Il primo fine settimana di dicembre inizia, cinematograficamente parlando, con i fuochi d’artificio, grazie alla trasposizione a opera di Kenneth Branagh del celeberrimo romanzo giallo di Agatha Christie “Assassinio sull’Orient Express, pubblicato nel lontano 1934 ma divenuto molto presto un vero e proprio “classico” (vedi, nel 1974, la pellicola a firma di Sidney Lumet, con un cast di “stelle” altrettanto brillanti quanto quelle che animano la versione attuale: allora, Albert Finney, Anthony Perkins, Lauren Bacall, Jacqueline Bisset, Sean Connery, la magnifica Ingrid Bergman; oggi Judi Dench, Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Penelope Cruz, Willem Dafoe). Noto e acclamato soprattutto per le perfette rivisitazioni shakespeariane, ne Assassinio sull’Orient Express Branagh si cala nel periglioso ruolo del piccolo e compassato ma acutissimo ispettore belga Hercule Poirot, alle prese con un vero e proprio “delitto della camera chiusa”, avvenuto all’interno di un vagone sullo sfondo di un treno in corsa nella neve, con tredici passeggeri a bordo, sulla tratta Istanbul a Parigi. Prodotto da Ridley Scott, sceneggiato da Michael Green, il film branaghiano si compiace, non a torto, della presenza e pregnanza di notissimi volti del grande schermo: la trasposizione è narrativamente fedele, esteticamente luccicante, virtuosistica, con quella densità di movimenti di macchina (e un esemplare piano sequenza) che conducono noi spettatori a entrare, uscire, percorrere in lungo e in largo il claustrofico luogo del delitto, quel treno nido di passioni, odi, rancori, simbolicamente sospeso tra due luoghi antitetici, l’Oriente e l’Occidente, due tempi non conciliabili, un presente magmatico e oscuro.
L’età imperfetta, opera prima di Ulisse Lendaro, racconta la storia di Camilla (Maria Occhionero), una diciassettenne come tante, tranquilla e studiosa, che trascorre le sue giornate fra studio e svago, con i ritmi lenti di una cittadina dell’Italia settentrionale. Però c’è un sogno: quello di superare l’audizione d’ingresso a una prestigiosa scuola di danza, dove poter finalmente concretizzare il desiderio di ballare sulle punte. Sua madre, Clarissa (Anita Kravos), è scettica: ma, un giorno, Camilla incontra Sara (Paola Calliari), sua coetanea, di famiglia alto-borgese, benestante (mentre il padre di Camilla lavora duramente, ogni giorno, in un forno), accattivante, seducente, con lo stesso sogno sulle punte. Sara, ha però, un doppio volto: soffre di bulimia, compensa con bravate e un atteggiamento estremo di sfida la frustazione che le procurano i genitori separati e assenti, il vuoto interiore che sente. Camilla verrà trascinata dentro questo vortice, all’interno di un’amicizia a doppio taglio: imparerà a crescere. Il mio intento era quello di raccontare la storia di due ragazze normali, non volevo la bionda e la mora, la buona e la cattiva. Volevo trovare due ragazze che fossero quasi interscambiabili e che solo nelle sfumature riuscissimo a cogliere il loro carattere interiore, afferma il regista Lendaro. Il film rappresenta, in effetti, un ottimo scontro di caratteri, di personalità, il ritratto di un’adolescenza, come la cronaca ci testimonia oramai da parecchi anni, sempre più inquieta, perennemente tesa all’impossibile conciliazione di opposte tensioni e pulsioni. Brava Anna Valle, di ritorno al cinema dopo nove anni di assenza, nel ruolo di Serena, l’insegnante di danza di Camilla e Sara.
Barbara Rossi