La cimice asiatica, che tanta apprensione sta causando ai frutticoltori e ai corilicoltori non è certamente né la prima né l’ultima delle sorprese che ci attendono. Questo insetto, che in Italia, a differenza di quanto avviene in altre zone, compie due generazioni all’anno, se non adeguatamente controllato, può arrecare gravissimi danni alle colture come, d’altronde, è già avvenuto nelle ultime due campagne.
Purtroppo il problema è molto serio anche nella provincia di Alessandria, specialmente in tutta la Val Cerrina e la Valle Bormida dove i danni sono ingentissimi: le altre aree non ne sono immuni ma il fenomeno al momento è meno preoccupante.
“La cimice asiatica ha colpito la provincia di Alessandria a macchia di leopardo e sta devastando meli, peri, kiwi, noccioleti, ma anche peschi, ciliegi, albicocchi e piante da vivai con danni che possono arrivare fino al 70% delle produzioni. – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – Il controllo della cimice asiatica, che nelle aree di origine avviene naturalmente grazie alla presenza di specifici nemici naturali, in Italia e in Piemonte non può avvalersi di tale ausilio per l’assenza di tali limitatori. È così che la ricerca si è indirizzata nell’individuazione di possibili antagonisti locali, che potessero svolgere questo fondamentale ruolo di contenimento”.
È di alcuni giorni fa la notizia del “lancio” nell’ambiente di popolazioni di un limitatore, già peraltro presente nel nostro territorio, che parassitizzando le uova deposte dalla cimice asiatica, potrebbe costituire un ulteriore aiuto alla riduzione dei danni da essa causati.
Ma cosa dobbiamo aspettarci dall’Anastatus bifasciatus (così si chiama il parassitoide liberato) e quanto ci vorrà per vederne l’efficacia?
“Innanzitutto occorre puntualizzare che non si tratta di un limitatore specifico della cimice asiatica,Halyomorpha halys, ma è più “generalistico” sviluppandosi sia a spese di uova di altre cimici, che di ovature di insetti appartenenti ad altre famiglie. – ha aggiunto Alberto Pansecchi, agronomo e responsabile corilicolo Coldiretti Alessandria – Le prove, effettuate in Italia da diversi istituti di ricerca, attestano che l’azione di parassitizzazione delle uova di Halyomorpha svolta da Anastatus, si limita ad una percentuale attorno al 13%. Se mediamente una femmina di Halyomorpha depone all’anno 250 uova e le nuove femmine nate, circa il 50%, fanno altrettanto, è chiaro che l’azione di contenimento, perlomeno ora, risulta insufficiente e che difficilmente in tempi brevi, si potranno osservarne gli effetti”.
Risultati di maggiore soddisfazione potrebbero aversi nel momento in cui il limitatore specifico della cimice asiatica, potrà venire liberato nell’ambiente. È del 12 giugno scorso la notizia che il Senato ha emesso una risoluzione che impegna il Governo a dare la massima priorità all’adozione del decreto ministeriale che fissa i criteri per l’immissione della vespa samurai (Trissolcus japonicus), il parassitoide specifico delle uova di Halyomorpha. La risoluzione supera la normativa attuale contenuta nella cosiddetta “direttiva Habitat” che vietava tassativamente l’introduzione in Italia di specie e popolazioni non autoctone.
“La diffusione improvvisa di questi insetti che non hanno nemici naturali nel nostro Paese – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – è favorita dalle alte temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali, coltivati e spontanei. La cimice asiatica è solo l’ultimo dei parassiti alieni che hanno invaso l’Italia con i cambiamenti climatici e la globalizzazione degli scambi commerciali, dal moscerino dagli occhi rossi (Drosophila suzukii) che colpisce ciliegie, mirtilli e uva al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), dall’Aethina tumida, il coleottero killer delle api, al punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus che fa seccare le palme, provocando all’agricoltura danni stimabili in oltre un miliardo. Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari”.
La procedura prevede che ora venga emesso un decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, che fissi i criteri per l’immissione in natura di specie e di popolazioni non autoctone e che possa partire, almeno per la prossima campagna, la liberazione nell’ambiente della tanto necessaria Vespa Samurai. La strada intrapresa è comunque certamente la più corretta e lungimirante, ponendosi il nobile obiettivo di raggiungere un equilibrio tra le popolazioni dell’insetto dannoso e del suo limitatore e che la natura possa così “difendersi da sola”.