Il programma di studi epidemiologici è stato avviato nel 2015
nell’area della Fraschetta di Alessandria e riguarda il periodo 1996-2014
La “Fraschetta” è un’area vasta costituita da diversi Sobborghi e Frazioni alcuni più vicini o addirittura confinanti con siti industriali.
In particolare, tale situazione è riferibile ai Quartieri del Sobborgo alessandrino di Spinetta Marengo che confinano con il cosiddetto “Polo Chimico”. Ma anche altri Sobborghi dell’area della Fraschetta sono stati in passato esposti a inquinanti ambientali di varia natura: inquinamenti di aria, acqua e suolo, principalmente dovuti ad attività antropiche e ad insediamenti industriali.
«Per tale motivo — ricorda l’Assessore all’Ambiente e Salute di Alessandria — già nel passato furono svolte dall’Amministrazione Comunale di Alessandria indagini e valutazioni sullo stato di salute della popolazione residente. Tali indagini ebbero il limite di essere episodiche, nate sull’onda emotiva di un evento esterno (incidente, indagine giudiziaria, finanziamento “una tantum”)».
«La nostra Amministrazione — sottolinea ancora l’Assessore — ha deciso di riprendere organicamente tali attività conducendole sistematicamente e soprattutto “senza soluzione di continuità”, con funzione di “Osservatorio e Studio ambientale e sanitario”».
Il programma di indagine “sul rischio ambientale e sanitario mediante valutazione dello stato di salute della popolazione” nell’area della Fraschetta veniva ufficialmente presentato l’8 luglio 2015 e prendeva avvio nei primi mesi del 2016.
Condotto dal Dipartimento di Epidemiologia e Salute Ambientale di ARPA Piemonte e dal Coordinamento del Piano Locale di Prevenzione (PLP)–Funzioni Aziendali di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della ASL AL, la ricerca si è anche declinata riconsiderando e studiando indagini epidemiologiche condotte da ARPA Piemonte, per conto della Procura, sulle popolazioni residenti nelle adiacenze del Polo Chimico e sui lavoratori del Polo Chimico stesso.
I Soggetti istituzionali sopra menzionati hanno incentrato la prima fase del proprio lavoro di indagine approfondendo, quale focus primario, la valutazione dello stato di salute dei residenti di tutta la Fraschetta attraverso l’analisi epidemiologica dell’andamento nel tempo della mortalità e morbosità locale, per cause di malattia, dal 1996 al 2014.
A tale ambito tematico della ricerca si è aggiunto anche uno studio condotto sui lavoratori della Solvay Specialty Polymers Italy spa e, in particolare, riguardante gli effetti di lavorazioni risalenti a 15-20 anni addietro: studio specificamene condotto dall’Unità di Epidemiologia occupazionale dell’ASLTO3.
La prima fase del programma di indagine si è articolata, in particolare, secondo i seguenti filoni tematici e con il coinvolgimento diretto dei seguenti specifici Soggetti istituzionali:
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ricoveri ospedalieri: ARPA Piemonte (dr. Ennio Cadum)
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mortalità: ASL AL (dr. Claudio Rabagliati)
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studio occupazionale: ASL TO3, unità di Epidemiologia occupazionale (dr.ssa Antonella Bena)
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inquadramento complessivo: ASL Regione Piemonte (dr. Vittorio Demicheli)
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inquadramento ambientale: ARPA AL (dr. Alberto Maffiotti)
Di seguito gli elementi peculiari relativi all’esito della analisi fino al momento condotta.
Risultati dell’indagine epidemiologica – Fase1
Da parte del Coordinamento PLP-Funzioni Aziendali di Epidemiologia dell’ASL AL è stato realizzato lo studio epidemiologico di mortalità nel periodo 1996-2014, analizzato nel suo insieme e in sotto-periodi quinquennali (1996-2000, 2001-2005, 2006-2010, 2011-2014).
La ricerca ha compreso:
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raccolta e analisi dei dati locali di decesso (tratti dalle banche dati regionali e dall’archivio di mortalità del SISP ASL AL – sede di Alessandria);
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elaborazione dei tassi standardizzati di mortalità e loro significatività statistica, confrontati con i valori medi di Provincia di Alessandria e Regione Piemonte;
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valutazione degli andamenti temporali degli eventi e valutazione epidemiologica dei risultati.
Il suddetto studio ha posto in evidenza su tutta la popolazione (maschi + femmine) una mortalità superiore, significativa — rispetto alle medie regionali e/o provinciali — per le seguenti patologie (sono descritte le variazioni percentuali rispetto ai territori di confronto e il corrispondente numero totale degli eventi registrati nei 19 anni del periodo 1996-2014):
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primo gruppo di cause, in eccesso statisticamente significativo, numericamente più consistente:
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stati morbosi maldefiniti (+236,6% vs. Regione e +126,2% vs. Provincia; n. 202 eventi di cui n. 78 tra i maschi e n. 124 tra le femmine); tale attribuzione di causa di morte è conseguente a carenza di codifiche causali specifiche e/o a riferimento a cause generiche (mal definite) nella stesura della scheda di morte;
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tumore del rene (+55,5% vs. regione e +62,8% vs. provincia; n. 33 eventi di cui n. 16 tra i maschi e n. 17 tra le femmine);
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secondo gruppo di cause, in eccesso statisticamente significativo, la cui numerosità in molti casi risulta essere estremamente ridotta:
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melanoma (+75,2% vs. Regione e +85,3% vs. Provincia; n. 17 eventi di cui n. 11 tra i maschi e n. 6 tra le femmine);
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tumori dell’ovaio (+71,3% vs. Provincia; n. 18 eventi tra le femmine);
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malattie reumatiche croniche (+74,0% vs. Regione e +61,7% vs. Provincia; n. 21 eventi di cui n. 7 tra i maschi e n. 14 tra le femmine);
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asma (+73,4% vs. Regione e +45,6% vs. Provincia; n. 10 eventi di cui n. 7 tra i maschi e n. 3 tra le femmine).
Il Dipartimento di Epidemiologia e Salute Ambientale dell’ARPA Piemonte ha condotto, in sincronia con lo studio sulla mortalità dell’ASL, uno studio sui ricoveri ospedalieri — anch’esso per sotto-periodi e sull’intero periodo — che non ha messo in luce patologie in eccesso con indicazione di esposizione pregressa a determinanti ambientali (sull’intera area in studio).
Le uniche cause che rispondono al requisito di possibile causa ambientale nota, dato un eccesso di rischio coerente in entrambi i sessi, sono state:
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i mesoteliomi (legati ad esposizione pregressa ad amianto);
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il diabete mellito (riportato in eccesso in vari studi condotti in siti contaminati, compreso lo studio “Sentieri”), con minore livello di evidenza;
Gli eccessi significativi riscontrati per malattie della pelle, tumore del polmone, morbo di Parkinson e cirrosi epatica, solo negli uomini, sono indicativi di esposizioni voluttuarie tipiche del sesso maschile (tumore del polmone, legato all’abitudine tabagica, e cirrosi epatica, legata nel Nord Italia a consumo di alcool) o da predisposizione ereditaria (Morbo di Parkinson).
Nello stesso studio è stato peraltro segnalato un eccesso di ricoveri per malattie infettive (sia negli uomini sia nelle donne) nel periodo più recente (2011-2013), probabilmente legato ad una caduta delle coperture vaccinali nell’area.
Nello studio di mortalità sulla coorte dei lavoratori della Solvay Specialty Polymers Italy spa — riferibile ad esposizioni di un periodo precedente — è stato invece riscontrato un eccesso per tumori del polmone, linfomi non Hodgkin e mesoteliomi. Tale eccesso è per lo più da porre, per l’eziologia e le correlazioni conosciute, con esposizioni pregresse a cromo ed amianto.
La Fase 2 del programma di indagine
A questa indagine iniziale — che ha messo in luce pochi eccessi di rischio sull’intera area, ma evidenze di rischio nella zona adiacente il Polo Chimico — si farà seguire un’indagine ancora più approfondita sull’area mediante:
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una ricerca aggiornata agli ultimi anni disponibili e circoscritta ai residenti in zona “a ridosso” del Polo chimico (entro l’area di ricaduta delle emissioni industriali, cioè entro un raggio di 2-3 Km);
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uno studio di correlazione tra patologie e distribuzione degli inquinanti, sulla base dei dati dei modelli di ricaduta degli inquinanti del Polo chimico, confermati da rilievi sperimentali, acquisiti in continuo da una centralina ARPA funzionante dal 2016 in uno dei punti di maggior ricaduta.
L’attività riceverà finanziamenti previsti nel Bilancio previsionale 2017-2019 del Comune di Alessandria e avrà una durata di circa 18 mesi.
In merito alla odierna conferenza stampa, l’Assessore Comunale all’Ambiente e Salute sottolinea che «non vi è dubbio di come i sobborghi di Alessandria della zona denominata Fraschetta siano stati e siano tuttora soggetti a stress ambientale di varia natura: inquinamenti di aria, acqua e suolo che risultano principalmente dovuti agli insediamenti industriali dell’area».
«Per questo — dichiara ancora l’Assessore — è importante continuare ad approfondire il tema del rapporto “Ambiente e Fraschetta” e gli obiettivi che si sono assegnati alla seconda fase dell’indagine, maggiormente specifica, potranno ancora meglio mettere in luce se eventuali eccessi riscontrabili possono o meno essere riconducibili ad emissioni pregresse od attuali derivanti dagli impianti del Polo Chimico».