Sono già 106 i Comuni della provincia di Alessandria che hanno votato contro il CETA per bloccare l’entrata in vigore nel nostro Paese del trattato e contrastare il processo di ratifica dell’accordo in Italia adottando ogni iniziativa necessaria ad ostacolarne l’applicazione a tutela della produzioni agricole italiane.
Durante la Commissione Consiliare Sviluppo del Territorio la Giunta comunale alessandrina è tornata sull’argomento alla presenza dei vertici Coldiretti e durante la riunione è stato posto l’accento sulla necessità di trattare con urgenza questo tema alla luce delle tempistiche del dibattito parlamentare a riguardo.
“Siamo soddisfatti e ringraziamo l’amministrazione del Comune di Alessandria, nelle persone del sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco e dell’assessore allo Sviluppo Economico Riccardo Molinari, per l’impegno dimostrato. – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – L’accordo di libero scambio con il Canada, infatti, non solo legalizza la pirateria alimentare, accordando il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici, dal Parmesan al Prosciutto di Parma, ma spalanca le porte all’invasione di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato vietato in Italia e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero”.
“Le preoccupazioni manifestate nascono da una forte mobilitazione pubblica e devono essere prese in seria considerazione. È necessario continuare un dibattito trasparente sugli effetti dell’accordo UE-Canada, un atto dovuto in per rispondere alle esigenze di verità e di coerenza. – ha continuato il direttore provinciale Coldiretti Alessandria Leandro Grazioli – E’ una questione che mi piace definire etica, dove i diritti dei cittadini e dei consumatori sono al primo posto, non sacrificati a quelle che possono essere definite priorità commerciali. E’ necessaria una valutazione ponderata e approfondita dell’argomento, soprattutto in considerazione della mancanza di reciprocità tra modelli produttivi diversi che grava sul trattato. Nel CETA, infatti, manca il riferimento alla portata vincolante del principio di precauzione che, in Europa, impone una condotta cautelativa nelle decisioni che riguardano questioni scientificamente controverse circa i possibili impatti sulla salute o sull’ambiente”.
Il CETA introduce un meccanismo di acritica deregolamentazione degli scambi che finirebbe per pregiudicare in modo significativo la competitività e l’identità del sistema agricolo nazionale, conducendo ad un sistema di competizione sleale tra le grandi corporation canadesi e le piccole imprese agricole nostrane. Potenzialmente, inoltre, potrebbe determinare l’ingresso nel mercato europeo di prodotti trattati con gli OGM ed altre sostanze vietate.
Il CETA non tutela la riconoscibilità dei prodotti facendo invadere l’Europa con prodotti ‘italian sounding’ perché non garantisce il riconoscimento delle eccellenze e delle provenienze geografiche italiane. Sul fronte dell’export agroalimentare, infatti, all’Italia vengono riconosciute appena 41 indicazioni geografiche a fronte di 291 DOP e IGP registrate, con la conseguente rinuncia delle restanti 250 con impatti gravissimi sul piano della perdita della qualità. Ultimo punto, ma non meno importante, l’accordo conferisce ad organismi estranei agli ordinamenti giuridici nazionali il potere di influenzare direttamente le norme e le politiche nazionali.
“Il nostro NO al CETA rimane fermo e deciso e ringraziamo i primi cittadini che hanno voluto e vorranno sostenere la battaglia di Coldiretti”, ha concluso il presidente Paravidino.