Il capoluogo alessandrino, dopo ore di paura, è riuscito a salvarsi dal pericolo di una nuova alluvione, ma le campagne no.
Le piene hanno inondato numerosi terreni nei paesi di Acqui Terme, Rivalta Bormida, Strevi, Cassine, Oviglio, Sezzadio, Predosa, Castellazzo Bormida, Pietra Marazzi, Montecastello, Masio, Solero, Felizzano e Quattordio.
Soltanto nelle aree più prossime ad Alessandria i tecnici di Confagricoltura Alessandria hanno calcolato oltre 6 mila ettari di terreno esondati. Qui sono presenti, oltre ai campi, anche numerose cascine.
Il Sindacato agricolo non vuole farne un dramma, ma denuncia una situazione difficile – per alcuni associati anche grave – conseguente agli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio nei giorni scorsi.
“Rispetto all’alluvione del 1994, per fortuna, non vi sono vittime. Le imprese agricole, però, pagano uno scotto salato: sono andati a bagno il grano seminato, le scorte di paglia e fieno. Occorre ripristinare i terreni che presentano voragini, frane, materiali di ogni tipo trasportati dalle piene dei fiumi. Le stesse cascine, spesso abitazioni oltre che luoghi di lavoro, sono state coinvolte ai piani bassi con conseguente distruzione di mobili e suppellettili” esordisce il presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli.
Quel che è certo è che tra agricoltori nei giorni scorsi è scattata una grande solidarietà: al momento dell’allerta alluvione sono stati spostati in poche ore migliaia di bovini, vitelli e vacche da latte mettendoli a riparo nelle stalle più sicure e lontane dai fiumi; anche numerosi mezzi agricoli sono stati parcheggiati lontano dai ricoveri abituali, sugli argini alti.
“La tempestiva informazione da parte delle istituzioni locali ha permesso in circa 12 ore di mettere in salvo in molti casi bestiame e macchinari. Le aziende, però, rimangono indifese. E’ necessario pensare ad una forma di compensazione per i danni subiti ed esortiamo la Regione a dichiarare lo stato di calamità. Una soluzione preventiva per il futuro, a nostro avviso, potrebbe essere creare argini di protezione intorno alle cascine” continua Brondelli.
La pericolosa conformazione idraulica rende questa zona attraversata dai tre fiumi Tanaro, Bormida e Po tra le più a rischio alluvione d’Italia. Gli argini aziendali, di solito alti due metri, non hanno retto nella stragrande maggioranza dei casi all’esondazione.
“Stiamo ancora monitorando la situazione, caso per caso, anche perché l’acqua non è ritirata del tutto da queste amare terre. Chiediamo che si migliorino gli argini dei fiumi e dei torrenti e che gli alvei degli stessi vengano puliti, dal momento che sono colmi di ghiaia e si trovano ormai a livello del piano di campagna” aggiunge il direttore provinciale Valter Parodi.
Infine, le aziende aderenti alle Misure agro climatico ambientali del PSR segnalano che campi già seminati a cereali a paglia autunno/vernini come coltura principale e a erbai intercalari come impegno facoltativo sono state interessate dagli eventi alluvionali dei giorni scorsi; in molti casi sarà estremamente difficile mantenere la coltura come “coltura ordinariamente gestita” (situazione che a livello di controlli PAC e PSR in passato ha comportato riduzioni di contributi).