Un altro morto nel carcere di Torino: è un detenuto italiano tossicodipendente di 27 anni. A dare la notizia è stato il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.
“L’uomo è morto nella notte e la causa della morte è presumibilmente l’inalazione in cella del gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. Non è ancora chiaro, dunque, se si tratta di suicidio o le conseguenze di uno sballo finito male”, denuncia Vicente Santilli, segretario regionale SAPPE.,. “Certo è che l’uomo, che pure aveva qualche problema di natura psichiatrica, è morto e questo è un fatto triste e grave”.
Per il Segretario Generale SAPPE Donato Capece: “Per riscaldare il cibo dei detenuti meglio le piastre elettriche, al posto delle pericolosissime bombolette a gas, a volte trasformate anche in bombe contro il personale di Polizia Penitenziaria. Il fatto che sia morto inalando gas dalla bomboletta deve fare riflettere sulle modalità di utilizzo e possesso di questi oggetti nelle celle. Già da tempo, come primo Sindacato, il SAPPE ha sollecitato i vertici del DAP per rivedere il regolamento penitenziario, al fine di organizzare diversamente uso e possesso delle bombolette di gas”.
Come non essere d’accordo?
Ma il SAPPE sottolinea le criticità operative per l’alta concentrazione di detenuti psichiatrici e tossicodipendenti, come a Torino: “Dai dati in nostro possesso, sappiamo che quasi il 30% dei detenuti nelle carceri italiane, fra italiani e stranieri, ha problemi di droga. Per chiarezza va ricordato che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti all’interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta sempre notevoli problemi. Non vi è dubbio che tali soggetti debbano trovare cure fuori dal carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”.