L’analisi del Cociv, resa pubblica, mostra la discrepanza tra spesa e benefici
I 4,3 miliardi previsti sono già diventati 6,2 effettivi
Il sito NoTavTerzoValico.info, punto di riferimento per gli oppositori al Terzo Valico dei Giovi, ha pubblicato nel mese scorso un documento del 2003, contenente l’analisi costi-benefici dell’opera da parte del “general contractor” Cociv.
Lo studio è stato più volte invocato e in varie occasioni s’è accennato alla sua esistenza, ma non era mai stato reso noto al pubblico, nemmeno dai sostenitori della grande opera. L’analisi prevedeva nel 2010 la saturazione del sistema ferroviario a nord di Genova e la necessità di gestire il traffico addizionale con una nuova linea (in aggiunta a quelle dei Giovi e a quella di Ovada). Il Terzo Valico sarebbe stato completato nel primo semestre del 2013, alla conclusione dei lavori avviati nel 2005. I costi complessivi dell’investimento sarebbero ammontati a 4,2 miliardi di euro, a carico dei contribuenti. I benefici dell’opera sarebbero stati numerosi, non solo per il traffico merci proveniente dal porto di Genova, ma anche per i passeggeri dei treni a breve e lunga percorrenza.
La deviazione di una parte consistente del traffico su gomma su quello ferroviario avrebbe comportato, inoltre, dei vantaggi di natura ambientale.
In conclusione dell’analisi, il Cociv stesso ammetteva “la sovrastima dei benefici” e la “sottostima dei costi di realizzazione” del 30%. In realtà, questa percentuale s’è dimostrata persino ottimistica. Secondo uno studio di Assoutenti, il numero dei treni lungo la linea ferroviaria interessata non è aumentato, bensì è diminuito. Il Cociv prevedeva che i treni TPL (trasporto pubblico locale) sarebbero passati da ottantadue al giorno (2002) a centottantadue al giorno (2010).
Oggi i convogli che attraversano questa tratta quotidianamente sono quarantaquattro, mentre quelli adibiti al traffico container sono solo due, almeno fino al 2013.
Ad aumentare sono stati i costi dell’opera, passati dai 4,3 miliardi previsti ai 6,2 miliardi effettivi.
Inoltre, il porto di Genova ha perso sempre più peso sullo scacchiere del trasporto marittimo europeo, dove la fanno da padrone i porti del Nord (in particolare Rotterdam, Amburgo e Anversa). L’interesse degli enti locali piemontesi e liguri raccolti nella Fondazione SLALA, che si occupa di logistica nel Nord Ovest, pare spostarsi sempre più sul porto di Vado.
L’approdo gestito dall’Autorità portuale di Savona intercetterà le grandi navi internazionali grazie alla “piattaforma Maersk”, voluta dal gruppo danese leader mondiale nel settore e operativa dal dicembre 2017.
Stefano Summa