L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che il 24% dei decessi nel mondo è dovuto all’esposizione a fattori ambientali (WHO, 2022). In Europa, fino al 20% delle morti totali potrebbero essere evitate attraverso interventi sull’ambiente, ma le differenze sono sensibili: i rischi sono minori nell’Europa occidentale e settentrionale, mentre sono più alti in alcuni Stati dell’Europa orientale, a causa di fattori ambientali sia tradizionali (qualità dell’acqua) sia più “recenti” (inquinamento atmosferico e chimico).
Per l’Italia i dati indicano che la percentuale del carico delle malattie attribuibili a cause ambientali è del 14%, per un totale di 91.000 morti all’anno, di cui 8.400 per inquinamento atmosferico.
L’ Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha avviato da tempo collaborazioni e azioni congiunte, trasversali ai settori di ricerca, per promuovere questo tipo di approccio necessario a far fronte alle sfide presenti e future.
Nel 2022 a Roma fu presentato “One Health Joint Action”, piano d’azione quinquennale (2022-2026) per potenziare le capacità e rafforzare la collaborazione globale nell’affrontare le problematiche sanitarie nell’uomo, negli animali e nell’ambiente, identificando nella ricerca scientifica la principale via da seguire.
La proposta del Ministero della Salute ha previsto un Dipartimento “della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali”. I nuovi programmi per la ricerca e l’innovazione “Horizon Europe” e “EU4Health”, anche in sinergia con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, mostrano uno sguardo ancora più attento al reale impatto e ruolo della ricerca e dell’innovazione nell’affrontare le sfide globali del cambiamento climatico, e della salute pubblica.