La carne sintetica, che l’OMS suggerisce di chiamare ‘a base cellulare’, ha un potenziale di riscaldamento globale da anidride carbonica, per ogni kg prodotto, da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina. Questo dice la ricerca realizzata dall’Università della California a Davis. Lo ha riferito la Coldiretti, evidenziando che lo studio è stato appena pubblicato sul sito www.biorxiv.org.
“I ricercatori hanno condotto una valutazione stimando l’energia utilizzata – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – parametro che è grosso modo indipendente dal tipo di carne prodotta. È stata posta l’attenzione sulle sostanze in cui crescono, in laboratorio, le cellule staminali; pare che abbiano un forte impatto sull’ambiente a causa dei trattamenti necessari per evitare la formazione di tossine o batteri. Il risultato è che la produzione della carne in laboratorio impatta l’ambiente molto più della zootecnia tradizionale”.
Le preoccupazioni
Arrivano dal mondo della ricerca e fanno seguito ai rischi per la salute censiti dalla FAO e dall’OMS: sono stati individuati 53 pericoli potenziali per la salute, dalle allergie ai tumori, per i cibi a base cellulare (carne, pesce e latte).
I pericoli potenziali interessano le 4 fasi della produzione di cibo a base cellulare: la selezione delle cellule, la produzione, la raccolta e la trasformazione. Secondo gli esperti i rischi riguarderebbero la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica, oltre alla necessità di una particolare attenzione sull’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori e su come queste molecole attive possono interferire con il metabolismo o essere associate allo sviluppo di alcuni tipi di cancro. In questo contesto, va peraltro ricordato che l’Unione Europea ha vietato dal 1996 l’uso di ormoni nell’attività di allevamento e produzione della carne ed è quindi improbabile che l’Efsa lo possa approvare nell’ambito della produzioni a base cellulare.
La sfida
Spiega il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco: “Dal mondo scientifico arrivano conferme sulla necessità di rispettare il principio di precauzione. La sfida che Coldiretti lancia alle istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati al cibo, bensì a prodotti farmaceutici. In Italia c’è un disegno di legge, che deve essere valutato dal parlamento ma è sostenuto in modo ‘bipartisan’, per vietare produzione, commercializzazione e uso di cibo artificiale. La mobilitazione generale ha acceso i riflettori sul business, in mano a pochi ricchi e influenti del mondo, sul quale si comincia a fare luce”.