“Il pubblico arrivava con le tasche piene di ghiaia da utilizzare al primo accenno di dissenso… De André disse che cercava qualcuno che aprisse i suoi concerti”
Il cantautore milanese è stato il cronista acuto della mutazione degli anni ’70
In 40 anni di carriera, il cantautore milanese è stato il cronista acuto e implacabile di una generazione che ha vissuto in prima persona i mutamenti della realtà sociale e politica degli anni ’70: si pensi ad album come “Sugo” (comprese le celebri “Musica Ribelle” e “La radio”), “Diesel” (con la toccante “Scimmia”, in cui racconta in prima persona il dramma della tossicodipendenza) e “Blitz” (con il singolo “Extraterrestre”), incisi tra il 1976 e il 1978. Dagli anni ’80 in poi, ha ripiegato inevitabilmente sul personale (ad esempio con “Dal blu” e il singolo “Le ragazze di Osaka”) pur senza abbandonare altre tematiche sulla società contemporanea (“Dolce Italia” e “Soweto”), ottenendo altri successi con le nuove generazioni (in particolare con il brano “La forza dell’amore”), sperimentando con altri generi come il blues e il fado portoghese, fino al recente e attualissimo cd “Fibrillante”.
Ma che sensazioni prova Finardi quando ripensa ai primi album, incisi con l’etichetta alternativa Cramps, che rappresentano un punto di riferimento per intere generazioni?
È passato tanto tempo, per cui li sento con un certo distacco, come se non fossero miei…
Li avrai amati, odiati, poi riamati…
No, no: li ho sempre amati… li ho amati veramente tanto! Devo dire che ultimamente mi è capitato di riascoltare con l’iPod “Voglio” e l’ho trovato ancora oggi un pezzo straordinario. Mi ha stupito l’intuizione di certe cose: in fondo avevo solo 23/24 anni…
I tuoi primi compagni di viaggio sono stati Lucio Fabbri (che poi si destreggiato abilmente tra la PFM, la Direzione Musicale di X Factor e quella dell’Orchestra a Sanremo) e un giovanissimo Alberto Camerini, non ancora “arlecchino elettronico”, ma allora grande chitarrista elettrico.
Alberto ha fatto degli assoli bellissimi in “Giai Phong” (brano dedicato alla fine della guerra nel Vietnam, ndr), “Voglio” e un eccellente arpeggio in “Non è nel cuore”: l’ho sempre considerato un grandissimo musicista. Lucio Fabbri per un certo periodo ha persino vissuto a casa mia, suonavamo ovunque ce ne fosse la possibilità, aprendo i concerti di Fabrizio De Andrè e di tanti altri, in un periodo in cui fare la spalla per i big era piuttosto rischioso per il clima sempre molto ‘caldo’ che c’era sotto il palco: il pubblico arrivava con le tasche piene di ghiaia da utilizzare al primo accenno di dissenso… Infatti, De André mi disse che era proprio in cerca di qualcuno che aprisse i suoi concerti, perché gli serviva qualcuno che facesse ‘svuotare le tasche ai giovani’ (sorride, ndr).
L’anno scorso, hai riproposto alcuni di questi brani insieme a Patrizio Fariselli, Ares Tavolazzi e Paolo Tofani degli Area, in una memorabile puntata del Musichione, condotta da Elio e le Storie Tese e andata in onda sulla RAI.
Quasi tutti i componenti degli Area avevano suonato in “Sugo” e “Diesel”, a cui sono particolarmente affezionato: è stato molto emozionante ritrovarci dopo molti anni. E poi, grazie a skype, ho cantato “Extraterrestre” insieme all’astronauta Luca Parmitano, che era in collegamento da Houston.
Successivamente, ti ho visto anche come ospite nella trasmissione “La Gabbia” di Gianluigi Paragone: hai eseguito una versione da brividi di “Cadere Sognare” e hai parlato anche di molti argomenti scottanti e drammaticamente attuali: il problema dei padri separati ne “La storia di Franco”, la tua indignazione nei confronti di questa società in “Come Savonarola”, l’inutilità degli uffici di collocamento…
In Italia lavorano in questi uffici 6000 persone, di cui 2000 dirigenti e non servono assolutamente a niente: e poi vanno a tagliare nei settori in cui c’è chi fa bene il proprio lavoro, per trasferirsi dove magari l’energia costa due centesimi in meno. È assurdo!
Con “Parole e Musica” hai fatto un concerto davvero emozionante a Novi Ligure, nella serata conclusiva della Festa dell’Acqua 2015: piazza Dellepiane era strapiena e il pubblico ha dimostrato grande partecipazione, anche nei confronti dei tanti temi trattati nel corso della serata…
Ho sempre avuto un rapporto particolare con questo elemento: infatti non ho scritto solo “La canzone dell’acqua”, ma anche un intero album che si chiamava “Accadueo”. Sono molto contento di aver aderito a questa iniziativa, visto che loro stanno appoggiando un progetto in Africa, in Burkina Faso: io sono stato nel sud del Sudan, con “Medici senza Frontiere” proprio per aprire due pozzi e educare la popolazione a non bere l’acqua delle paludi che è piena di parassiti. Loro la trovano più buona, ma bisogna convincerli, anche se non è facile…
Gianmaria Zanier