Venerdì
Il festival è cominciato ieri, ma noi partiamo oggi. Ci armiamo di tende, sacchi a pelo, materassini, vestiti leggeri e cambi pesanti per la sera, quando la temperatura, al calar del sole, si abbasserà notevolmente. Arriviamo, prendiamo i biglietti del festival e ci apprestiamo a sistemare l’attrezzatura da campeggio.
Con qualche peripezia, riusciamo a montare le tende e, finalmente, possiamo iniziare ad assaporare l’aria di montagna, immersi nello splendore del bosco del Peuterey e circondati da un’affascinante atmosfera di allegria. A prima impressione, sembra che la partecipazione di quest’anno sia minore rispetto alle edizioni precedenti, ma è ancora presto per formulare giudizi.
All’ingresso, il solito striscione reca la scritta: “Non ci sono estranei qui, solo amici che non abbiamo ancora incontrato”. Può sembrare strano ed inusuale, abituati ad un ambiente di corse e frenesie, dove si fatica a socializzare anche con il vicino di casa, eppure, qui l’atmosfera è questa. Tutti uniti per un unico scopo: rilassarsi in serenità e divertirsi. Vedere differenti fasce d’età ascoltare insieme la stessa musica continua a stupirmi e meravigliarmi e, tra tutto lo splendore del festival, è una delle cose che mi piace particolarmente.
Camminiamo per raggiungere l’immenso verde che circonda il palco grande, dove si svolgono i concerti, armati di una coperta per stenderci sull’erba. È durante il tragitto che si possono ammirare i numerosi banchetti artigianali, dall’oggettistica tipica, come piccole sculture di folletti, gnomi e fate, a capi d’abbigliamento colorati ed originali; da cibi e bevande, come il famoso idromele, a strumenti musicali; da collane, anelli e braccialetti, a saponette.
La giornata prosegue in totale relax, fino ad arrivare ai grandi concerti della sera, dove ci si può divertire ballando e cantando. L’unico problema della serata sono le persone con un tasso alcolico elevato che, tra spintoni ed esagerazioni varie, rendono difficoltoso assistere in serenità alle esibizioni. Il clima si placa con la cerimonia di accensione del grande falò che, con la bassa temperatura, risulta essere oltre che affascinante, piacevole.
Sabato
Dopo essere andati a dormire con vestiti pesanti, ci svegliamo abbastanza presto per il grande caldo che si sente in tenda. La temperatura, rispetto alla sera, è salita notevolmente ed occorre prestare attenzione per non rischiare scottature solari.
Facciamo colazione ed iniziamo la giornata facendo un giro nella zona degli accampamenti, dove si svolgono numerose attività, soffermandoci ad ascoltare la soave voce di una cantante accompagnata dal suono di un’arpa celtica.
L’arpa è la protagonista di questa giornata, poiché si potrà assistere a differenti esibizioni che, tra una nota e l’altra, regalano sensazioni piacevoli di relax e serenità.
Nonostante l’impressione di ieri, riguardo l’affluenza, mi rendo conto che i partecipanti al festival sono maggiori di quanto credessi, ma stasera, durante il Greenlands, l’inno celtico, ci faremo un’idea più precisa.
Forse, per chi è abituato ad una vita mondana, la totale tranquillità, che rende Celtica unica nel suo genere, potrebbe apparire noiosa. Senza dubbio, però, la maggior parte si ricrederebbe, rilassandosi e dimenticando, seppur per poco, i problemi quotidiani e la frenesia cittadina. Alle ore 16:30, chi lo desidera, può partecipare alla formazione del Grande Triskell, riunendosi insieme ad altri partecipanti, per la sua gigante composizione.
Siamo giunti alla sera ed hanno inizio i concerti. Scopriamo gruppi per noi nuovi e ne riascoltiamo di conosciuti, facendo delle foto con uno di questi: gli Hò-rò, giovani, socievoli e divertenti ragazzi che, a nostro avviso, sono l’anima di questo Celtica.
È l’una di notte e, finalmente, ha inizio il momento più magico di tutto il festival: Greenlands. Ci facciamo spazio tra le persone, dirigendoci verso le prime file, per assaporare al meglio la meraviglia del momento. Tutti gli artisti di Celtica 2015 salgono sul palco, prendono posizione e, con il sorriso sul volto, iniziano a suonare, diretti dal maestro. Il pubblico è molto numeroso e mi rendo conto solo in questo momento quanti davvero siano i partecipanti. Tutti lì, un po’ ammassati, alcuni un po’ brilli e tutti allegri: giovani, bambini, adulti ed anziani.
Le mani alzate, il coro del pubblico, il carisma degli artisti, la magia del momento. La testa si libera dai pensieri e lascia spazio al totale coinvolgimento che regala l’atmosfera, cantando a squarciagola, sorridendo e, talvolta, commovendosi.
Questo è il momento del Greenlands: difficile da spiegare a parole, ma semplicissimo da comprendere.
Domenica
Oggi è l’ultimo giorno. Questa sera celtica terminerà. Gran parte della mattinata viene dedicata al rito del smontaggio delle tende, con annesso il Tetris per caricare la macchina. Durante il pomeriggio decidiamo di rilassarci ascoltando i gruppi musicali che, a turno, si esibiscono sul palco, lasciandoci trasportare dalla totale sensazione di relax del luogo. Un ruscello ci sembra perfetto per immergerci nel clima di montagna e immergiamo i piedi nell’acqua gelida che, col calore del giorno, fa quasi piacere.
Il resto del pomeriggio lo dedichiamo agli acquisti di souvenir tipici, soffermandoci, talvolta, ad ammirare maestri artigiani all’opera, con vasi di terracotta, costruzione di scarselle e progettazioni di accessori.
È ormai sera, mangiamo alla locanda ed attendiamo l’inizio dei concerti.
Alle ore dieci, con mezz’ora di ritardo rispetto al programma, ha inizio il primo concerto della serata: quello degli Hò-rò. Grazie al loro coinvolgente carisma, tutto il pubblico partecipa con balli di gruppo. A riprova del fatto che nessuna fascia d’età è esclusa, un bambino di neanche due anni, si avvicina al palco e si siede per ammirare l’esibizione, attirando l’attenzione sia del pubblico, che dei musicisti, i quali, piacevolmente colpiti, lo rendono partecipe, dedicandogli delle canzoncine e facendolo salire sul palco.
Il tempo passa tra balli e risate. Sono ormai le 23:30 ed il tragitto verso Alessandria non è breve, la stanchezza inizia a farsi sentire ed è meglio dirigersi verso la macchina, anche perché sta iniziando a piovere.
Il viaggio verso casa è segnato dalle riflessioni del week-end e, benché per alcuni versi le edizioni precedenti abbiano appagato di più, l’emozione del festival è sempre la stessa, con serenità, musica e tanta, ma tanta, allegria.
Giada Guzzon