Le Mamme NO PFAS, insieme al Comitato STOP SOLVAY, hanno preso parte al tavolo tecnico “Misure urgenti per la riduzione dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche PFAS”. Al tavolo erano presenti Ministero dell’Ambiente, Istituto Superiore di Sanità (ISS), ISPRA, Confindustria, Federchimica, i presidenti delle Commissioni ambiente della Camera e del Senato, Legambiente.
Questo tavolo è nato dall’esigenza di trovare un accordo tra le parti per tutelare quelli che sono stati riconosciuti essere gli interessi in gioco: ambiente, salute ed economia. Abbiamo partecipato perché ci sembrava doveroso che la voce di chi abita i territori interessati fosse presente. Quando si discute di questioni di interesse nazionale che minano la salute e l’integrità di comunità locali, quelle stesse comunità hanno il diritto di essere informate. Prendiamo quindi atto di un riconoscimento dell’importanza di questa tematica per tutto il territorio nazionale. I PFAS non sono regolamentati da troppi decenni e i gravi danni sanitari che la popolazione veneta e quella piemontese stanno pagando è un chiaro effetto di quanto queste sostanze tossiche, persistenti e bioaccumulabili nell’uomo e negli animali non possano più essere disperse nell’ambiente, dato anche l’estrema difficoltà nel rimuoverle da quest’ultimo.
Riteniamo lungimirante l’intervento del direttore del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute dell’ISS, Luca Lucentini, che ha sottolineato la necessità di rivedere i criteri con cui le sostanze sono regolamentate e classificate nel REACH (Registro Europeo per le Sostanze Chimiche). Nello specifico, è necessario prendere in considerazione l’elevata mobilità dei PFAS (e.g. PFAS a catena corta) che li rendono particolarmente pericolosi poiché, se dispersi nelle acque superficiali e nel terreno, possono inquinare anche le falde profonde. Riguardo i limiti allo scarico per queste sostanze, l’ISS ha espresso la necessità di includere nei limiti la sommatoria dell’intera classe PFAS e di non regolamentarne soltanto qualche decina. Noi aggiungiamo che la sommatoria deve considerare anche gli isomeri e i polimeri, cioè tutte le molecole che contengono un legame fluoro-carbonio.
Inoltre, ci pare altrettanto importante una frase che, come mamme e persone che lottano per la salute della propria collettività, teniamo a ribadire costantemente e che anche l’ISS ha ricordato: è ingiusto che l’onere della potabilizzazione dell’acqua sia a spese di chi gestisce i servizi idrici e non di chi ha diffuso i contaminanti.
Inoltre, ci pare altrettanto importante una frase che, come mamme e persone che lottano per la salute della propria collettività, teniamo a ribadire costantemente e che anche l’ISS ha ricordato: è ingiusto che l’onere della potabilizzazione dell’acqua sia a spese di chi gestisce i servizi idrici e non di chi ha diffuso i contaminanti.
Miteni e Solvay hanno (e stanno) inquinando l’ambiente in cui viviamo e respiriamo quotidianamente. Stanno compromettendo la vita dei nostri figli. Per questo motivo, con estrema forza e con una vasta documentazione frutto del lavoro di tante persone, abbiamo ribadito l’estrema urgenza di porre LIMITI ZERO per queste sostanze.
La nostra convinzione rimane forte nonostante le argomentazioni pseudo antropologiche e le parole della rappresentante di Confindustria: «L’uomo prima sbaglia, poi impara» con la quale si è voluto provare a giustificare nemmeno troppo implicitamente i danni causati dalle aziende produttrici e utilizzatrici di PFAs. Vogliamo ricordare a Confindustria che è la natura stessa del sistema economico attuale ad immolare sull’altare della produzione la salute delle persone e la sicurezza dell’ambiente in cui viviamo. Vero motivo per cui ci troviamo ad affrontare questo ennesimo disastro sanitario ed ambientale. Riteniamo, quindi, inaccettabile la posizione espressa dall’associazione. Miteni e Solvay hanno avuto decenni per imparare dal forte inquinamento causato ed hanno avuto decenni per evitare l’utilizzo di queste sostanze se non in ambiti essenziali. Tutt’oggi, Solvay disperde in falda, in acqua ed in aria PFAS, non permette monitoraggi accurati da parte degli enti preposti in nome del segreto industriale ed è chiamata in causa dallo Stato del New Jersey per disastro ambientale anche sul quel territorio. I cittadini veneti, invece, si vedono costretti ad abbandonare la loro principale risorsa idrica in nome di questi “errori”. Pagano con la salute dei propri figli.
Forti di aver esposto le necessità di LIMITI ZERO a tutti i presenti, continueremo a seguire le vicende intorno a questo tavolo tecnico. Ci rendiamo disponibili a condividere conoscenze scientifiche con coloro che avranno competenza di decidere.