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Nelle ultime settimane c’è stato un susseguirsi di critiche con relative polemiche da parte di esponenti politici, con comunicati stampa e post sui social, in merito all’aumento dei compensi ai vertici dell’Amag.

Premesso che non è mia intenzione fare il difensore di ufficio di nessuno, mi ritengo però in obbligo come cittadino e ex manager di fare qualche considerazione i merito.

Innanzi tutto anche che se la proprietà di Amag è pubblica va ricordato che se si vuole evitare (come è successo per altre partecipate in passato) di farla fallire, la stessa va gestita come se fosse una società privata e cioè con professionalità e con metodi marketing oriented.

A questo proposito va ricordato che il valore aggiunto di ogni impresa indipendentemente dal fatto che sia privata o pubblica, sono gli uomini e le donne che la compongono e in particolare chi ha il compito di gestirla e prendere le giuste decisioni finalizzate a farla crescere e produrre utili.

Nel mondo delle imprese vige da sempre un principio “manager efficienti possono fare la fortuna dell’azienda, così come manager mediocri possono distruggerla”.

Partendo da questo fondamentale presupposto è evidente che non è tanto importante quanto gli stessi vengono pagati, ma quanto rendono per l’azienda (il caso Marchionne alla Fiat lo conferma).

In passato l’Amag è stata gestita con un evidente scarsa professionalità, con ai vertici un Manager che percepiva emolumenti ben superiori a quelli attuali e con il beneplacito dell’Amministrazione Comunale in carica.

Una gestione a carattere padronale a dir poco disastrosa, dove i termini piano industriale, definizione obiettivi e controllo dei risultati erano illustri sconosciuti, come tra l’altro dimostrato dal fatto che nel tempo si sono accumulati crediti inevasi per circa 50 milioni di euro (equivalenti all’epoca a circa il 50% del fatturato dell’azienda) con una situazione di bilancio che avrebbe rischiato di far fallire qualsiasi impresa privata.

L’attuale management dell’Amag (che ha ereditato una situazione a dir poco critica) ha dimostrato, come si evince dai dati di bilancio 2014, professionalità ed efficienza, definendo piani industriali e obiettivi sui quali operare con le relative priorità, come ad esempio un parziale recupero dei crediti, un migliorato rapporto con le banche, la razionalizzazione dei costi, la creazione di una multiutility, un assorbimento degli oneri finanziari, un aumento della quota degli investimenti, una riduzione dei debiti verso l’Amministrazione Finanziaria e verso i fornitori, una riduzione della posizione finanziaria netta verso banche e Comuni soci e con un utile netto di 1,3 milioni di euro.

Le previsioni per il 2015 sono ancora migliori, con ricavi e redditività in aumento, un miglioramento nel recupero crediti e un piano di investimenti di 8,5 milioni di euro.

Va altresì precisato che l’assemblea dei soci ha recentemente approvato aumenti per i vertici che prevedono una parte come fisso e una parte legata la raggiungimento degli obiettivi (come normalmente avviene in qualsiasi società privata) nel pieno rispetto delle normative di legge vigenti.

Pertanto alla luce di quanto sopra non resta che attendere gli sviluppi futuri e solo allora, sulla base dei risultati, si potranno trarre le relative conclusioni con le considerazioni del caso. Occorre ricordare che se Amag viene gestita bene produce degli utili che vengono reinvestiti nella città a vantaggio dei cittadini e questa è l’unica cosa che conta, il resto almeno per ora sono solo inutili polemiche.

Pier Carlo Lava

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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