Anche quest’anno Rai 1 propone nella sua programmazione “Tale & quale show”, il talent – varietà che vede alla conduzione Carlo Conti e che consiste in una gara tra i concorrenti impegnati nell’imitazione di personaggi celebri del mondo della musica attraverso una reinterpretazione dei brani di questi ultimi dal vivo. Lo scopo è, quindi, quello di essere il più possibile “tale e quale” all’originale.
Questa ultima precisazione che potrebbe sembrare superflua e forse ridondante non lo è nel momento in cui entra in gioco il politicamente corretto: si tratta di un atteggiamento consistente in una estrema attenzione all’uso della lingua e del linguaggio per rifuggire qualunque tipo di offesa verso determinate categorie di persone considerate come discriminate.
Il caso Ghali
Cosa succede quando una tematica così delicata, complessa ma al tempo stesso avvertita come così importante (specialmente tra i giovani, più sensibili a questo “rinnovamento” del linguaggio) si va a scontrare con le esigenze di un format televisivo?
Durante la precedente edizione di Tale & Quale è scoppiata la polemica: il rapper milanese Ghali ha espresso indignazione per la sua imitazione interpretata da Sergio Muniz sostenendo non ci fosse alcun bisogno di ricorrere al Blackface, cioè al trucco per sembrare scuri di pelle come la gente di colore, sottolineando come il fulcro della questione fosse in realtà un altro: con un breve excursus storico su Instagram ha infatti precisato che la storia del Blackface va ben oltre un semplice make-up o travestimento e che, in realtà, si tratta di una usanza di origine americana con radici profondamente razziste diffusasi nel XIX secolo e che consiste nel truccarsi assumendo sembianze “stereotipate” di una persona nera.
La decisione della Rai
E’ nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova edizione del programma che si è presa posizione sulla questione: il presentatore Carlo Conti ha infatti lasciato intendere ci fosse l’indicazione e la volontà di non fare più imitazioni di cantanti di colore ma, ritenendola una ingiustizia e una vera e propria ghettizzazione di un genere musicale e di tanti artisti, ad un certo punto “la lampadina si è accesa”: se una persona bianca non può interpretare una persona di colore allora avremo una cantante di colore che interpreterà tutte le cantanti e i cantanti di colore. Decisione fortemente contestata da una fetta del pubblico giovane del web perché considerato un modo ancora più sbagliato per aggirare la questione. Tommaso Zorzi, personaggio molto popolare tra i giovani, si è quindi fatto portavoce della indignazione social: “..nulla vieta ad un “non-nero” di interpretare un “nero”, semplicemente può farlo rimanendo bianco. Prendere un concorrente apposta per imitare i cantanti afroamericani è quasi peggio. Le esigenze di un format televisivo sono seconde alla deontologia del caso”. Il web è quindi diviso: c’è chi ritiene che in un programma in cui l’obiettivo è essere “tali e quali” interpretare un nero rimanendo bianco non avrebbe alcun senso, sottolineando inoltre come sia evidente che il trucco blackface in questo caso non sarebbe in alcun modo riconducibile al razzismo e chi, contrariamente, mette al primo posto la testimonianza e l’indignazione della comunità nera. Voi da che parte state?
Ludovica Italiano