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Sboccia la primavera, arrivano i primi caldi, si organizzano le prime feste di Paese.
La valle Bormida rinasce e propone una serie di iniziative nei vari paeselli situati alla sponde del fiume.
La più importante è la festa del Polentone dove i singoli paesi, a turno, rievocano la tradizione della cottura della polenta cucinata in un grande paiolo di rame.
La prima occasione c’è stata a Monastero Bormida con il suo Polentonissimo andato in onda domenica 8 marzo. Nella prima domenica dopo Pasqua, sabato 11 e domenica 12 aprile, è toccato a Bubbio.
Nella seconda domenica di maggio si farà tappa a Cassinasco mentre il 24 sarà poi la volta di Ponti ed infine Roccaverano il 7 giugno.
La festa del Polentone desidera riportare agli albori le cronache di un tempo quando, durante gli inverni particolarmente freddi e con una grande carestia, il Signorotto del luogo, mosso a compassione, dava ordine di preparare una grande polenta per sfamare i “calderai” e tutti quelli che erano stati toccati da quel periodo di estrema povertà.
I “calderai” erano persone che transitavano nella valle, usata all’epoca come principale snodo commerciale tra Italia e Francia, ed erano abilissimi a riparare le pentole di rame.
Oggi la rievocazione del fatto storico si accompagna anche attraverso altre iniziative collaterali, occasioni di svago, di cultura e di possibilità di conoscere e quindi godere di paesaggi stupendi proprio in un momento dove l’intera valle sta rinascendo.
Come, ad esempio, a Bubbio dove si è svolta da pochi giorni 96ª edizione della Sagra del Polentone.
Le serate nel borgo antico hanno accompagnato la festa per le vie del paese con la possibilità di incontrare i personaggi del polentone: calderai negli accampamenti popolani, briganti, l’amanuense è di corte potrà rilasciare su richiesta un attestato di partecipazione, artisti di strada, guardie del castellano… il tutto allietato da momenti musicali e attrazioni varie legate al mondo medievale in uno splendido scenario.
Il clou arriva quando il castellano ordina alle guardie di lasciare entrare il capo del popolo per ritirare la farina di granoturco per sfamare con un enorme polenta non solo i calderai, ma tutti gli abitanti e i passanti.
E così la tradizione continua negli altri paesi della valle Bormida.

Giampi Grey

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