L’anno horribilis della Provincia è certificato dai dati delle varie associazioni di categoria presenti sul territorio
L’agricoltura dell’alessandrino duramente colpita da clima e tasse. L’anno horribilis della Provincia è certificato dai dati delle varie associazioni di categoria presenti sul territorio.
Il 2014 è andato in archivio senza troppa nostalgia sia per molti cittadini – e quindi anche potenziali lavoratori, precari e disoccupati – sia per le aziende. Sono poco più di centoquaranta i fallimenti certificati (142 per la precisione) in tutta la Provincia di Alessandria nell’anno appena terminato e sembra davvero difficile che ci possa essere un’inversione di rotta entro breve.
“Ad essere in difficoltà sono soprattutto le imprese artigiane. – spiega Adelio Ferrari, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Piemonte – Rispetto al 31 dicembre 2013 abbiamo perso 252 imprese e si prevede che nel primo semestre 2015 altre 181 chiuderanno i battenti. Un dato preoccupante anche se l’emorragia si sta riducendo”.
Un dato regionale che rispecchia perfettamente l’andamento provinciale, certificata anche dalla netta diminuzione delle persone occupate (278.193 unità, 9.324 in meno rispetto all’anno precedente) che si prevede si assesti a 277.151 nel 2015.
Eppure anche a livello nazionale si parla di una possibile ripresa dell’economia già nei prossimi mesi, con l’auspicio di seguire l’esempio delle province di Torino e Vercelli – che hanno chiuso il 2014 con una modesta crescita -anche grazie agli eventi regionali e nazionali in programma a breve.
“Le aspettative per un miglioramento sono comunque presenti – conclude Ferrari – in ragione dei numerosi appuntamenti che attendono il Piemonte nel 2015, Expo in primis, poi il bicentenario della nascita di don Bosco, l’ostensione della Sindone e Torino capitale dello sport. Infine dall’azione del Governo gli artigiani attendono la concretizzazione di molte promesse, come il completo sblocco dei pagamenti della Pa, la drastica riduzione delle incombenze burocratiche e l’abbassamento della pressione fiscale che, insieme all’auspicata ripresa dei paesi locomotiva, consentiranno di ritrovare il sentiero della crescita”.
Per quanto riguarda la Provincia di Alessandria sono appunto 142 i casi sentenziati di fallimento, con conseguente consegna dei registri contabili in tribunale. Dall’elenco potrebbero comunque mancare decine di imprese del territorio che hanno chiuso le attività i battenti senza aver compiuto l’atto ufficiale. E, visto che il capoluogo provinciale dista all’incirca trenta chilometri dal confine con la Liguria, non arrivano buone notizie neanche da quelle parti.
Lì la disoccupazione ha toccato quota il 9,8% – il Piemonte ha raggiunto quota 10% – con un dato in crescita del 1,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2013.
Tempi duri, quindi, anche per i pendolari che da anni si recano a Genova e provincia per il lavoro, perlopiù del settore turistico e logistico nei porti del capoluogo ligure e di Savona.
“Siamo di fronte a dati ancora preoccupanti, che posizionano la regione davanti quasi solamente al Mezzogiorno”. Parole di Giancarlo Grasso presidente di Confartigianato Liguria.
Luca Piana
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La rinascita della Provincia di Alessandria – e pure di gran parte del Piemonte, come dichiarato nell’articolo a fianco da Adelio Ferrari, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese regionale – passa dall’Expo di Milano che prenderà il via a maggio.
Proprio per questo motivo la sezione provinciale della Confartigianato ha deciso di creare un’opportunità per promuovere le imprese all’interno dell’area milanese dell’Expo.
Proprio per questo motivo si è deciso di istituire il “Fuori Expo Confartigianato” in un prestigioso spazio dedicato nel cuore creativo della città di Milano, tra esposizioni, percorsi tematici, incontri e partnership eccellenti.
Si tratta di un’area di 1800 mq. allestita in via Tortona 32, nei capannoni occupati fino a qualche anno fa dall’Ansaldo, con 30 stand espositivi che ospiteranno, a rotazione nelle 27 settimane di Expo, le imprese che desidereranno aderire alla Rassegna delle Eccellenze. A questo si aggiungeranno dieci spazi espositivi all’interno dello Store delle Eccellenze, mentre altri cinque saranno dedicati allo Street food. A supporto dell’intera iniziativa e per l’intera durata del Fuori Expo di Confartigianato sarà approntata un’intensa attività di comunicazione coordinata verso l’esterno attraverso le relazioni con la stampa italiana e straniera, una web tv e social media.
Per informazioni contattare la Confartigianato di Alessandria -o le sedi distaccate in provincia -: l’ingresso agli spazi espositivi sarà gratuito.
Luca Piana
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L’agricoltura dell’Alessandrino, duramente colpita dalle intemperie delle alluvioni e dai danni alla viabilità, s’è trovata un altro ostacolo da superare, cioè la cosiddetta “IMU agricola”. Gli agricoltori, attraverso la CIA, comunicano che si rifiutano di pagarla. Si tratta, in pratica, della revisione della normativa riguardante l’applicazione della tassa ai terreni ubicati nei Comuni montani e collinari, apportata dal Governo nel novembre scorso e molto criticata. Il decreto interministeriale del 28/11/14, riprendendo un orientamento espresso nel D.L. n°66 del 24/4/14, ha modificato i termini dell’esenzione dall’IMU stabiliti dal D.Lgs. n°504 del 30/12/92. Facendo riferimento all’ICI, esso prevedeva che non si dovesse pagare l’imposta sui terreni agricoli nei Comuni di montagna, con alcune differenze per quelli “parzialmente delimitati” (cioè, non completamente montani). Il governo Renzi, invece, ha ridefinito i parametri della detta esenzione, applicandola interamente agli appezzamenti siti in Comuni la cui Casa comunale è posta a un’altitudine di almeno 601 metri sopra il livello del mare. Per gli enti tra i 281 e i 600 m s.l.m., non c’è l’obbligo di saldare l’IMU solo per i terreni posseduti da coltivatori diretti e da imprenditori del settore con il requisito della previdenza agricola o in fitto ad altri soggetti di questa natura. Infine, sotto i 280 m s.l.m., non è prevista alcuna esenzione. Il decreto ha fatto arrabbiare diversi amministratori della provincia di Alessandria per varie ragioni. Innanzitutto, il massimo gettito previsto ammonta a 350.000.000€, cifra che dovrebbe compensare i tagli imposti agli enti locali da Roma. Tuttavia, i sindaci ritengono che così s’impongano eccessivi salassi a chi possiede terreni agricoli nel proprio territorio, con la beffarda constatazione che difficilmente quanto è stato tolto dal governo centrale possa essere recuperato in quel modo. Inoltre, sono stati contestati il criterio dell’altitudine per l’esenzione, la pretesa di categorizzare terreni spesso frazionati e senza un proprietario certo, basandosi su dati catastali vetusti, e il termine temporale per il saldo dell’imposta, previsto in unica rata per il 16/12/14. Proprio a questa data risale il decreto legge n°185, che ha rinviato il pagamento della tassa per i Comuni montani al 26/1/15. Otto giorni dopo, il TAR del Lazio ha disposto la sospensione dell’applicazione della norma. Il 21 gennaio il tribunale non ha annullato il decreto ministeriale, né ha sospeso la scadenza del 26 gennaio, fissando una “udienza di merito” il 17 giugno. Perciò, i Comuni hanno fornito le istruzioni per il pagamento dell’imposta con un’aliquota del 7,6‰. A complicare le cose c’è la sospensione del decreto del Ministero dell’Economia (n. 77322/14) “recante esenzione dall’IMU prevista per i terreni agricoli ai sensi dell’articolo 7”, emessa il 14 gennaio e valida fino al 4 febbraio (quando il TAR si riunirà per ridiscuterne). I Comuni montani, supportati dall’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), si sono rivolti al Governo per risolvere questa situazione ingarbugliata. L’amministrazione centrale, da parte sua, ha dimostrato, almeno con le parole dei ministri delle Politiche Agricole e degli Affari Regionali, Maurizio Martina e Maria Carmela Lanzetta, di voler rivedere i criteri per l’esenzione dei terreni dall’IMU.
Stefano Summa