ASTI, CANE ANTIDROGA RECIDE PIEDE A POLIZIOTTO PENITENZIARIO. PROTESTA IL SAPPE: “SOTTOVALUTATI I NOSTRI RICHIAMI E LE NOSTRE SEGNALAZIONI SU PROVENIENZA ANIMALI IMPIEGATI”
Dopo la violenta aggressione di un cane di razza pitbull ad un poliziotto penitenziario che ad Asti stava frequentando il VI corso di formazione per conduttori privi di cani, è ferma la presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Queste sono le conseguenze della censurabile inizitiva di addestrare cani per attività cinofila prendendoli dai canili municipali, come denunciamo da mesi”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “I cani adottati dai canili (ma vale evidentemente anche per quelli scartati dagli allevatori) nella stragrande maggioranza dei casi, come è ovvio che sia, presentano, nel breve termine, plurime patologie fisiche quali, solo a titolo esemplificativo, displasie, artrosi delle anche e dei gomiti, ma anche disturbi del comportamento quali aggressività, fobie oltre che rilevanti carenze tecniche. In molti casi poi l’adozione e la cessione gratuita di scarti degli allevatori riguarda cani con età solitamente superiore ai due anni di vita e questo comporta maggiori difficoltà, in termini di tempi e quindi di costi, nell’addestramento del cane. Ne consegue, allora, che questa tipologia di cani viene riformata o in età giovanile o solo dopo pochi anni (in alcuni casi mesi) dal loro impiego in attività di servizio. E nemmeno sotto l’aspetto economico, poi, procedere con questo modus operandi risulta essere vantaggioso. Infatti, i quadrupedi, presentando a distanza di poco tempo, innumerevoli patologie, necessitano di ripetute cure e, dunque, l’iniziale risparmio, ammesso che ci sia, viene totalmente eroso dalle spese sostenute per l’acquisto dei medicinali e per le ripetute visite veterinarie. Senza considerare che l’Amministrazione dovrebbe ogni anno/due riaddestrare nuovi cani con costi che ognuno facilmente intende”.
Il SAPPE evidenzia che esistono “plurime relazioni di servizio redatte da parte di più istruttori cinofili di Asti aventi ad oggetto il medesimo cane di razza “pitbull” di nome “Totò”, autore della feroce aggressione, ed indirizzata all’istruttore “responsabile” del Centro di Addestramento di Asti, con le quali i predetti rappresentavano/denunciavano l’inopportunità ed inidoneità del detto quadrupede allo svolgimento del servizio in parola.Nelle richiamate relazioni, i suoi autori “denunciavano” l’aggressività del cane “Totò” non solo verso il personale, ma anche verso altri cani, a cui ad uno in particolare mordeva la zampa mentre si trovava addirittura (il cane morso) all’interno del proprio box.Ebbene, nessuna di queste relazioni è stata doverosamente presa in considerazione dal detto “responsabile” che, al contrario, con estrema sufficienza e senza gli opportuni accertamenti e precauzioni che il caso certamente richiedeva, ha riscontrato le stesse chiedendo solo se al momento dell’aggressione a danno di un collega, era presente anche il relazionante, mettendo a questo punto anche in dubbio la credibilità dell’istruttore relazionante e/o del collega (sempre) istruttore oggetto dell’aggressione.”
Per Capece, quindi, che esprime tutta la vicinanza e la solidarietà del SAPPE al collega vittima della brutale aggressione (ed al quale il quadrupede ha letteralmente reciso il piede, staccandolo dal corpo), l’auspicio è che “questo terribile accadimento possa essere un ulteriore stimolo per procedere ad una “ristrutturazione” e rinnovamento della specialità delle Unità Cinofile della Polizia Penitenziaria, iniziando proprio da una rivisitazione del suo D.M. istitutivo (già avviata dal lontano ottobre del 2020 e tuttora sospesa), adeguandolo alla migliore esperienza del nostro Servizio e di quello degli altri Corpi di Polizia dotati dei Cinofili, proprio come già sollecitato dal SAPPE”.