dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

Il Reddito di cittadinanza, uno dei due pilastri, l’altro quota cento, che i membri dell’esecutivo hanno messo al centro dell’azione di governo dovrebbe coinvolgere una platea di circa 4,9 mln persone, pari a 1,7 mln di famiglie, più nel dettaglio si parla di 4.916.786 persone, pari a 1,73 milioni di nuclei familiari. Lo si legge nell’ultima bozza della relazione di accompagnamento all’atteso decreto sul reddito di cittadinanza, che è stato approvato proprio il 17 Gennaio, dal Consiglio dei Ministri riunito e mai cosi coeso a dispetto delle fake news che tutti i giorni inondano giornali e televisioni ,dibattiti e che ci propinano la solita minestra di un governo giallo verde ormai alla frutta, ma poi sempre unito e deciso a far passare tutto ciò che viene portato in parlamento anche con votazioni di fiducia che in molti casi hanno fatto saltare i nervi ai deputati e senatori dell’opposizione…

Vediamo in breve sintesi i punti cardine del provvedimento tanto atteso da milioni di individui, che come ha detto correttamente Di Maio ,oggi nella terza repubblica hanno vinto i cittadini….italiani.

Chi puo’ chiedere il reddito di cittadinanza

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, vengono stabiliti i criteri per richiedere il sussidio. Fra questi: bisogna essere residenti in Italia in modo continuativo da almeno dieci anni al momento della presentazione della domanda e costituire un nucleo familiare che ha un reddito Isee inferiore a 9360 euro, e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore ai 30mila euro.

Interesserà anche agli stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni.

I beneficiari del reddito di cittadinanza dovranno accettare un’offerta di lavoro su tutto il territorio nazionale dopo 18 mesi di fruizione del sostegno. Lo si legge nell’ultima bozza di relazione di accompagnamento alle misure che saranno inserite nel decreto atteso nei prossimi giorni. Nelle bozze visionate in precedenza, il limite era di 12 mesi. Dunque, nei primi sei mesi di fruizione del reddito va accettata un’offerta entro 100 chilometri dalla residenza, tra il sesto e il diciottesimo mese entro 250 chilometri ed oltre il diciottesimo mese, nel caso in famiglia non ci siano minori né disabili, ovunque nel territorio italiano.

Chi beneficia del reddito di cittadinanza potrà avere un “incentivo all’imprenditorialità” fino a 4.680 euro (pari a sei mesi di reddito) se avvierà un’attività in proprio. Lo si legge sempre nella relazione di accompagnamento alla misura. Ai beneficiari del reddito di cittadinanza che avviano un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale entro i primi 12 mesi di fruizione del sostegno, viene specificato, è riconosciuto in un’unica soluzione un beneficio addizionale pari a sei mensilità di reddito nei limiti di 780 euro mensili.

Radiografia del reddito di cittadinanza

E’ ormai ben definito il quadro del reddito di cittadinanza e, aldilà di qualche dettaglio che potrebbe anche mutare nelle prossime ore, ha preso forma anche la cornice entro la quale si muoverà il Patto per il lavoro, quella stampella fondamentale del provvedimento che negli intenti del governo dovrebbe far ripartire l’occupazione, formando e collocando i beneficiari del reddito. I soggetti che concorrono al programma sono multipli, dai Centri per l’impiego, agli enti di formazione, alle aziende, attraverso percorsi diversi. Il provvedimento così come prevede un ruolo fondamentale per l’Inps nella gestione delle procedure del reddito, assegna ai Centri per l’impiego la responsabilità principale della gestione del patto per il lavoro. Sono quindi stanziati 50 milioni di euro per l’assunzione di personale da assegnare alle strutture dell’Inps, vengono stabilizzati i precari di Anpal servizi con una cifra di un milione di euro e soprattutto vengono destinati 250 milioni di euro in due anni per l’assunzione dei navigator, quella sorta di tutori che dovrebbero accompagnare chi ha aderito al Patto per il lavoro nel suo cammino fino al collocamento. I dettagli sui numeri non sono ancora ufficiali, ma nei giorni scorsi il superconsulente di Luigi Di Maio e il nuovo presidente Anpal, Mimmo Parisi, auspicava di arrivare con il tempo fino a 10mila unità anche se gradualmente. Il numero si dovrebbe intanto fermare per ora a qualche migliaio di persone (si parla di 4 mila) con un meccanismo premiale nella retribuzione. In dettaglio da aprile il beneficiario del reddito di cittadinanza, dopo averne fatto richiesta alle Poste, ai Caf o per via telematica stipula il suo Patto per il lavoro. Da questo momento entra nel circuito e da qui scatta l’obbligo di accettare almeno una di tre offerte adeguate: la velocità è direttamente proporzionale alla vicinanza. Se non si accetta un’occupazione entro 6 mesi nel raggio di 100 chilometri, il limite si sposta a 250 km per arrivare dopo un anno all’intero territorio nazionale. Per il 2019 è prevista anche la formula dell’ assegno di ricollocazione che può essere speso presso Centri per l’impiego e Agenzie per il lavoro. Anche le aziende potranno accedere al programma offrendo lavoro o formazione. Il meccanismo non è ancora del tutto definito ma in pratica quando il provvedimento sarà a regime il beneficiario si rivolgerà al primo degli interlocutori che gli offrirà lavoro o formazione. Parola magica, sulla quale si punta molto nel Patto per il Lavoro per tutti i soggetti che vi partecipano è ‘incentivo’: un lavoratore collocato vorrà infatti dire soldi per le aziende, per le agenzie per il lavoro che li hanno collocati, per gli enti di formazione se li hanno formati gratuitamente, premio per i navigator. Questi ultimi riceveranno una cifra pari a un quinto del reddito di cittadinanza del disoccupato. Le aziende ed i datori di lavoro però dovranno essere in regola e non avere avuto negli ultimi 3 anni sanzioni per irregolarità contributive e condizioni di lavoro. Per i beneficiari infine un’ultima clausola che ha provocato perplessità da molte parti per la sua somiglianza con i lavori socialmente utili: ovvero l’obbligo “in coerenza con il proprio profilo professionale” di partecipare a progetti

 

Reddito di cittadinanza.

È la proposta simbolo del Movimento Cinque Stelle, il cavallo di battaglia in campagna elettorale e una delle priorità dell’agenda del governo giallo-verde.

Secondo gli ultimi annunci del governo, la misura verrà introdotta a partire dal 1 aprile 2019.

Il contributo da 780 euro, secondo quanto è stato annunciato, verrà caricato sul bancomat e ci sarà un monitoraggio degli acquisti.

La misura, che inizialmente doveva essere finanziata da 9 miliardi, dopo le trattative con l’Ue, sarà coperta da meno di 6,7 miliardi, di cui un miliardo per il rafforzamento dei centri per l’impiego. Il decreto che spieghi la misura nel dettaglio è stato approvato oggi e vedrà la luce nei prossimi giorni

È quanto emerge da una bozza semi-definitiva del decreto sulla misura bandiera del M5s inserita nella manovra (qui tutti i dettagli sulla legge di bilancio).

L’assegno non verrà invece erogato ai nuclei familiari che hanno fra i loro componenti soggetti disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nei 12 mesi successivi alla data delle dimissioni stesse, fatte salve le dimissioni per giusta causa.

 

Reddito di cittadinanza: a chi spetta e i requisiti

L’assegno previsto copre fino a 780 euro mensili, in presenza di specifici requisiti.

Coloro che hanno un reddito pari a zero hanno diritto all’importo per intero, mentre per gli altri rappresenterà un’integrazione al reddito per raggiungere i 780 euro.

La quota del reddito di cittadinanza cambia a seconda del numero di componenti del nucleo familiare. Ad esempio in una famiglia con i genitori disoccupati e figli a carico il sussidio sale fino a 1.630 euro, per una famiglia con due genitori e un solo figlio la quota è di 1.014 euro.

Chi ha una casa di proprietà non ha diritto all’intera quota ma a questa viene detratta una quota definita “affitto imputato, che ammonta a 380 euro.

I requisiti per accedere alla misura economica sono stringenti, e anche quelli per mantenerla nel tempo.

Se si è in possesso dei requisiti, si può fare domanda ai centri per l’impiego. Questi uffici gestiranno le richieste e monitoreranno la persistenza delle condizioni necessarie.

Si dovrà presentare anche la domanda Isee, che determinerà il reddito di riferimento per l’assegnazione della misura dell’importo che il soggetto dovrà percepire.

Occorre prestare molta attenzione ai dati forniti ; non si potrà bleffare pena ,la reclusione fino a sei anni

Domenica 14 ottobre 2018 il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva annunciato che il governo sta vagliando anche di “modulare” il reddito di cittadinanza in base alla zona geografica, ma non ha fornito ulteriori indicazioni.

Per evitare che il reddito di cittadinanza si trasformi in un incentivo alla inoccupazione o al lavoro nero, i disoccupati dovranno iscriversi ai centri per l’impiego, frequentare corsi di qualificazione professionale e non potranno rifiutare tre offerte di lavoro consecutive. Ecco i requisiti:

Essere maggiorenne (avere cioè più di 18 anni)

Essere disoccupati o inoccupati

Avere un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà in Italia, stabilita dall’ISTAT

Percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà

Essere residenti in Italia da almeno 10 anni

Non solo, però. Perché una volta ottenuto il reddito di cittadinanza, sarà necessario rispettare alcune regole per mantenere il diritto a percepirlo, proprio per evitare che le persone decidano furbescamente di non lavorare o lavorare in nero al fine di percepire questa elargizione economica.

I disoccupati, per poter conservare il reddito di cittadinanza, dovranno iscriversi a un centro per l’impiego

Offrire circa 8 ore settimanali alla comunità per progetti e lavori socialmente utili

Sarà inoltre previsto frequentare corsi di qualificazione o riqualificazione professionale

Comunicare tempestivamente ogni variazione di reddito

Sarà obbligatorio accettare una delle prime tre offerte di lavoro pervenute.

Effettuare la ricerca di un lavoro per almeno due ore al giorno

Infine, è anche necessario non recedere da un contratto senza giusta causa due volte in un anno.

Il reddito di cittadinanza sarà erogato per massimo 3 anni a persona.

L’articolo 2 della bozza specifica che possono accedere al sussidio solo coloro che hanno un Isee di massimo 9.360 euro.

Tra gli altri requisiti vi è un patrimonio immobiliare che non può superare i 30mila euro, esclusa la prima casa, e non si possono avere depositi in conto corrente, azioni o obbligazioni per un totale che supera i 6mila euro.

Questa somma aumenta di 2mila euro per ogni componente della famiglia, fino a un massimo di 10mila euro.

Se nel nucleo familiare ci sono soggetti disabili, la somma può aumentare di ulteriori 5mila euro.

Tra i requisiti da tenere in considerazione ai fini dell’erogazione del reddito di cittadinanza, vi è il reddito familiare, cioè le entrate monetarie della famiglia.

Il reddito familiare è fissato in 6mila euro l’anno, incrementati di 2.400 euro per ogni componente maggiorenne e 1.200 euro per ogni minorenne, fino a 12.600 euro.

Se la famiglia risiede in un’abitazione in affitto, la soglia di partenza per poter accedere al reddito di cittadinanza è elevata a 9.360 euro.

Può invece accedere alla pensione di cittadinanza, chi ha un reddito annuo che non può superare i 7.560 euro.

Reddito di cittadinanza: come funziona e come viene erogato

L’assegno ricevuto non può essere speso in contanti. Si tratta di una sorta di social card su cui viene caricato l’importo, che sarà spendibile per via elettronica.

La card si può usare attraverso un bancomat, il tesserino sanitario o un’apposita applicazione per smartphone. Non è possibile prelevare l’importo in contanti da uno sportello bancario.

Questo vincolo è volto a tracciare gli acquisti. Solo alcuni beni potranno essere acquistati. Tra questi ci sono i beni di prima necessità, capi di abbigliamento o affitti immobiliari. Sono esclusi beni superflui come prodotti elettronici ecc.

L’importo è spendibile solo in Italia e non all’estero, “per far crescere l’economia e limitare le spese fuori dall’Italia”, come ha specificato il vicepremier Di Maio.

Alla fine della giornata lo Stato paga i commercianti presso cui sono stati effettuati gli acquisti.

 

Reddito di cittadinanza: chi lo otterrà sarà seguito da un tutor

L’ultima novità per il reddito di cittadinanza si chiama tutor (o navigator). Ad annunciarlo il 26 novembre è stato direttamente il ministro del Lavoro Luigi Di Maio che ha palesato la necessità di dar vita a un piano di assunzioni straordinaria per poter così inserire nei centri per l’impiego una sorta di sportello informazioni e assistenza.

 

E sono proprio i centri per l’impiego il cuore della riforma portata avanti dal governo. L’investimento è importante – circa un miliardo di euro l’anno – e il primo stanziamento sarà proprio sui “tutor” o “navigator” che, ha spiegato Di Maio, “accompagneranno le persone perché se prendi il reddito devi fare quello che ti dico”.

Il tutor (o navigator), oltre a un fisso mensile, riceverà un bonus per ogni persona che riuscirà a far assumere e il suo compito sarà quello di redigere e curare una scheda “e dire se la persona che riceve il reddito sta rispettando gli impegni o no”. Di fatto “sarà lui a portarlo in agenzia per l’impiego o nel centro di formazione”.

Reddito di cittadinanza: misure analoghe in altri paesi

Attualmente esistono diversi paesi nel mondo che si sono dotati (o stanno tentando a dotarsi) di strumenti economici di questo tipo, come ad esempio l’Iran e la Finlandia. La Svizzera invece ha respinto il reddito di cittadinanza.

La Francia, ad esempio, elargisce fino a 483 euro mensili per una persona singola senza figli idonea a richiedere il reddito minimo, mentre la Germania 382 euro e il Regno Unito 348 euro.

 

Reddito di cittadinanza: le differenze con il reddito di inclusione

L’Italia ha già però una norma simile a quella che impropriamente il Movimento Cinque Stelle chiama reddito di “cittadinanza”. E si chiama Reddito di Inclusione (REI), una misura nazionale di contrasto alla povertà, approvata dal governo Gentiloni nel 2017.

Si tratta di un’elargizione erogata per un massimo di 18 mesi (rinnovabili per ulteriori sei) che va dai 190 euro per i nuclei di una sola persona fino a 490 per nuclei familiari di cinque o più persone.

Il Rei si compone di due parti: un beneficio economico, erogato ogni mese con una carta di pagamento elettronica, e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa per uscire dalla condizione di povertà.

Anche al reddito di inclusione, come a quello proposto da M5s, si accede solo se si hanno determinati requisiti economici. E anche il Rei è destinato al nucleo familiare e non al singolo membro.

Il beneficio è concesso dall’INPS a partire dal 1 gennaio 2018, per un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali non può essere rinnovato se non sono trascorsi almeno sei mesi.

La grossa differenza tra i due strumenti, quello già esistente approvato nella scorsa legislatura e quello promesso dal M5s, simili nei meccanismi, è l’ammontare dell’assegno previsto.

Perché parlare di reddito di cittadinanza è improprio

La proposta del Movimento Cinque Stelle, tecnicamente non è un vero e proprio “reddito di cittadinanza”, dal momento che questo implicherebbe che tale reddito venga elargito a ciascun cittadino senza distinzione di condizioni economiche e occupazione.

Per quanto abbia preso questo nome e sia definita da tutti i media in questo modo, tecnicamente si tratterebbe di un reddito minimo garantito, ovvero di un’elargizione economica totale o parziale che permetta alle fasce più deboli di raggiungere un reddito considerato superiore alla soglia di povertà per la collettività per un massimo di 8 ore a settimana.

Michele Minardi

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"