Sono meno di cento chilometri dei 1.897 della linea ferroviaria regionale a mettere in contrapposizione Piemonte e Liguria. In ballo c’è il futuro della Acqui-Genova, tratta inaugurata nel lontano 1893 e oggi al centro di polemiche da parte di pendolari e istituzioni. Treni sporchi, malfunzionanti e spesso in ritardo. Annualmente nel mese di agosto la linea viene chiusa alla regolare circolazione dei treni per effettuare lavori di manutenzione proprio al confine tra le due regioni.
La Liguria al momento ha in dotazione la gestione della tratta e non sembra intenzionata a cedere il passo per avviare una vera e propria trattativa. Anche perché ogni chilometro di linea ferroviaria vale come un tesoretto per l’ente governato dal forzista Giovanni Toti. “Abbiamo fatto una richiesta ufficiale al Ministero per poter tornare a gestire la linea – spiega Francesco Balocco, assessore regionale ai trasporti –. L’ideale sarebbe riproporre l’integrata da Asti a Genova sotto competenza piemontese, avremmo più risorse. I benefit che arriverebbero a Torino potrebbero essere utilizzati per la riapertura di alcuni collegamenti attualmente non più attivi, come ad esempio la Ovada-Alessandria (garantita dai bus sostitutivi)”.
L’iter burocratico è già stato avviato ma al momento dell’annuncio ha lasciato perplessi i rappresentanti dei pendolari, che avrebbero forse sperato in una soluzione più immediata e di facile risoluzione. La Liguria infatti difficilmente si lascerà sfilare una piccola “miniera d’oro” (la Acqui Terme-Genova) senza nulla in cambio, nonostante la rabbia crescente dei pendolari per i continui disservizi e ritardi. Da Roma peraltro non dovrebbero arrivare diktat particolari a breve, visto che la linea non rappresenta certo una priorità, come dimostrato dalla scelta di dare la precedenza alla Asti-Acqui Terme (di proprietà del Piemonte) per l’introduzione di nuove carrozze per il trasporto dei passeggeri.
Luca Piana