massiccia campagna di informazione per i lavoratori e un semestre di adesione attraverso il silenzio assenso.

5)  Dati INPS, rapporto OCSE, i dati nel NADEF 2021

L’osservatorio INPS sui dati delle pensioni con Quota 100 riporta che al 31 agosto risultano accolte  oltre 341mila domande per un costo 11,6 miliardi, che sale a più di 18,8 miliardi nella “proiezione” fino al 2030.  Il governo  “Conte 1” aveva stanziato 20 miliardi con una stima tecnica di 973mila pensionamenti. In realtà come detto le domande per lasciare il lavoro con detta norma sono state di gran lunga inferiori dunque molti dei denari che erano stati stanziati sono di fatto avanzati perché non utilizzati.

Più in generale nell’ultima relazione annuale il Presidente Tridico ha affermato che la dinamica della spesa pensionistica si caratterizza per un rallentamento della crescita a partire dal 2014. Tuttavia, il rapporto tra numero di pensionati e occupati si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel panorama europeo. Inoltre, il rapporto tra l’importo complessivo delle pensioni, in termini nominali, e il numero di occupati è cresciuto del 70% tra il 2001 e il 2020.

RAPPORTO OCSE – (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)

Il rapporto OCSE     sull’Italia , presentato lo scorso 6 settembre 2021 condivide  la visione positiva  del MEF sulla crescita dell’economia italiana , stimata al +5,9%  e ribadisce che la spesa previdenziale italiana del 2019 era poco sotto il 14% del Pil  mentre la media dei Paesi Ocse si ferma all’8,5%.. Attualmente, la spesa legata alle pensioni toglie spazio agli investimenti nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella formazione, penalizzando i giovani, molti dei quali sono disoccupati e a rischio di povertà.

Su questa base, il rapporto chiede la fine sia di Quota 100 che di Opzione donna e di ripristinare subito l’aggancio automatico dei requisiti previdenziali alla speranza di vita, come prevedeva la legge Fornero,  bloccata poi dalle regole del Conte-1 fino al 2026.

Michele Minardi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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