Il cicloturismo nasce dal connubio tra la passione per la bicicletta ed il turismo incentrato sulla scoperta dei luoghi più caratteristici del nostro Paese, come piccoli borghi e città d’arte, e di suggestive aree naturali. Oltre ad essere un modo di viaggiare molto economico per chi lo pratica, con il passare degli anni il cicloturismo è diventato un vero e proprio business che può generare dei fatturati globali che superano i 5 miliardi l’anno. Per i cicloturisti, la bicicletta non viene intesa solo come un mezzo di trasporto, ma come un vero e proprio stile di vita avventuroso attraverso il quale conoscere luoghi sconosciuti e non sempre indicati come mete turistiche tradizionali. Il cicloturismo si sviluppa inizialmente all’estero, soprattutto in Europa ed in Nord-America, grazie anche ad associazioni come la ECF (European Cyclists’ Federation), le quali hanno elaborato EuroVelo, una mappa di itinerari ciclistici specifici per gli appassionati del viaggio in bicicletta.
In Italia nel 2014 nasce Bicitalia, una rete ciclabile nazionale coordinata con quella europea EuroVelo e promossa dalla FIAB, la Federazione Italiana degli Amici della Bicicletta. Tra gli itinerari più suggestivi la ciclopista del Sole, che va dal Brennero a Santa Teresa di Gallura, o quella del Po, dalla sorgente al Delta del grande fiume, oppure la ciclovia degli Appennini, la Salaria, dei Tratturi, la Pedemontana Alpina e quella dell’Adda. Anche la nostra provincia gode di alcuni interessanti itinerari ciclistici, come nella zone della Bassa Valle Tanaro o della Val Curone, o la pianura alluvionale tra Tanaro, Po e Scrivia, ed i percorsi per i paesaggi dell’Acquese fino alle colline del Monferrato, senza dimenticare il percorso dedicato a Fausto Coppi tra i Colli Tortonesi.
Federica Riccardi
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Sulle strade di Coppi: itinerario ciclistico che si sviluppa tra i Colli Tortonesi con partenza ed arrivo a Castellania, città natale di Fausto Coppi. Un percorso ben indicato ed interamente su strade asfaltate ma mal tenute, con qualche tratto dissestato e con alcune frane causate dall’alluvione dello scorso anno nel tragitto tra Carezzano e Costa Vescovato e la poca manutenzione della pista ciclabile tra quest’ultimo paese e Villaromagnano, solo a tratti asfaltata di recente.
Colori e profumi della Val Curone: Percorso con partenza dalla Pieve romanica di Viguzzolo, attraversa il borgo di Volpedo per poi proseguire tra i luoghi della Val Curone e della Val Grue, contornati da vigneti dai colori vivi. Il percorso non ha indicazioni e si estende per qualche km su strade provinciali trafficate. Difficile e poco sicuro il tragitto che va dalla frazione Guardia a salire verso Casasco, una strada piena di tornanti completamente dissestata e senza guard rail.
La pianura alluvionale tra Tanaro, Po e Scrivia: Partenza dall’abitato di Lobbi, con in alternanza tratti di strade asfaltate e mediamente trafficate e di sterrato lungo l’argine del fiume. Si attraversa Piovera e il suo antico Castello verso Sale per un tratto di pista ciclabile interamente ricoperta di foglie ma in discrete condizioni, proseguendo fino a Tortona attraverso strade sterrate.
Bassa Valle Tanaro: Partenza dalla stazione di Alessandria attraversando parte della città con difficoltà dovute a molti tratti di piste ciclabili chiusi per lavori per i quali bisogna ripiegare su percorsi alternativi trafficati. Si continua verso Valle San Bartolomeo da dove si imbocca un percorso sterrato a lato del fiume, privo di indicazioni e con buche ed immondizia a tratti. Si attraversa la frazione di San Bernardo e Rivarone con un saliscendi piacevole tra le colline. Si prosegue per Sale e Castelceriolo, prendendo strade provinciali poco sicure, fino ad arrivare alla SS10 di Marengo.
Da Alessandria ad Asti lungo il Tanaro: Percorso anch’esso povero di indicazioni e pieno di deviazioni che parte dalla Stazione fino a raggiungere i luoghi Astigiani, attraversando Casalbagliano, Villa del Foro e Oviglio verso Rocchetta Tanaro, dove si prosegue per lo sterrato del Parco Regionale, per concludere una discesa asfaltata verso Asti.
Da Nizza Monferrato ad Acqui Terme: Si parte da Nizza Monferrato in direzione Canelli attraverso la S.P 592, molto trafficata e senza indicazioni di percorso. Si intraprende una lunga salita asfaltata verso Montabone, tra colli pieni di vigneti e tornanti dalla pendenza notevole. Arrivati ad Acqui Terme, si ritorna indietro verso Nizza M. passando per Ricaldone, Maranzana e Mombaruzzo, tratto ben percorribile ma senza cartelli ed indicazione.
Arte e paesaggi dell’Acquese/Le colline del Dolcetto: Un tour dell’Acquese, che comprende la visita alla città termale ed un escursione nelle colline limitrofe, da Melazzo alla zona di Urbe e del Savonese, stando attenti al frequente passaggio di moto. Seguendo questo percorso si possono percorrere le strade sulle quali transita annualmente la Milano-Sanremo.
Contrasti di mezza collina: Percorso che unisce Novi Ligure, Acqui Terme ed Ovada. Dal Museo dei Campionissimi di Novi Ligure è possibile dirigersi verso il confine con la Liguria passando dalla città natale di Fausto Coppi, da Gavi e la zona della Val Lemme o dalla strada provinciale, più lineare ma anche trafficata.
Ovadese a 360°: Ovada è punto di partenza e di arrivo per effettuare diversi circuiti che passano per Molare, Carpeneto, Cremolino e la zona della Valle Stura. Su queste strade nel mese di ottobre si corre Ovada in Randonnée, una cicloturistica non competitiva di livello internazionale.
Federica Riccardi
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Cicloturismo in provincia di Alessandria: un’occasione sprecata o no? Come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Il turismo a due ruote rappresenta una risorsa importante per il nostro territorio, una “miniera d’oro” di cui gli enti preposti e tanti appassionati sono consapevoli.
Eppure, l’impressione è che non si faccia abbastanza da diventare leader in un settore sì di nicchia nel grande scenario del turismo, ma in crescita costante e molto diffuso in varie zone d’Europa.
Per capire meglio lo stato dell’arte del cicloturismo alessandrino, ci siamo rivolti a un ciclista convinto che èa un punto di riferimento per gli appassionati locali e stranieri della bicicletta.
Il capoluogo di provincia è molto vivibile in bici, essendo tutto in pianura e non troppo trafficato. Eppure, molti suoi abitanti preferiscono prendere la macchina, con i conseguenti disagi in termini di parcheggi e inquinamento.
Pur essendo un convinto ciclista, il nostro amico non biasima questa scelta, perché l’ambiente cittadino scoraggia fortemente l’adozione del velocipede come comune mezzo di trasporto. Piste ciclabili scollegate le une dalle altre, poca considerazione del ciclista da parte delle automobili sulla sede stradale e dei pedoni sulle ciclabili stesse e, spesso, il mancato rispetto del codice della strada per opera dei medesimi ciclisti contribuiscono a rendere Alessandria una città poco amichevole per chi la vuole attraversare in sella alla propria bici.
Dipinta una situazione dove il fuoco della passione per la bici é così tenuto basso, comunque alimentato da una comunità di cicloamatori e ciclisti più o meno professionisti, il quadro che emerge è agrodolce nonostante gli sforzi degli enti per la promozione del cicloturismo in provincia. Si riconosce il merito ad Alexala (Agenzia Turistica Locale della provincia di Alessandria) dell’impegno nel creare una rete di strutture bike-friendly e nel dare una piattaforma per le iniziative legate a questo mondo.
È apprezzato anche il lavoro del Comune di Alessandria, in collaborazione con l’ex dipendente comunale Pier Paolo Chilin, finalizzato a recuperare le profonde radici storiche del rapporto tra il capoluogo e la bicicletta.
Tuttavia, è necessario un ente amministrativo superiore in grado di coordinare e mettere in atto i tanti progetti sulla carta, velocizzando le procedure e contrastando inutili localismi tra i centri zona. Importante sarebbe anche la fornitura di servizi richiesti dai tanti stranieri che vogliono attraversare in bici la nostra provincia, come ad es. il noleggio di velocipedi. Occorre, inoltre, promuovere una cultura della bicicletta a 360°, accompagnata da una completa revisione della rete ciclabile, allo scopo di risolvere punti critici come il cavalcavia di viale Brigata Ravenna ad Alessandria.
Stefano Summa
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Le terre del cioccolato e del vino non sono più quelle del ciclismo. E se a Novi Ligure non è un caso trovare eventi dedicati ai prodotti enogastronomici locali (“Dolci Terre di Novi”) e all’enologia (soprattutto nel novese, come per esempio “Di Gavi in Gavi”) al momento l’attività (agonistica e non) su due ruote sembra al momento relegata in soffitta. Le strade di Fausto Coppi e Costante Girardengo sono poco sfruttate sia dal punto di vista turistico sia da quello strutturale. Poche le piste ciclabili presenti sul territorio, solo due le compagini giovanili presenti sul territorio (asd Città dei Campionissimi e Overall Cycling Team di Pasturana). Eppure sono diversi gli esponenti di vario tipo – dalla politica alla cultura, senza tralasciare gli addetti ai lavori delle due società ciclistiche – che sembrano soddisfatti della considerazione mostrata dalla nuova amministrazione comunale guidata da Rocchino Muliere verso questo sport e la filosofia di vita che si porta dietro. Le iniziative a tal proposito non mancano: da BicicLeggiamo (iniziativa estiva che coniuga la passione per la lettura alle due ruote) alle visite guidate degli edifici storici del novese in bicicletta (al costo variabile oscillante tra i due e i cinque euro). Il Museo dei Campionissimi – che pare essere un entità in alcuni casi “sconosciuta” al popolo novese – è stato l’ultimo passaggio ciclo-turistico realizzato dalla città prima dell’ennesimo momento di appannamento. La mancanza di piste ciclabili e servizi di bike sharing viene segnalata sempre più spesso da turisti stranieri – molti dei quali viaggiano in pullman Gt con le biciclette al seguito – che sembrano increduli su come sia possibile trascurare in questo modo un patrimonio storico. Mezzo secolo dopo le imprese di Coppi e Girardengo Novi Ligure sembra aver perso quella linea guida su due ruote.
Luca Piana