Il ds grigio Fabio Artico in tribuna per Alessandria-Vicenza (foto Paolo Baratto)

Oggi pomeriggio nella sala stampa del ‘Moccagatta’ l’aria era triste. C’erano molti giornalisti, tutti attenti e curiosi, ma la consapevolezza della fresca retrocessione in C era pesante, faceva ombra.
Il direttore sportivo dell’Alessandria Fabio Artico non si è sottratto alle domande, rispondendo a tutto ciò che gli veniva chiesto sotto lo sguardo e l’ascolto attenti di Luca Borio e Federico Vaio, n. 2 e n. 3 della società, e dei componenti la Segreteria e l’Ufficio Stampa.

  • Nel tuo ruolo ritieni di aver fatto degli errori e, se sì, quali?
    “Sono giorni difficili in cui sto cercando di smaltire la rabbia e l’amarezza. Errori si, ne ho fatti: di valutazioni tecniche e di situazioni. Ma nomi non ne faccio, non sarebbe corretto. Parlandone ora, potevo fare scelte diverse, ma me ne accorgo adesso. Potevo fare di più per il rendimento di qualche giocatore, certo, o per la gestione di qualche situazione, ma ho pagato lo scotto del noviziato in categoria, come tutte le componenti della società. Ma sono cose che capisci solo quando ci sei dentro “. 
  • I nomi li facciamo noi, allora: dagli ultimi arrivati Ariaudo e Barillà, mai utilizzati, a Palazzi sempre infortunato, fino a Marconi, 3 gol, che ha reso molto meno di quanto ci si aspettava.
    I primi 2 sono arrivati il 25 febbraio, reduci da una lunga inattività. Certamente non stavano bene, ma non sono mai entrati nel meccanismo generale, che stava funzionando, e non hanno trovato spazio. Palazzi è arrivato il 31 agosto e si è subito fatto male all’arco plantare; 3 mesi per guarire e dopo 15 giorni ha avuto una ricaduta. Quanto a Marconi, era il miglior attaccante che potevamo prendere in quel momento, forse per via delle 8 giornate di squalifica. Se non le avesse avute, aveva prospettive più alte rispetto ad Alessandria e non sarebbe venuto. Ha deluso, è vero, e lui per primo lo sa, ma forse non è stato messo nelle condizioni di giocare sempre”. 
Fabio Artico oggi in conferenza stampa
  • Hai avuto risorse sufficienti per il mercato della categoria?
    “Ritengo di sì, per la realtà che siamo. Un budget da squadra di medio-bassa classifica, considerando che siamo arrivati per ultimi (17 giugno) ed eravamo in ritardo per il mercato, perché la costruzione delle squadre inizia a metà maggio. In una categoria di corazzate dal punto di vista economico, societario e storico. Pensate che il patron del Vicenza, Rosso, qualche giorno fa ha dichiarato che a gennaio ha dato mandato al suo ds di comprare chi voleva, senza limiti di spesa”. 
  • Quindi quali sono i motivi della retrocessione?
    “Tanti. Siamo retrocessi per 1 solo punto, ma tutti insieme. Non c’è un errore in particolare o un colpevole designato. E’ un insieme di situazioni. Come quando si vince, anche quando si perde ci sono tante cose, in tutti i settori della società, che hanno funzionato meno del dovuto. Abbiamo pagato tutti il noviziato in categoria. Questo è un momento di riflessione e di crescita per tutti e io medito ogni giorno sui miei errori, cercando di imparare per diventare migliore, qui ad Alessandria, dove ho ancora 2 anni di contratto, o altrove”. 
  • Come mai il mercato di gennaio ha portato poco, solo in prestito?
    “Abbiamo fatto il mercato che si poteva fare, rispettando l’equilibrio finanziario della società. Come anche in estate, l’equilibrio dei conti è sempre stato oggetto di attenzione, ma le scelte sono state tutte condivise. L’allenatore faceva le sue richieste, il ds in base alle conoscenze cercava profili coerenti con esse. Con Longo mi sono confrontato spesso, a volte anche con qualche discussione. Ma la grande difficoltà è stata l’arrivo in una categoria che mancava da quasi mezzo secolo, e questo nel calcio pesa”.
  • E per il futuro quali sono i programmi?
    “Non lo so, siamo tutti in attesa delle decisioni del presidente. Bisognerà sedersi e parlare, poi si potrà continuare insieme oppure ognuno per la propria strada. Quanto all’organico, ci sono 16 giocatori sotto contratto, compresi i 4 prestiti che rientreranno: Eusepi, Gerace, Giorno e Sini“.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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