Riduzione di reparti, il nosocomio della città termale ridotto a un presidio di pronto soccorso
Senza cardiologia e rianimazione resta un dato: pericolo reale per i cittadini
Sempre meno speranze per la salvezza di alcuni reparti dell’ospedale di Monsignor Galliano.
Il nosocomio acquese è “vittima” di un provvedimento regionale legato alla razionalizzazione delle risorse sulla sanità. Sul tavolo delle trattative c’è il mantenimento della cardiologia e della rianimazione, fondamentali in un territorio distante dal primo ospedale più vicino.
Anche se si parla di una vera e propria chiusura di questi reparti con l’annessa medicina generale e ortopedia, praticamente solo più con l’esistenza del Pronto Soccorso.
Una follia che non lascia margini di manovra al Sindaco della città Bertero che ha voluto informare il direttore regionale della sanità che, in qualità di massima autorità cittadina, laddove una persona dovesse morire in esito ai tempi di percorrenza, non esiterà a denunciare la Regione per omicidio.
L’Acquese ha bisogno dei reparti “salvavita”: Cardiologia e Rianimazione. Pronta la replica dalla Regione. “Io non uccido nessuno. Per le emergenze esiste il servizio di elisoccorso”.
Acqui è condannata insieme ad altre sei realtà locali a perdere il Dea di secondo livello. Anche dodici grandi città del Piemonte perderanno i Dea di primo livello.
Poco è servito il recente incontro tra le rappresentanze locali composte da Sindaci e Presidenti dei Comitati dei Comuni del distretto con il direttore generale della sanità, Fulvio Moirano. Anzi, lo stesso direttore non ha lasciato molte speranze evidenziando una spesa sanitaria di 8 miliardi, “un costo insostenibile. Sono necessari dei tagli strutturali”.
Anche le associazioni di volontariato sono scese in campo per la salvaguardia dell’ospedale. “Vogliamo comprendere le cause reali che hanno portato la Giunta regionale a realizzare una rivoluzione della sanità piemontese. L’assistenza ospedaliera è un diritto da gestire secondo equità e non con tagli lineari” fanno sapere le onlus acquesi impegnate quotidianamente in servizi sociali, consorzi socio-assistenziali e prestazioni ai degenti.
L’unica alternativa per il comune sarà il ricorso al Tar poiché non è ancora chiaro come verranno ridistribuiti i posti letto sul territorio acquese nella riorganizzazione generale delle strutture.
Giampi Grey