E’ una vendemmia che potremmo azzardare a definire di qualità quella in corso nei vigneti alessandrini: le operazioni di raccolta sono scattate sin dai primi giorni di agosto per quanto riguarda le varietà precoci e le uve destinate alla spumantizzazione.
“Piogge frequenti e grandinate hanno interessato i vigneti del Basso Piemonte nei mesi estivi e la grandine è stata la vera preoccupazione per i viticoltori. Il clima generale, comunque, è di ottimismo considerato l’andamento delle fasi fenologiche del vigneto. – sostiene Alberto Pansecchi, agronomo vitivinicolo di Coldiretti Alessandria – Certamente di più delle scarse rese del 2017, la vendemmia 2018 potrebbe regalare inaspettate sorprese, un’annata a livello fenologico da considerarsi nella norma, con un netto ritardo rispetto al 2017. I vigneti sono stati messi a dura prova, dal punto di vista fitopatologico, dalle piogge di maggio e giugno ma i differenti vitigni, grazie soprattutto al grado di competenza ormai raggiunto dai viticoltori, hanno resistito bene all’impatto”. L’auspicio è recuperare quel 20% a livello quantitativo perso un anno fa con la certezza che verrà ulteriormente migliorata la qualità dei vini grazie a uve ancora più ricche e pregiate rispetto a quelle raccolte nella passata campagna.
Le previsioni, a livello italiano, parlano infatti di una produzione complessivamente in aumento tra 10% e il 20% con circa 46/47 milioni di ettolitri rispetto ai 40 milioni dello scorso anno, che per la grave siccità è stata tra le più scarse dal dopoguerra.
Un risultato praticamente in linea con la media dell’ultimo decennio che riapre però la tradizionale sfida per la leadership produttiva mondiale con un testa a testa tra Italia e Francia dopo il primato conquistato dal vino tricolore lo scorso anno.
Una vendemmia che, per effetto delle piogge che hanno caratterizzato la primavera e l’inizio dell’estate, è partita con un ritardo di circa una settimana rispetto allo scorso anno. Le condizioni attuali fanno ben sperare per una annata di buona/ottima qualità: al via come da tradizione con le uve pinot e chardonnay in un percorso che prosegue sino ad ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone.
Le piogge persistenti hanno portato a una vegetazione esplosiva e così si sono dovuti moltiplicare gli interventi di contenimento della vegetazione e di difesa dalle principali malattie della vite: peronospora, oidio e muffa grigia hanno richiesto azioni puntuali. Per una valutazione complessiva occorre poi tenere in considerazione il danno, a macchia di leopardo, causato dal maltempo, non solo le grandinate, ma anche le cosiddette “bombe d’acqua”, veri e propri nubifragi con, in alcuni casi, danni pesanti causati dalle forti raffiche di vento.
“Questa variabilità del tempo, ha comunque garantito una produzione sopra la media specialmente per Moscato, Barbera, e Dolcetto. Previsioni per una vendemmia buona se non addirittura ottima dove però sicuramente occorrerà combattere ancora sul giusto valore delle uve. Volendo approfondire una valutazione delle uve che si andranno a raccogliere diventa difficile esprimere differenze per quanto riguarda varietà o vitigni, infatti, sarebbe più corretto parlare di tipologie di suoli e versanti” ha precisato il Presidente provinciale Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Cambiamenti importanti potranno presentarsi in funzione dell’andamento di settembre ma, al momento, riscontri molto differenti si possono evidenziare nei differenti areali.
“Sono annate come questa a mettere alla prova la capacità agronomica, l’esperienza e la visione consapevole del viticoltore. Una cosa è certa, berremo vini molto diversi e sarà divertente e accattivante evidenziare le specificità del nostro territorio unita alle abilità e all’estro dei produttori. In ogni caso questa sarà un’annata che saprà farsi ricordare”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.
Dalla vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 10,6 miliardi di fatturato dalla vendita del vino, realizzato più all’estero che in Italia, che offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone tra quelle impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale e quelle presenti in attività connesse e di servizio. ll tutto sostenuto da una struttura produttiva che conta 310 mila aziende agricole e quasi 46 mila aziende vinificatrici su una superficie a vite di 652 mila ettari.
“A preoccupare per il futuro – sottolinea il presidente provinciale Mauro Bianco – sono i rischi connessi agli accordi internazionali siglati, o in via di definizione, dall’Unione Europea, dal Ceta con il Canada fino al Mercosur con i paesi sudamericani, dove sono centinaia le Doc italiane che potrebbe rimanere senza tutele”.
La produzione tricolore secondo la Coldiretti sarà destinata per oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola. Sul territorio nazionale ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.
“E tutto questo mentre nel mondo proliferano falsi di ogni tipo con il Prosecco che guida la classifica dei vini più taroccati con le imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata le vendita anche del Whitesecco e del Crisecco. – ha aggiunto il Direttore Provinciale Roberto Rampazzo – Senza dimenticare le vendite su Internet anche dei kit per il vino liofilizzato “Fai da te” con false etichette dei migliori vini Made in Italy che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose”.