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Un’altra richiesta di risarcimento di danno ambientale è stata formulata alla Regione Piemonte da diciassette comuni della Val Bormida cuneese attraverso una delibera inviata anche al Ministero. Paesi come Cortemilia, Bergolo e Torre Bormida non si danno per vinti nella battaglia come parte attiva nella transazione con Eni-Syndial, società proprietaria del sito di Cengio. Da un recente studio la parte più colpita sia in termini ambientali sia lavorativi pare sia l’area vicina alla Granda. L’ecosistema del fiume Bormida è stato aggredito in passato non solo dall’inquinamento devastante dell’Acna di Cengio ma dall’inquinamento del polo industriale di Cairo e da quello della ex Monteflous di Spinetta Marengo. “A tali problemi, non ancora del tutto risolti, si aggiunge la deleteria gestione quantitativa delle acque deviate da un ramo all’altro del fiume e la non corretta gestione dei bacini artificiali presenti” sottolinea Eliana Barabino, responsabile di un gruppo attento al problema. Da qualche anno è stato predisposto un valido strumento quale il “contratto di fiume”, con l’obiettivo di migliorare la qualità ambientale della Val Bormida ma pare che dopo un avvio galoppante del progetto tutto sia fermo per mancanza di finanziamenti.

GG

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