OBBLIGAZIONI: le migliori opportunità in tempo di crisi
L’obbligazione è uno strumento storicamente usato già in epoca precristiana; i re chiedevano ai sudditi di prestare i loro averi per poter finanziare le campagne militari, con la promessa di una ricompensa al termine delle stesse.
A livello di definizione, l’obbligazione (o bond per utilizzare il termine anglosassone) è il titolo che conferisce all’investitore che lo compra, il rimborso della somma versata ed una remunerazione a titolo di interesse chiamata cedola.
I soggetti emittenti, per i quali l’obbligazione rappresenta un debito perchè utilizzano la somma ricevuta per rifinanziarsi possono essere gli Stati, le banche o le aziende.
DIFFERENZA DALLE AZIONI
La distinzione principale tra azioni ed obbligazioni risiede appunto nel fatto che le obbligazioni rappresentano un titolo di debito al contrario delle azioni che rappresentano una partecipazione all’interno dell’azienda.
L’azionista beneficia degli utili prodotti mediante dividendi distribuiti e l’incremento del prezzo nell’azione che ovviamente nel caso di bancarotta potrà portare alla perdita del capitale investito.
Le obbligazioni, invece, pagano solamente l’interesse prestabilito ed il loro prezzo risulta vincolato ai tassi d’interesse, più che all’andamento della società. In caso di default della società, chi detiene obbligazioni, dev’essere rimborsato per intero, prima che a qualsiasi azionista venga liquidata la sua quota di partecipazione.
DOVE COMPRARE UN’OBBLIGAZIONE
Sono acquistabili nel mercato primario, cioè direttamente dall’emittente, oppure in Borsa e cioè in quello secondario, con le commissioni applicate del caso.
L’esistenza del mercato secondario è utile per chi volesse venderle prima della scadenza ed ottenere la liquidità necessaria.
TIPOLOGIA DI OBBLIGAZIONI
Esistono diversi tipi di obbligazioni a seconda delle caratteristiche specifiche del titolo ed in base al rendimento possono essere a tasso fisso, che garantisce periodicamente un ammontare di interessi stabilito a priori oppure a tasso variabile, in cui gli interessi pagati dipendono da indici finanziari, reali (tasso d’inflazione) o valutari (tasso di cambio).
Le obbligazioni subordinate, obbligazioni in cui il pagamento degli interessi ed il rimborso del capitale sono subordinati al fatto che l’ente emittente abbia prima soddisfatto gli altri creditori non subordinati. Sono titoli con un rischio più elevato, pertanto come contropartita sono anche caratterizzati da un maggiore rendimento.
Le obbligazioni bancarie, come suggerisce il nome, vengono emesse dalle banche e per regola non possono avere durata inferiore ai 24 mesi, mentre il rimborso anticipato del titolo non può essere richiesto prima dei 18 mesi, come previsto dalla Banca d’Italia.
Le obbligazioni zero coupon, a differenza delle altre obbligazioni non prevedono la cedola ma il guadagno/perdita sarà determinato solamente dalla variazione del prezzo al termine alla scadenza. Un esempio di obbligazioni senza cedola sono i BOT.
I titoli di stato, vengono emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze al fine di coprire direttamente o indirettamente il deficit pubblico.
Il rimborso del credito, una volta scaduta l’obbligazione, può avvenire sia tramite il cosiddetto scarto di emissione( la differenza tra valore nominale e prezzo di acquisto) che tramite cedole fisse o variabili.
I titoli di Stato possono essere di 5 tipi:
–Buoni Ordinari del Tesoro (BOT): a breve termine (3-6-12 mesi), senza cedola, pagati tramite lo scarto di emissione.
–Btp Italia: possono durare dai 4 agli 8 anni con cedole indicizzate secondo il tasso di inflazione.
–Certificati di Credito del Tesoro (CCT): della durata di 7 anni con cedole semestrali, a tasso variabile, legate al tasso Euribor( un tasso al quale fanno riferimento le banche per gli interessi di alcuni strumenti finanziari come obbligazioni e mutui) a 6 mesi al quale va aggiunto il valore dello spread, ossia la differenza di valore tra due titoli dello stesso tipo e durata, in quel dato momento.
–Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ): durano 24 mesi, senza cedola.
–Buoni del Tesoro Poliennali (BTP): possono durare da 3 a 30 anni, con cedole fisse semestrali. Questi buoni possono inoltre essere indicizzati all’inflazione europea (BTP€i) e durano dai 5 ai 10 anni (in alcuni casi anche 15 o 30).
Anche gli enti pubblici territoriali (comuni, province e regioni) possono emettere obbligazioni dette di scopo, ovvero emesse al fine di finanziare specifiche opere pubbliche. Esse sono garantite dalle entrate fiscali e dalle proprietà degli stessi enti locali e durano almeno 5 anni. In questo modo gli enti locali sono vincolati a investire quanto raccolto attraverso le obbligazioni da loro emesse (BOC, BOP e BOR) nei capitoli di spesa deliberati al momento dell’emissione.
RISCHI
Anche se storicamente le obbligazioni hanno rappresentato uno strumento sicuro per investire i propri risparmi grazie all’ipotetica garanzia di ritorno del capitale investito, ricordiamo che anche gli strumenti più sicuri presentano dei rischi.
Rischio di credito(rischio emittente): Il compratore si assume il rischio di default dell’obbligazione, ovvero qualora la società a cui ha prestato il denaro (mediante l’acquisto di obbligazioni) fallisse, l’obbligazionista rischierebbe il capitale e gli interessi non ancora corrisposti. Al fine di limitare l’asimmetria informativa tra società emittente e privato esistono degli enti chiamati Agenzie di Rating (le maggiori sono le “tre sorelle”: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch) il cui scopo è quello di classificare il debitore in base al suo rischio di default.
Rischio di interesse: indica la sensibilità del titolo rispetto alla variazione dei tassi di interesse ed è direttamente proporzionale alla scadenza (tanto è lontana la scadenza, maggiore sarà l’impatto di una variazione dei tassi sul prezzo). I titoli a tasso fisso risentono maggiormente delle variazioni dei tassi di interesse sul mercato poiché, avendo una cedola fissa, l’unico parametro modificabile è il prezzo.
Rischio di liquidità: indica il rischio di non trovare compratori nel caso in cui si voglia liquidare l’obbligazione.
Rischio di cambio: è presente quando si investe in titoli denominati in una valuta diversa rispetto a quella domestica.
Andrea Coslovi