I due suicidi di donne nel carcere di Torino ‘Lorusso-Cutugno’, avvenuti negli scorsi giorni, hanno portato alla denuncia del SAPPE, che per voce del suo leader Donato Capece, ha mirato in alto, addirittura al ministro delle Giustizia: “Due suicidi in poche impongono al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. E’ necessario prevedere un nuovo modello custodiale. Il primo grande latitante è il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo che è anche, incidentalmente, Capo della Polizia Penitenziaria”.
Le richieste del Sappe
Gli episodi sono stati talmente eclatanti che il ministro è andato in visita alle ‘Vallette’ lunedì 12 agosto, prendendo visione della situazione. Ma il sindacato lo incalza, chiedendo interventi urgenti. Ancora Capece: “Invito il Ministro ad attivare un tavolo permanente sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la Polizia Penitenziaria farsi carico di problemi pesanti. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti ‘psichiatrici’ è causa di gravi problemi per l’ordine e la sicurezza”.
La polemica
Parla a ruota libera, Capece, ripercorrendo gli episodi e cercando di stanare i colpevoli: “Come mai una donna siciliana di 41 anni, con un figlio di 4, stava a più di 1.000 km di distanza, nell’impossibilità di vedere il piccolo? E perché per Cospito si è mobilitata tutta l’intelligenza italiana e invece per questa povera donna nemmeno un cane? E oggi tutti a dire che non sapevano niente … ipocrisia allo stato puro, visto i centomila garanti e associazioni a favore dei detenuti. Il suicidio di un detenuto è un forte agente di stress per la polizia e gli altri detenuti, e sconforta che le autorità non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti, anche in presenza di fatti gravi”.