Nessuno li vuole, ma qualcuno li dovrà pur tenere, possibilmente in un solo luogo entro il 2024. Sono i rifiuti e i materiali di scarto provenienti dalle dismesse centrali nucleari italiane, per i quali il Programma nazionale per il Nucleare del Governo prevede la creazione di un unico deposito per tutta la penisola. Una decisione delicata da prendere con la spada di Damocle di una procedura d’infrazione europea che pende sul capo della politica. Una scelta complicata che vede protagonista il Piemonte, come potrebbe essere altrimenti con realtà del calibro di Saluggia, Trino Vercellese e le nostre Bosco Marengo e Tortona. Proprio queste ultime compaiono nelle località inserite nel succitato Programma nazionale, un “piano regolatore” di tutti i siti nucleari italiani, di fatto una lista di potenziali candidate al ruolo poco bramato di deposito nazionale. Una designazione che comporterebbe non poche problematiche per entrambi i siti alessandrini. A Bosco Marengo l’ex Fabbricazioni Nucleari, dove fino agli anni Novanta si produceva combustibile per le centrali, è posta in vicinanza a 2 aziende chimiche a rischio di incidente rilevante (Poliresin e Metlac). Po, al di sotto di essa è presente un’estesa falda acquifera, potenzialmente inquinabile dai rifiuti radioattivi, senza dimenticare il fatto che si trovi in un’area catalogata con rischio sismico intermedio (è interessata dalla faglia Villalvernia-Varzi, responsabile dell’ultima scossa sismica importante in zona). Non bastasse, altri motivi che tenderebbero a sconsigliare Bosco come deposito nazionale sono stati forniti nel 2015 da uno studio dell’Istituto superiore di sanità, ripreso da Legambiente e da un’interpellanza parlamentare del deputato M5S Mirko Busto. Analizzando i vari Comuni alle prese con materiale di scarto nucleare, l’Iss ha riscontrato un tasso di mortalità generale in eccesso rispetto al resto della popolazione generale, accompagnato da una maggiore incidenza di malattie del sistema circolatorio e, tra le patologie con un’associazione con esposizioni a radiazioni ionizzanti, tumore della tiroide, al polmone, dell’utero e malattia di Hodgkin. Se Bosco piange, Tortona non ride con la presenza dell’ex ControIsonic, azienda dedita allo stoccaggio di scarto da esami ospedalieri, bonificata dalla milanese Campoverde. Il sito comprende materiali pari a oltre 300 metri cubi e, denuncia Gian Piero Godio di Legambiente, rappresenta “un isolato potenziale cimitero di sé stesso di cui nessuno sa nulla“.
Stefano Summa
@Stefano_Summa