Non si fa attendere il giudizio della Confederazione degli Artigiani che dopo aver analizzato attentamente il Decreto Legge, sottolinea come non ci si trovi di fronte a qualcosa di nuovo, ma anzi a misure ancora più insufficienti a sostenere chi è stato duramente colpito dalla pandemia.
“Sono sempre le piccole imprese a pagare il prezzo altissimo – spiega Gabriele Tullio Presidente della UAI – e non mi riferisco solo al settore della ristorazione, dell’accoglienza e del benessere della persona, ma a tutte le imprese artigiane e alle micro imprese, un calo del fatturato del 50 % può corrispondere a indennizzi/ristori di 3.000,00 euro medi”. L’Unione Artigiani Italiani non ci sta a vedere la categoria trattata in questa maniera dopo che a colpi di DPCM gli sono state chiuse le attività.
“Uno Stato equo e socialmente attento non può non garantire a queste categorie un reddito di sopravvivenza che sia dedicato alle loro famiglie e non sia comprensivo degli affitti e delle utenze, al pari della CIG per i dipendenti o del RDC per chi non ha lavoro. Purtroppo il Paese continua ad essere con due facce, categorie che dalla Pandemia non hanno avuto problemi economici, anzi aumenti di stipendi e riduzione dei costi e mi riferisco senza nascondermi al Pubblico Impiego che con lo Smart Working di sicuro non si è visto calare il proprio potere di acquisto, alla grande distribuzione ai grandi gruppi di vendite on-line e categorie di autonomi e partite iva che rischiano di essere la nuova povertà emergente in Italia”.
Le parole usate del presidente Tullio fotografano attentamente la situazione reale del Paese, e nulla sembra che in questo periodo si stia facendo per colmare il gap sociale. Anzi, inserendo nel decreto questa specie di condono per anni praticamente prescritti, si cerca di distogliere l’attenzione sui problemi reali e far sembrare che agli imprenditori sia stato fatto un regalo quando in realtà non è così.
Gli artigiani e i piccoli imprenditori sono coloro che hanno sempre pagato le tasse, le loro sedi fiscali sono ubicate sul suolo Italiano e anche se a fatica e con rateizzazioni hanno sempre onorato gli impegni con il fisco, perché senza un DURC regolare non potevano accedere a nulla e tantomeno riscuotere le proprie fatture di vendita: “Mi auguro – conclude Tullio – che questo esecutivo, composto da forze politiche con culture e sensibilità differenti si renda conto che bisogna agire immediatamente, dopo un anno abbiamo troppi imprenditori che stanno vendendo i propri beni personali per dare da mangiare ai propri figli e che se muoiono loro muore un pezzo troppo importante del nostro Paese in termini di economia, storia e cultura”.