Il fatto è avvenuto mercoledì nel tardo pomeriggio, al carcere di Torino. Lo spiega Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria:
“È successo intorno alle 18.00, quando un detenuto algerino, poco più che 20enne, ha ingerito due batterie ed è stato condotto dal sanitario del carcere che ne ha disposto l’invio in ospedale. Al momento di fare i raggi, il sanitario ha usato le consuete cautele che si usano per tutti, rimuovendo gli oggetti metallici. Quindi via le manette. E i poliziotti penitenziari che scortavano il detenuto sono stati fatti uscire per evitare l’esposizione alle radiazioni. Lì il detenuto ha provato a scappare da una finestra , ma l’intervento degli agenti è stato immediato. L’algerino è stato bloccato poco distante, riportato a finire gli esami in ospedale e poi in carcere”.
Non è la prima volta che succede: la modalità utilizzata ingerendo pile stimola l’emulazione di altri detenuti.
Potenziare la sanità in carcere
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, bisogna stare attenti alle simulazioni di malessere: “L’episodio è emblematico per comprendere i rischi dei facili ricoveri a vista. In fatto di essere in un ospedale, con altri ricoverati e familiari, ha messo a rischio più persone, ma è stato gestito al meglio. La Polizia Penitenziaria, però, paga in termini di stress questi gravi episodi, che si sommano ad aggressioni, colluttazioni, ferimenti, risse e suicidi. È importante prevedere un nuovo modello di custodia, intervenendo con urgenza”.
Capece poi denuncia il quotidiano e sistematico ricorso a visite mediche in ospedali fuori dal carcere, con massiccio impiego di personale di scorta: “Per il SAPPE è stato un errore abolire la sanità penitenziaria e delegare tutto alle ASL“.
Capece poi denuncia il quotidiano e sistematico ricorso a visite mediche in ospedali fuori dal carcere, con massiccio impiego di personale di scorta: “Per il SAPPE è stato un errore abolire la sanità penitenziaria e delegare tutto alle ASL“.