Un SOS per l’agricoltura Made in Piemonte: non c’è più tempo da perdere, serve un’altra velocità. E’ quello che hanno chiesto a gran voce alla Regione i 20 mila agricoltori che, da tutto il Piemonte, sono arrivati nel centro di Torino, tra piazza Vittorio Veneto, via Po e piazza Castello, per quella che è stata la più grande manifestazione mai organizzata, negli ultimi anni, proprio nel cuore della città.
In migliaia dalla provincia di Alessandria, con il presidente Mauro Bianco e il direttore Roberto Rampazzo, per portare la testimonianza di una parte del Piemonte che ha visto il settore agricolo messo nuovamente in ginocchio dalle recenti alluvioni di ottobre e novembre.
Una numerosissima delegazione, quella alessandrina, che si è unita a quelle provenienti da tutta la regione nel cuore pulsante torinese, tradizionalmente industriale, ma nel quale ora l’agricoltura riveste un ruolo fondamentale poiché 100 mila persone ogni giorno, con il loro lavoro nelle campagne e nelle zone montane, contribuiscono a rendere l’agroalimentare piemontese l’unico settore in crescita con il più 8% registrato nel 2018.
“Il Piemonte deve muoversi con un’altra velocità è stata la richiesta fortemente sentita e contenuta già nel titolo della manifestazione di oggi – hanno affermato il presidente Mauro Bianco e il direttore Roberto Rampazzo -. I nostri agricoltori difendono la biodiversità, presidiano territori altrimenti disabitati, riducendo il rischio del dissesto idrogeologico e gli effetti dei cambiamenti climatici, producono cibo sano, sicuro e rigorosamente controllato dalle strette normative che vigono nel nostro Paese, ma per continuare a fare tutto ciò, garantendo oltretutto occupazione ed economia territoriale, è necessario che la Regione si impegni concretamente. Per questo abbiamo voluto mettere al centro dell’attenzione l’agricoltura a 360 gradi. Dalla problematica della fauna selvatica, visto che in Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare, alla distribuzione delle risorse rimaste per il Psr 2014/2020 che deve dare priorità alle misure legate all’imprenditorialità giovanile visto che 1giovane su 3 risulta escluso dai finanziamenti; dai tagli alla burocrazia inutile alla necessità di costringere le industrie di trasformazione e la grande distribuzione a retribuire in modo equo il lavoro degli agricoltori, dai controlli sulle importazioni alla trasparenza lungo le filiere, in particolare, dopo l’estate appena trascorsa, quella frutticola necessità di attenzione ed anche il presidente Cirio, durante l’evento “Frutta e legalità”, organizzato da Coldiretti Piemonte lo scorso 28 giugno a Torino, si era impegnato a creare un osservatorio per controllare le storture che avvengono; dal portare il meglio del cibo Made in Piemonte nelle mense scolastiche ed ospedaliere, poiché nella nostra regione vengono erogati circa 105 milioni di pasti all’anno per oltre 400 milioni di fatturato annuale, al valorizzare i nostri allevamenti eliminando obblighi anacronistici come quello del periodo prestabilito di demonticazione anche alla luce dei sempre più evidenti cambiamenti climatici, fino all’urgenza di predisporre misure che possano consentire una più corretta gestione delle acque e degli alvei dei fiumi, non solo durante l’emergenza degli alluvioni, per la salvaguardia dei territori. Non dimentichiamo, certamente, tra le priorità che siamo ai blocchi di partenza per la stesura del nuovo Psr col quale possiamo scrivere davvero una nuova pagina per l’agricoltura piemontese e dare un futuro all’economia del nostro Piemonte. Tante proposte concrete a costo zero, attivabili fin da subito solo, però, con un assessorato che non dorma e che non vada nella direzione opposta”.