Ieri è stata una giornata di ordinaria follia penitenziaria, nella scia della tensione costante che caratterizza le carceri regionali, molto spesso per detenuti nordafricani. La ricostruzione è del segretario regionale del SAPPE, Vicente Santilli: “Un detenuto tunisino, ristretto nel Padiglione Transito sinistro, ha dato fuoco senza motivo ad una coperta ed alle suppellettili che aveva in cella. In brevissimo tempo, le fiamme e un denso fumo si sono propagati e solamente il coraggioso e tempestivo intervento del personale di Polizia Penitenziaria ha evitato la tragedia”.
A questo punto le domande sorgono spontanee a chi sta fuori: ma perché i detenuti riescono a dare fuoco? Perché possono farlo? Perché sono in possesso di attrezzi adatti allo scopo? Perché le regole permettono ciò?
La risposta la fornisce, indirettamente, il segretario generale del SAPPE Donato Capece: “Siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti contro i responsabili, spesso emulati. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti, risse, tentati suicidi sono all’ordine del giorno. Ci vogliono provvedimenti concreti ed urgenti per fronteggiare la situazione. Servono fatti. Servono nuovi strumenti come taser, kit anti-aggressione, guanti anti-taglio, telecamere portatili. Tutte cose promesse da mesi, di cui in periferia non c’è traccia alcuna”.