In riferimento al pronunciamento del Ministero della Salute secondo cui i test rapidi basati sull’identificazione di anticorpi IgM e IgG non sono utilizzabili per la diagnosi del coronavirus covid19, l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, commenta: «Prendiamo atto delle valutazioni ministeriali, che peraltro confermano la linea prudenziale seguita dall’Unità di crisi della Regione Piemonte, secondo cui, alla luce della sperimentazione compiuta in due residenze sanitarie piemontesi, in base alle prime analisi del professor Dianziani ed in perfetta rispondenza agli studi pubblicati in materia dall’Ospedale Amedeo di Savoia, l’utilizzo dei test ai fini diagnostici era già stato escluso, ritenendolo valido solo per eseguire in tempi molto rapidi una campionatura allargata e di massima, subordinata a specifiche validazioni dei casi dubbi attraverso il tampone. A fronte delle ulteriori considerazioni del Ministero della Salute, è chiaro che l’unica alternativa praticabile rimane il ricorso all’esame virale dai tamponi nasofaringei, secondo i protocolli indicati dall’Oms».
Per non farsi trovare impreparata e in attesa della validazione del Ministero, la Regione aveva provveduto ad un primo ordinativo di 50 mila kit di test sierologici che ora è stato immediatamente annullato.
«Sul fronte dei tamponi – informa l’assessore Icardi -, stiamo compiendo il massimo dello sforzo per incrementare la potenzialità di lavoro dei nostri laboratori analisi, che sono passati da due a diciotto, con la capacità di processare fino a quattromila tamponi al giorno. Molto presto il Piemonte, grazie alla sinergia con l’Università di Torino, sarà in grado di prodursi in proprio anche i reagenti per i test. Tutto questo ci permetterà di agire sempre più efficacemente anche nelle case di riposo, dove, in caso di accertata positività di un ospite o di un operatore, oltre alle necessarie prescrizioni clinico-diagnostiche, la Direzione sanitaria regionale ha disposto di procedere alla verifica virologica, tramite tampone, su tutti gli ospiti e operatori della stessa struttura risultata contaminata dal virus, fermo restando i casi di necessità (accumularsi di campioni da analizzare con ritardi nella risposta, carenza di reagenti, impossibilità di stoccaggio dei campioni in modo sicuro, sovraccarico lavorativo del personale di laboratorio) che potrebbero giustificare il ricorso ai criteri di priorità raccomandati dall’Oms e dalla Eucomm, secondo la circolare del Ministero della Salute».