Collaborazione del colosso dolciario per una delle piaghe dell’agricoltura
Il gruppo Ferrero ha sottoscritto un accordo con Agrion – Fondazione per la ricerca e l’innovazione dell’agricoltura piemontese, con il quale mette a disposizione un contributo finanziario per un progetto di ricerca applicata sulla cimice asiatica, un insetto che crea gravi danni in agricoltura e in particolare sui noccioleti. L’obiettivo è mettere a punto metodi di difesa per contenere i danni del parassita.
Il progetto di monitoraggio e di intervento si articola nell’Alessandrino (Casalese, Val Cerrina e Valbormidese), nell’Astigiano e nel Torinese ed è costituito da trappole a feromoni di aggregazione, i cui dati sono incrociati per le azioni di intervento (totem trappola pre-trattati).
“La Ferrero si impegna a supporto del territorio piemontese, che rappresenta un bacino di enorme importanza per l’approvvigionamento delle nocciole, utilizzate nei nostri prodotti amati dai consumatori di tutto il mondo. Un riconoscimento per il lavoro svolto in questi anni da Agrion – afferma il Presidente della Fondazione Giacomo Ballari – e anche un segnale importante da parte del colosso dolciario sull’importanza del problema cimice e sulla necessità di unire le forze, per trovare soluzioni efficaci e durature contro un parassita così invasivo”.
Spiega il consigliere Agrion Carlo Ricagni, anche direttore provinciale Cia Alessandria: “E’ importante che l’intera filiera corilicola piemontese si impegni dal punto di vista tecnico e scientifico sulle problematiche di un comparto in grande crescita. In questo contesto è fondamentale che le più importanti aziende del settore dolciario collaborino e contribuiscano alla sperimentazione di lotta al contrasto di questo parassita“.
La presenza della cimice asiatica in Piemonte è stata inizialmente registrata da Agrion nel Cuneese nell’agosto 2014, ma la sua rapida diffusione interessa adesso tutta la regione. Sul nocciolo punge i frutti in accrescimento, provocando il cosiddetto “cimiciato”: quando si apre il guscio, il gheriglio è raggrinzito e dal sapore sgradevole per via del liquido amaro iniettato dall’insetto. Questo costituisce un serio problema, in quanto è difficile continuare a garantire standard qualitativi di eccellenza per l’industria dolciaria, che assorbe gran parte della produzione corilicola piemontese, stimata di circa 21 mila ettari in Piemonte.