È sempre il commissariamento iniziato nel 2011 a pendere come una spada di Damocle sulla sanità piemontese. L’unica regione del Nord Italia con il bilancio in rosso sarà ancora una volta costretta a ridurre le spese per il 2016 – anno in cui si spera di uscire dal “Piano di rientro” – razionalizzando al massimo le risorse già presenti sul territorio. Manco a dirlo dovrebbe essere proprio il Basso Piemonte una delle zona più colpite dai tagli. L’assessore regionale alla sanità Antonio Saitta negli ultimi tempi ha lasciato il proscenio al consigliere regionale Domenico Ravetti, sempre presente alle riunioni su questo tema delicato in provincia di Alessandria. “Con questa riforma stiamo provando a salvare la sanità in Piemonte” dice l’ex sindaco di Castellazzo, facendo intendere che la gestione precedente guidata dal leghista Cota non è stata impeccabile dal punto di vista economico. Riccardo Molinari (Lega Nord) non replica ma mostra la sua preoccupazione per i cittadini di Ovada. “L’Asl ha deciso di ridimensionare l’ospedale di Ovada”.
Quest’ultimo caso è particolare: la struttura di via Ruffini è stata indicata da Torino come “area di disagio”, quindi con requisiti del tutto particolari che hanno scongiurato eventuali tagli sconsiderati ai vari reparti. Ma la zona più a sud del Basso Piemonte, quella al confine con la Liguria, è anche protagonista nel caos che ha coinvolto gran parte dei distretti sanitari. L’Asl ha deciso di passare dai sette presenti fino a qualche mese fa (Casale Monferrato, Valenza, Alessandria, Tortona, Ovada, Novi Ligure e Acqui Terme) a quattro. L’accorpamento dovrebbe mantenere integre le funzioni di Alessandria e coinvolgere in un binomio Ovada e Acqui, Novi con Tortona e Casale con Valenza. Ma l’ultima parola non è ancora detta.
Luca Piana