Edson Arantes do Nascimiento. Quelli della mia generazione facevano a gara, da bambini, ad imparare a memoria il nome intero, perché Pelé era corto, era facile, lo ricordavano tutti, mentre quel nome brasiliano così lungo, elegante, musicale, faceva capire che uno ne sapeva….
La ginga
Altri tempi, altro calcio, altri valori. Sul valore di ‘o rey’, però, nessuno ha mai avuto dubbi. Un mostro, un fenomeno. Qualcuno ha provato, negli anni, ad accostarlo a qualche altro fuoriclasse, ma lui ha sempre sorriso, dribblando l’argomento in modo elegante, musicale, come sul campo da calcio. A tempo di ginga.
Cos’è la ginga? Il passo base della capoeira, arte marziale brasiliana che unisce lotta, canto, musica e danza. In sostanza era il modo brasiliano di giocare a calcio fin dagli anni ’50, di cui erano grandi interpreti Pelé e Garrincha. Nel tempo diventò ‘futbòl bailado’.
Al Moccagatta
La foto è di quel giorno, il 12 giugno 1968, in cui Pelé giocò al ‘Mocca’. Era il compleanno n. 800 di Alessandria e la città voleva sognare.
Il presidente di allora, Remo Sacco, realizzò il sogno: portò il Santos di Pelé a giocare contro i grigi.
Le cronache del tempo parlano di uno stadio traboccante di 20.000 persone, di un ingaggio da 15 milioni di lire più vitto, alloggio e trasferimenti, di un 2-0 finale per il Santos. Manco a dirlo, gol di Pelé e assist di Pelé per Guerreiro.
Per chi era ragazzino come me, una pagina di leggenda nella vita. Un ricordo indelebile. Addio Pelé. Mostra la ginga anche in cielo.