Tantissimi nel nostro paese si domandano che cos’è, cosa prevede questo piano di cui tutti parlano declinato poi in Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il governo precedente non ha potuto preparare per l’apertura della crisi voluta da Italia Viva tale importante documento che ha visto con questo esecutivo prendere forma ed in zona Cesarini essere presentato senza alcuna discussione in parlamento al Consiglio Europeo per poi trovare si spera la sua definitiva approvazione. Naturalmente questo passaggio alle Camere non è stato indolore ed ha provocato parecchi malumori in quanto il parlamento ha dovuto approvare a scatola chiusa questo piano che è sicuramente e senza ombra di dubbio il più importante che l’Italia ha approntato dal dopo guerra ai tempi di oggi. Cosa prevede la versione ufficiale del PNRR? Prevede per dirla in breve e senza giri di parole che tale piano approvato dal Governo, trasmesso al Parlamento, e adesso al Consiglio Europeo che ha fatto sapere in via ufficiale di averlo ricevuto, che arriveranno si spera una valanga di soldi da far tremare i polsi; parliamo di 222,1 miliardi di possibili investimenti. E dunque ecco perché diventa di importanza capitale individuare quei capitoli di spesa che fanno capo a dei progetti di investimenti futuri tali da spingere e portare il Pil del nostro Paese a livelli migliori di quelli veramente deprimenti prodotti in questi ultimi anni. Infatti l’Italia era, tra i grandi, il fanalino di coda per il prodotto interno lordo. Di seguito andremo a vedere e fare il punto sulle missioni macro economiche del piano ed i suoi sviluppi a livello di progettualità intrinseca ad ogni spina di intervento.
Abbiamo scritto che nella versione ufficiale del Piano licenziata e approvata dal Governo Draghi sale a 222,1 miliardi l’ammontare degli investimenti previsti, cifra come detto significativa che non ha bisogno di alcuna ulteriore specifica.
In partenza l’importo era di 191,5 miliardi previsti dal Recovery and Resilience Facility a cui però si affiancano gli ulteriori 30 miliardi del Fondo Complementare, che è stato stanziato con l’obiettivo di attuare tutte le riforme proposte e ritenute valide, una sorta di componente aggiuntiva per cercare di centrare tutti gli obiettivi e non lasciarne indietro nessuno. Ma ciascuno di noi in cuor suo la prima domanda che si pone è: lo attueremo? Saremmo in grado di riuscire a portare a termine tutti i componenti del piano, cioè a dare attuazione a tutte le cosiddette missioni? Questa è la vera sfida perché sappiamo che non sono tutti “brava gente”. Abbiamo capacità straordinarie, fantasia, un patrimonio culturale e paesaggistico formidabile, coste stupende e luoghi da far impallidire, eppure lo sappiamo tutti, contemporaneamente siamo uno dei paesi con il più alto grado di corruzione a livello planetario.
Questo testo del Recovery Plan è suddiviso in sei missioni che contengono a loro volta 16 componenti. Perché questi soldi arrivino dall’Europa al nostro Paese, si deve attuare, ed è questa la condizione sine qua non, un pacchetto di riforme che sono proprio quelle di cui in tutti questi decenni si è parlato e discusso ma che non hanno portato a niente. Si tratta di un pacchetto importante e corposo di riforme, che vuole l’Europa e che dovrebbero portare una serie di risultati quali rendere più snella la pubblica amministrazione, e avvicinarla ai cittadini e al sistema produttivo, aiutare le imprese a crescere in una dimensione nazionale e sovranazionale, aumentare gli aiuti per aggredire la povertà, e ridurla sempre più, aumentare gli sforzi per diminuire le disuguaglianze e favorire una maggiore coesione sociale. Guardando e avendo come obiettivo quello di dare nuovo impulso e vigore ad una economia asfittica. Ora ci viene chiesto il conto e se non lo onoreremo sarà la fine. Non bisogna essere degli azzeccagarbugli oppure degli indovini per capirlo. Il nostro Paese è ad un bivio. Da una parte la possibile dall’altra il declino e vivere alla giornata senza possibilità reali di crescita duratura e costante, ma con una sola certezza la sopravvivenza cioè il famoso detto “tiriamo a campare” del tutto assurdo e improponibile per ciò che l’Italia rappresenta per quel famoso Know How cioè le competenze, il saper fare, la brillantezza del marchio identificativo dell’Italia ,del made in italy.
Ma vediamo più nel dettaglio cosa prevede il testo definitivo del Recovery Plan presentato dal Governo Draghi al Parlamento il 24 aprile 2021.
Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha al suo interno quelle misure da attuare in Italia in ossequio al programma Next Generation EU.
E’ stato pubblicato un testo emanato appunto dal Governo che prevede una serie di novità, piano articolato in sei missioni che riguardano specifici ambiti tematici o aree di intervento riferibili a: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.
Ciascuna di queste Macro Aree, a sua volta, è suddivisa in 16 Componenti, in coerenza con gli obiettivi prefissati e contenuti dal documento di indirizzo specifico denominato Next Generation EU, dunque il nostro Paese deve attuare e si prepara perché chiamato a un periodo di riforme strutturali e di nuovi investimenti. Gli obiettivi che ci si prefigge e che saranno perseguiti dal PNRR sono: modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze.
Il Recovery Plan italiano è come un puzzle costruito in base ai famosi parametri fissati dai regolamenti europei; una cosa importante e certa é che il 40 % delle risorse da destinare ai territori sono dirette e prenderanno la strada del Sud, con il fine, si spera, di raggiungere l’obiettivo ambizioso di un riequilibrio del divario tra Nord e Sud.
Tra le linee guida del piano c’é il pieno sostegno all’istruzione, inclusione di genere, poi la formazione e occupazione dei giovani dunque linee coraggiose che vanno in una direzione che è quella importantissima dell’inserimento dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro.
Per raggiungere questi importanti obiettivi sono previste riforme importanti tra queste quella del sistema fiscale che dovrebbe essere presentata per la revisione prima del 31 luglio 2021.
La Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura è suddivisa in 3 componenti. Nelle attribuzioni ai prodotti della SAM sottostante il modello MACGEM-IT sono assegnate il 40,73 per cento delle risorse e vengono stanziati in tutto 49,2 miliardi, La missione determina un aumento del PIL di 0,8 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio finale per effetto degli investimenti attivati dal programma di Transizione 4.0, dell’infrastrutturazione delle reti banda larga e 5G e delle politiche industriali di filiera. Questo al fine di promuovere e sostenere la trasformazione digitale del Paese e l’innovazione del sistema produttivo e investire in due settori chiave e trainanti per l’Italia: turismo e cultura. Secondo il piano si registrerà a fine periodo un impatto cumulato dell’1,3 per cento. Per questa rilevante componente particolarmente colpita dalla crisi pandemica si sono evidenziati anche gli impatti delle misure separatamente per la parte culturale e per quella prettamente turistica Questa missione come cita il piano si prefigge di sostenere la transizione digitale del Paese, nella modernizzazione della pubblica amministrazione, nelle infrastrutture di comunicazione e nel sistema produttivo. Ha l’obiettivo di garantire la copertura di tutto il territorio con reti a banda ultra-larga, migliorare la competitività delle filiere industriali, agevolare l’internazionalizzazione delle imprese. Investe inoltre sul rilancio di due settori che caratterizzano l’Italia: il turismo e la cultura.
Per la seconda missione quella della Rivoluzione verde e transizione ecologica vengono stanziati 68,6 miliardi per realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia per rendere il sistema sostenibile e garantire la sua competitività. Comprende interventi per l’agricoltura sostenibile e per migliorare la capacità di gestione dei rifiuti; programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili; investimenti per lo sviluppo delle principali filiere industriali della transizione ecologica e la mobilità sostenibile. Prevede inoltre azioni per l’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato e iniziative per il contrasto al dissesto idrogeologico, per salvaguardare e promuovere la biodiversità del territorio e per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche.
Non c’è un’indicazione chiara nel Recovery Plan sulla proroga del super bonus al 2023, ma sembra che venga inserito un apposito provvedimento nella prossima legge di bilancio; misura che in ogni caso “si intende estendere” anche per favorire gli investimenti nel settore edilizio;
Sul fronte di infrastrutture e mobilità sostenibile vengono stanziati 31,4 miliardi, la misura si pone l’obiettivo di rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno. Potenzia i servizi di trasporto merci secondo una logica intermodale in relazione al sistema degli aeroporti. Promuove l’ottimizzazione e la digitalizzazione del traffico aereo. Punta a garantire l’interoperabilità della piattaforma logistica nazionale (PNL) per la rete dei porti. Dunque consentire uno sviluppo razionale di una rete ferroviaria e di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese.
La missione Istruzione e Ricerca può contare su risorse per 31,9 miliardi; punta a colmare le carenze strutturali, quantitative e qualitative, dell’offerta di servizi di istruzione nel nostro Paese, in tutto in ciclo formativo. Prevede l’aumento dell’offerta di posti negli asili nido, favorisce l’accesso all’università, rafforza gli strumenti di orientamento e riforma il reclutamento e la formazione degli insegnanti. Include anche un significativo rafforzamento dei sistemi di ricerca di base e applicata e nuovi strumenti per il trasferimento tecnologico, per innalzare il potenziale di crescita. Scuola 4.0, formazione degli insegnanti e riforma dell’orientamento, del dottorato e dei corsi di laurea sono alcune delle azioni previste.
La missione Inclusione e Coesione per la quale vengono stanziate un totale di 22,4 miliardi di risorse investe nelle infrastrutture sociali, rafforza le politiche attive del lavoro e sostiene il sistema duale e l’imprenditoria femminile. Dunque le donne e i giovani sono al centro di questa importante misura. Si prefigge lo scopo di migliorare l’accesso al mondo del lavoro per giovani, potenziare le misure di politica attiva ed i centri per l’impiego, accanto ad interventi per persone in situazione di fragilità. Migliora il sistema di protezione per le situazioni di fragilità sociale ed economica, per le famiglie, per la genitorialità. Promuove inoltre il ruolo dello sport come fattore di inclusione. Un’ attenzione specifica è riservata alla coesione territoriale, col rafforzamento delle Zone Economiche Speciali e la Strategia nazionale delle aree interne. Potenzia il Servizio Civile Universale e promuove il ruolo del terzo settore nelle politiche pubbliche.
Missione 6 – Salute (2 componenti) Questa importante missione per la quale si impegnano 18,5 miliardi di risorse è focalizzata su due obiettivi: il rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio, con l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Potenzia il Fascicolo Sanitario Elettronico e lo sviluppo della telemedicina. Sostiene le competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario, oltre a promuovere la ricerca scientifica in ambito biomedico e sanitario
L’obiettivo è creare un sistema di prossimità, con il potenziamento delle strutture sul territorio e della telemedicina. Le “case della Comunità” saranno il punto di riferimento per l’assistenza integrata, ma tra le azioni è previsto il potenziamento dell’assistenza domiciliare, con il fine di far diventare la casa il primo luogo di cura, anche mediante telemedicina e assistenza remota.
Il Recovery Plan come ho scritto sopra non può che affiancarsi ad un piano di riforme corposo e importante Tra queste molto importante e sentita c’è quella della pubblica amministrazione, che punta a ridisegnare il sistema di accesso, dare il via ad un piano di semplificazioni per la “buona amministrazione” e valorizzare le competenze e il merito, promuovendo la conoscenza delle tecnologie digitali tra i dipendenti al fine di una loro valorizzazione e di un miglioramento in termini di efficienza nel lavoro unitamente a un aumento dei processi digitali dell’Amministrazione stessa.
Altra riforma di cui da molto tempo si parla e considerata tra le riforme strutturali previste dal PNRR è quella sulla giustizia, per tentare di ridurre una volta per tutte la durata dei processi ed affrontare il problema annoso degli arretrati delle cause giudiziarie. Anche in questo caso entra in campo la digitalizzazione, accanto alla revisione del quadro normativo e procedurale.
Dulcis in fundo non possiamo poi non citare la riforma fiscale, che è un altro tassello fondamentale per la piena ripartenza del Paese. Il testo del Recovery Plan prevede che entro il 31 luglio 2021 verrà presentato un piano di revisione al Parlamento, con il fine di ridurre il costo del lavoro e più in generale le tasse, per riportarlo in linea con le raccomandazioni UE all’Italia.
Tra queste, viene menzionata la riforma del catasto e la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, vera e propria giungla da disboscare una volta per tutte.
E naturalmente non si può non parlare del tema della lotta all’evasione, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione e del potenziamento dei pagamenti elettronici obbligatori, inoltre tentare di diminuire le frodi nel settore delle imposte indirette e dell’imposta iva.
Ultimo tassello è poi relativo alle pensioni: nell’ambito del Recovery Plan, l’Italia è chiamata a dare piena attuazione alle passate riforme pensionistiche, in poche parole probabilmente tornare alla piena operatività della legge Fornero, cercare di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare e fare in modo che resti più margine per altra spesa sociale e spesa pubblica nel tentativo ultimo di favorire la crescita.
Un “pacchetto” importante di interventi, una sfida ed un impegno per favorire la ripartenza del Paese.
Michele Minardi