Nella giornata di martedì, alla Casa Circondariale di Vercelli, si è consumata l’ennesima aggressione ai danni di un poliziotto penitenziario. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria attraverso le parole del segretario piemontese Vicente Santilli: “Un Agente di turno ha dato l’allarme in quanto un detenuto di origine tunisine aveva divelto una plafoniera e l’aveva utilizzata per colpirlo più volte alla testa. Mentre sono intervenuti i soccorsi a supporto del collega colpito, è iniziato un alterco tra detenuti, degenerato in una colluttazione tra loro, subito sedata dal personale di sicurezza. Nella confusione, un altro detenuto staccava un’altra plafoniera con cui minacciava il personale se non fosse stato trasferito in altro carcere. Solo la paziente opera di mediazione ha consentito che la situazione non volgesse al peggio”.
Siamo alle solite, ma non si può fare altro che commentare. Perché i galeotti girano in carcere liberi e senza manette? Senza senso.

Il racconto di Santilli prosegue così, ripetendo richieste che vengono fatte da anni: “Chiediamo una visita a Vercelli da parte del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro che, tra le sue deleghe ministeriali, ha quella riservata alla trattazione degli affari di competenza dei Dipartimenti dell’amministrazione penitenziaria, per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!”.
Questa l’opinione, invece, di Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “La Polizia penitenziaria svolge un lavoro prevalentemente al chiuso. La sua eccezionalità sfugge allo sguardo dei cittadini ma, come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è chiamata quotidianamente a fronteggiare difficili situazioni di tensione e sofferenza. Ed è solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per ciò che fanno ogni giorno, se l’ultima follia di Vercelli è stata contenuta”.
Che poi passa all’attacco, sottolineando che le regole già esistono e vanno solo applicate: “Servono interventi urgenti e strutturali per restituire la giusta legalità al circuito penitenziario, intervenendo sul ‘regime custodiale aperto’. Servono regole d’ingaggio chiare, tecnologia e strumenti di difesa. Bisogna applicare ai violenti l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che aggrediscono poliziotti penitenziari o mettono in grave pericolo la sicurezza del carcere, il carcere duro con isolamento fino a 6 mesi (articolo 14 bis dell’Ordinamento penitenziario) ed il trasferimento immediato in particolari sezioni detentive a centinaia di chilometri dalla propria residenza, come prevede il successivo articolo 32 del Regolamento. Sicuramente a molti detenuti violenti la voglia di creare disordini passerebbe. E ci vuole il taser, strumento utile per eccellenza in chiave anti-aggressione”.
Certo, senza offendere nessuno, fà un po’ ridere parlare di ‘arresto in flagranza di reato’ per uno che sta in galera… Bel paradosso.
