La tradizione gastronomica piemontese è un punto di forza della nostra regione, a partire dal suo piatto più popolare: la bagna cauda. Nata grazie al mestiere dell’acciugaio, è oggi una ricetta molto apprezzata, come ci ricorda Luca Iaccarino, critico gastronomico ligur-piemontese.
Un po’ di storia
Le lotte e le conquiste delle mondine nel vercellese, per un orario e una paga dignitosi, restano un simbolo per ogni lavoratore del presente. E anche il sottosuolo del Piemonte ha donato risorse preziose: dai gavadur di Ozzano Monferrato ai cercatori d’oro sui fiumi biellesi e alessandrini.
I vigneti delle vallate alpine sono certo meno famosi di quelli langaroli, ma trasmettono un sapere contadino, una manualità e alcune pratiche tradizionali quasi scomparse al giorno d’oggi. Una rinascita che avviene anche nella musica: nelle vallate cuneesi riecheggiano gli antichi balli e i suoni della tradizione occitana.
Dalla millenaria Abbazia di Staffarda dove il tempo pare essersi fermato giungiamo ai frizzanti anni ’50 nei caffè di Alba, frequentati da personaggi di spicco come Beppe Fenoglio e Pietro Chiodi, con una tappa a Saluzzo dove nacque il grande tipografo Giambattista Bodoni.
La perdita di un grande linguista piemontese, Bruno Villata, diventa l’occasione per tracciare un suo ricordo dal trasferimento in Canada alla pubblicazione della grammatica piemontese.