Dopo il blitz davanti al Ministero delle Politiche Agricole arrivano i primi risultati: “5 kg. di grano per un caffè, è inaccettabile, occorre ridare dignità al lavoro dei campi”.
Le speculazioni che si spostano dalle banche ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli hanno fatto crollare il prezzo del grano su valori che sono inferiori a quelli di 30 anni fa provocando una crisi senza precedenti. A denunciarlo è la Coldiretti con lo scoppio della “guerra del grano” che ha portato migliaia agricoltori nella Capitale davanti al Ministero delle Politiche Agricole. A rappresentare il Piemonte e il Nord Italia sono stati gli imprenditori alessandrini, giunti a centinaia davanti al Dicastero.
“La richiesta di intraprendere un’azione forte a difesa e tutela del settore è partita da Alessandria e con la mobilitazione di ieri abbiamo vinto una battaglia ma la guerra continua per dare dignità al lavoro nei campi perché è inaccettabile che oggi occorra produrre cinque chili di grano per permettersi una tazzina di caffè. – ha affermato il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – Il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha preso l’impegno per la moratoria dei mutui, lo studio di una assicurazione sul reddito, una contrattualistica più trasparente tra agricoltori e industria, una commissione unica nazionale che stabilisca i prezzi e l’immediata l’applicazione di un piano cerealicolo le cui risorse siano dedicate esclusivamente alle imprese che usano esclusivamente grano italiano”.
Da pochi centesimi al chilo dipende la sopravvivenza di centinaia di migliaia di imprese agricole, ma anche il futuro del 15% del territorio agricolo nazionale che l’Italia deve difendere dagli speculatori.
Serve più trasparenza sul mercato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane, ma è anche necessario estendere i controlli al 100% degli arrivi da paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.
Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 14 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia.
“Con questi prezzi gli agricoltori non possono più seminare e c’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale – ha proseguito il presidente provinciale Paravidino -. Ma serve anche risolvere l’anomalia che vede il dazio in entrata del grano in Italia pari allo 0%, mentre per la pasta italiana esportata negli Stati Uniti e in Canada il dazio è superiore al 6% del valore della pasta con punte sino all’11% nel paese canadese per alcune tipologie di prodotto”.
L’Italia nel 2015 ha importato circa 4,3 milioni di tonnellate di frumento tenero mentre sono 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero. La qualità del grano italiano peraltro non è certo in discussione ed è confermata dalla nascita e dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%. Un percorso che è iniziato nei primi anni della crisi sotto la spinta dell’iniziativa del progetto di Filiera Agricola Italiana (FAI) e che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione (da Coop Italia a Iper) fino ai marchi più prestigiosi (Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, ecc) fino all’annuncio dello storico marchio napoletano “Voiello”, che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà “aureo”.