Il degrado è acclamato: il ripristino dell’area è improcrastinabile. Ne va dell’immagine della città
La vita del pendolare è un’incognita ogni giorno: ritardi, soppressioni e guasti
A cura di Stefano Summa
I giardini pubblici prospicienti la stazione ferroviaria di Alessandria sono spesso al centro di episodi di cronaca e in genere hanno pessima fama, additati come un luogo infrequentabile. Abbiamo deciso di visitarli in un qualsiasi pomeriggio di primavera per tentare di conoscerne le caratteristiche.
L’ex pista di pattinaggio
Siamo partiti dall’area prossima al Teatro Comunale, dove da tempo è stata rimossa la pista di pattinaggio su ghiaccio. I detriti sono stati tolti e ora è presente un appezzamento di terra, con qualche alberello sparso già impiantato. L’ingegnere capo del Comune, Marco Neri, ha dichiarato di voler restituire al verde l’area, rivendendo i prefabbricati ancora esistenti.
L’area giochi e il laghetto dei cigni
Il punto di ricreazione è frequentato da un paio di bambini, pressoché gli unici che abbiamo visto nella nostra escursione. Completamente abbandonato, invece, è il laghetto dei cigni, dove la grande assente è l’acqua, soprattutto nella vasca principale. Al suo posto ci sono lattine di birra (le stesse che si trovano nel pozzetto sotto il ponte di legno, che ha ancora un po’ di acqua) e travi di legno, probabilmente parte della recinzione divelta nel tempo.
L’ex Piccadilly
Non si fatica a comprendere come si tratti dell’edificio che fa più discutere per il suo evidente stato di degrado. La facciata presenta vetri rotti e segni dell’incendio che lo colpì due anni fa. Sul retro è possibile mettere la testa all’interno, perché la parte superiore della porta è stata rimossa, e lo spettacolo è ben poco edificante. Numerose bottiglie di vetro e cartonati di vino, puzzo di pipì e di escrementi, sporcizia diffusa sono gli indizi della frequentazione di questo luogo.
L’ex Zerbino e l’ex Cangiassi
Migliori sono le condizioni di questi due edifici, entrambi inutilizzati ma recuperabili fin da subito. Abbiamo registrato un certo viavai nel retro dell’ex Zerbino da parte di soggetti francamente sospetti, mentre dietro l’ex Cangiassi l’accesso ai servizi igienici è stato sfondato e le loro condizioni igieniche sono pessime.
L’area del Monumento ai Caduti
Questa è la parte dei giardini occupata prevalentemente da anziani, che siedono spesso sulle panchine in corso Crimea e in piazza Garibaldi. Il monumento su un lato ha subito atti di teppismo, che impediscono la lettura di alcuni nomi, per non parlare della presenza della carcassa di un piccione, lasciata lì chissà da quando.
La fontana centrale, le fontanelle, i prati e le strade
L’acqua non è certamente la migliore amica dei giardini, poiché manca anche nella fontana di fronte alla stazione e non scorre nelle fontanelle sparse nel parco. Lo stato dei prati è generalmente buono, ma in più punti abbiamo riscontrato la presenza di rifiuti, tra cui pericolose bottiglie di vetro. Non sono assenti le buche nei percorsi in asfalto, che in alcuni casi diventano dei veri e propri crateri.
I frequentatori
Oltre ai succitati anziani, spesso in gruppo, si nota la presenza prevalente di stranieri nelle parti dei giardini vicine alla stazione, qualche rara coppia, pochi bambini e alcuni gruppi misti (uomini e donne, italiani e stranieri) che sembrano essere abitudinari della zona, soprattutto nei sentieri interni.
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La chiusura dell’edicola all’interno della stazione ferroviaria a metà aprile ha rappresentato l’ultimo caso di un esercizio commerciale costretto a chiudere i battenti in uno dei luoghi più frequentati della città. Il rivenditore di quotidiani e riviste s’è unito a una lunga lista che annovera la libreria Mondadori, la tabaccheria sul binario 1, il negozio di videogiochi GameStop e il presidio in stazione di McDonald’s. A resistere ancora rimangono la tabaccheria interna, il bar, la sala slot e il Punto dell’ATM.
Una delle cause più frequenti citate per giustificare non solo la chiusura degli esercizi commerciali, ma anche la presenza di locali mai assegnati all’interno della stazione, è l’esosità dei canoni mensili dovuti a CentoStazioni, che gestisce l’approdo ferroviario dal 2008.
La continua scomparsa di esercizi commerciali non potrà che aumentare il senso di abbandono che permea la stazione al di fuori delle fasi di punta delle partenze e degli arrivi, poste nel primo mattino, a metà giornata e alla sera. Le conseguenze di questo stato possono arrivare a certi estremi, come evidenziato dall’esito di recenti indagini della Polfer emerso a fine marzo.
La Polizia, infatti, ha documentato con telecamere nascoste quanto avveniva nel tunnel sotterraneo accessibile dal binario 1, arrivando infine a denunciare dieci persone (sette delle quali per “atti contrari alla pubblica decenza”, tre invece per “atti osceni in luogo pubblico”).
Questo sottopasso pedonale, poco frequentato, era diventato il teatro di gesti sconci, atti sessualmente espliciti, azioni teppiste, consumo di droga, oltre a costituire un ricettacolo di sporcizia, coinvolgendo habitué della stazione e gente di passaggio.
Questi episodi hanno riportato l’attenzione anche sui vicini cantieri per l’installazione degli ascensori dedicati ai disabili e ai soggetti a mobilità limitata, per i quali la stazione non è un luogo facilmente agibile, come più volte affermato da diverse associazioni e denunciato anche da Zapping News.
Dopo alcuni ritardi nei lavori dovuti a problemi nella compagine delle aziende coinvolte, gli elevatori dovrebbero essere pronti all’utilizzo per l’inizio dell’estate. Essi costituiscono un primo passo per rendere più agevole la libertà di movimento dei disabili, ma ne restano da fare altri per rimuovere le altre barriere architettoniche presenti nella stazione.
In aggiunta a questo scenario non proprio positivo, nelle ultime settimane è arrivata un’altra botta per il centro ferroviario alessandrino. Euro Express Trein Charter BV ha annunciato, infatti, di voler sospendere immediatamente il servizio Autoslaap verso le destinazioni italiane e slovene (coinvolgendo, oltre ad Alessandria, anche Livorno e Capodistria).
Questa decisione si aggiunge a quella fatta da DB per quanto riguarda Autozug, il servizio di trasporto dei turisti in macchina dalla Germania, che sarà interrotto dal 2017. Salvo ripensamenti da parte delle aziende coinvolte, si chiude così un’opportunità turistica che ha portato nel nostro territorio persone dal nord dell’Europa (principalmente tedesche, olandesi e belghe).
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La vita del pendolare è una perfetta metafora della vita stessa, un corrispettivo del meta teatro per il teatro vero e proprio.
Per quanto ci si adegui a quanto è ritenuto “giusto” e aderente alle regole e ci si auguri che di conseguenza tutto debba andare bene, c’è sempre un elemento d’incertezza che scompiglia le carte quando meno te lo aspetti, mettendoti alla prova.
Prevedi di trovare il treno all’orario previsto; invece, esso approda in stazione con qualche minuto di ritardo, spesso neanche riportati dallo speaker se sotto i dieci minuti.
Attendi di trovare un posto dove sederti ma, se non sei di una delle prime città attraversate dal convoglio, te lo puoi sognare, soprattutto di mattina o di sera. Presumi che i treni di punta possano avere almeno una carrozza in più, per accogliere il maggiore flusso di utenti all’inizio e alla fine della giornata lavorativa.
Assisti, invece, se sei uno dei fortunati proprietari temporanei di un sedile, a una torma variegata di professionisti e studenti, costretti a fare il loro “viaggio quotidiano” in piedi in mezzo al corridoio. Qualora dovesse succedere qualcosa di grave nella carrozza…
Con il tuo vicino o da solo pronostichi un recupero del ritardo, al fine di evitare le telefonate di avvertimento al posto di lavoro, gli sguardi di sdegno dei compagni universitari quando entri in aula e, soprattutto, la ressa nella metro e sull’autobus. Il più delle volte ciò avviene.
In altri casi, al contrario, al primo ritardo se ne aggiungono altri, perché si da’ la precedenza ad altri treni, perché problemi tecnici possono incorrere (porte che non si chiudono nelle carrozze, motrici che smettono di funzionare, ecc.) oppure, nel più tragico dei casi, perché qualcuno è finito sotto i binari.
T’immagini che la temperatura nella carrozza sia tendenzialmente tiepida, con qualche grado in più nelle giornate più fredde e qualche grado in meno in quelle più afose.
Il destino, ovvero, più semplicemente, l’aria condizionata, ti riserva esiti alterni: caldo tropicale quando fuori si vede la nebbia o la neve, gelo antartico quando nelle stazioni d’approdo i bambini faticano a mangiare il gelato perché si scioglie quasi all’istante.
Il peggiore fato possibile è senza dubbio il non funzionamento del sistema d’areazione: il freddo invernale invade le carrozze, facendole diventare un iglù, mentre il caldo estivo le trasforma in saune finlandesi.
Quando le cose non vanno bene, da cliente e da cittadino, cominci ad arrabbiarti.
Cerchi un responsabile di questo “scandalo”, identificandolo in entità divine, nell’amministratore delegato di Trenitalia o nell’Italia tout court come sinonimo del male fatto Paese.
Ti trovi di fronte il capotreno, il “controllore”, contro il quale sfogare tutta la frustrazione covata dentro, spesso anche per ragioni esterne al viaggio. C’è chi lo fa, non necessariamente a torto.
C’è chi, invece, si trattiene, al massimo digrigna i denti e realizza una cosa: che il treno è come la vita, dove ci si deve armare di pazienza e forza d’animo quando gli eserciti del “caso” mettono i bastoni tra le ruote nel nostro percorso verso la destinazione, che sia la realizzazione piena delle nostre vite o, meramente, la stazione di destinazione.