Con le donne afghane. Presidio settimanale e cuori alle finestre.
L’Aps me.dea, attiva dal 2010 nel contrasto alla violenza di genere, si stringe attorno alle sorelle afghane e, insieme a tante donne della società civile del territorio con cui opera, leva un grido di preoccupazione e rabbia. La situazione del paese precipitata velocemente rischia di cancellare le conquiste ottenute con tanta fatica e in una situazione politica, economica e sociale proibitiva dalle donne negli ultimi 20 anni.
L’Associazione si è unita a Donne Insieme di Casale Monferrato, collettivo di donne impegnate nelle questioni femminili e civili della città monferrina, per dare vita a una catena di donne a sostegno di tutte le sorelle in sofferenza e pericolo.
Venerdì scorso, 20 agosto, una quindicina di donne è scesa in strada a Casale e ha dato vita a un flash mob in piazza Castello. Con striscioni e cartelli le attiviste hanno rivendicato la libertà per le donne afghane, chiedendo il rispetto dei principi fondamentali e ponendo l’attenzione sui seguenti punti:
– corridoi umanitari: le donne fanno rete per l’accoglienza
– istruzione, protezione, libertà: negli ultimi vent’anni le donne e bambine afghane hanno ricevuto un’istruzione. Ora il futuro che è stato promesso loro è vicino a svanire
– lavoro, formazione e partecipazione politica: sono i nostri diritti. Non cancellate le Donne
– coperti i capelli, scoperti i volti, forti le voci
Forte si è levato l’appello all’Occidente affinché non resti a guardare, ma predisponga corridoi umanitari per accogliere profughi e profughe, come già richiesto da molte organizzazioni umanitarie e dalla rete nazionale dei centri antiviolenza italiani.
“me.dea, insieme a tutta la rete D.i.Re, è pronta a fare la sua parte – dice Francesca Brancato, vice presidente di me.dea e consigliera della rete D.i.Re. Assicureremo alle donne afghane che giungeranno in Italia il sostegno che offriamo ogni giorno nei nostri centri, perché questo è il momento di agire, ma è necessario che il governo supporti il reperimento di risorse per far fronte a questa emergenza”.
I centri antiviolenza hanno anche deciso di supportare la raccolta fondi lanciata da Cisda, un’associazione che dal 1999 lavora con impegno in Afghanistan e lotta per la libertà, la cura e la speranza di donne e bambine.
Per non far calare il silenzio su una situazione ad alto rischio, ogni settimana, tutti i sabati, fino al 30 ottobre si terrà un presidio a Casale, dalla 17.30 alle 18.30 in Piazza Mazzini.
“La catena di donne non si ferma – annuncia Bruna Casati, Donne Insieme. Chiediamo che l’Italia e l’Europa agiscano subito per portare soccorso a donne, bambine, attiviste afghane, oggetto di rastrellamenti, violenze, stupri, schiavitù sessuale e interdizione alle loro attività lavorative”.
Un’altra iniziativa è nata spontaneamente a Giarole, su iniziativa di alcune donne del paese, sostenitrici di me.dea.
“Abbiamo pensato a un gesto semplice, ma carico di significato per sentirci unite alle donne che vediamo in queste ore nelle terribili immagini che giungono dalla tv, non senza provare rabbia e vergogna – dichiarano le promotrici. Invitiamo tutti gli abitanti di Giarole, dei paesi limitrofi e del resto della provincia a esporre un cuore fuori dalle loro finestre, come urlo di richiamo ai signori della guerra, dramma che causa eterne sofferenze e impedisce il progredire dei popoli”.
Piccoli e grandi gesti per non lasciare che la cultura misogina dei talebani riprenda il sopravvento e riduca in schiavitù fisica, morale, intellettuale le donne di oggi e di domani.