Il presepe è stato realizzato pensando sia all’AIDO, associazione grazie alla quale in Italia si dichiara la volontà di donazione degli organi da 45 anni, e sia a don Gnocchi, cappellano militare degli Alpini grazie al quale in Italia è partita la donazione degli organi; don Gnocchi, in quel tempo, donò le cornee in assenza di legge, poi la legge arrivò.
Sono trascorsi quasi sei anni da quel 6 gennaio 2013 in cui Simone Alberti, il nipotino di Cavallero, perse la vita, insieme al papà, in un tragico incidente stradale a Bistagno. Aveva 11 anni e viveva a Milano con la famiglia tornata nell’acquese per la Messa di trigesima di un familiare. La mamma Daniela, miracolosamente sopravvissuta con l’altro figlio Federico, dispose la donazione degli organi del piccolo, permettendo così ad altri bambini di ricevere organi salvavita.
Al centro del presepe, di cm. 140 x 70 cm, campeggia un ospedale pediatrico. Nonno Renato non ha voluto proporre il Cesare Arrigo di Alessandria, dove il suo nipotino arrivò in emorragia cerebrale, ma l’Ospedale dei Bambini più famoso, il Bambino Gesù di Roma, perché questo presepe è dedicato ad AIDO e a tutte le famiglie del mondo. Sull’Ospedale si posa la stella cometa in cui brilla il simbolo dell’Associazione Italiana per la Donazione di Organi Tessuti, Cellule, Gruppo di Acqui Terme. Accanto vi è un angelo con un cuore in mano, mentre a terra una coppia di angeli porta un dono prezioso, un cofanetto con un cuore, i reni e le cornee. Gli angeli sono i donatori, come il piccolo Simone. All’interno dell’Ospedale si vedono letti con bambini, genitori che si prendono cura di loro, ma anche animatori. Fuori è un classico presepe con le pecorelle e quanto fa Natale.
Renato ha impiegato un mese a realizzare il presepe dedicato alla donazione, e ha così spiegato la sua iniziativa: “Crediamo che gli organi di mio nipote siano stati trapiantati in bimbi residenti in Piemonte. Ma ovunque siano, sappiamo che la morte di Simone non è stata vana. Altri bambini hanno potuto essere curati e una parte della nostra famiglia vive in loro: senza conoscerli, ci sentiamo un po’ loro nonni e auguriamo loro ogni felicità”.