La cimice asiatica è solo l’ultimo dei parassiti alieni che hanno invaso l’Italia, come conseguenza dei cambiamenti climatici e della globalizzazione degli scambi commerciali. Le alte temperature ne favoriscono la diffusione.
Si allarga la zona d’azione, includendo Alessandria e Torino, della lotta biologica alla cimice asiatica, dopo i buoni risultati ottenuti nel cuneese. Tale tipo di contrasto viene effettuato con insetti antagonisti come il predatore autoctono Anastatus bifasciatus e il Trissolcus basalis (vespa samurai) che agisce sulla cimice verde. Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari.
Il commento
Il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco spiega: “Da anni il problema delle cimici desta grande apprensione per le colture di nocciole, ma anche per i cereali, l’ortofrutta, i vivai e le viti, senza dimenticare legumi e castagni. Sono stati fatti importanti passi avanti contro la cimice asiatica con metodi a basso impatto ambientale, ma serve tempo, dovendo seguire i ritmi della natura”.
I danni
In questi ultimi anni si sono registrati danni ingenti, a macchia di leopardo, su meli, peri, kiwi, noccioleti, ma anche peschi, ciliegi, albicocchi e piante da vivai con perdite che sono arrivate fino al 70% delle produzioni su molte colture.
Il direttore Roberto Bianco entra nello specifico: “La diffusione di questi insetti nel nostro Paese è favorita dalle alte temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali, coltivati e spontanei. In questo senso la consulenza è fondamentale per studiare le azioni da fare al momento giusto, rilasciando gli insetti antagonisti secondo una strategia appropriata”.