Zero alibi per i giocatori dell’Alessandria. I ‘bonus’ sono finiti, la tolleranza pure. La gara di domenica con il Pisa sarà lo spartiacque stagionale: se si sbaglia, ci saranno provvedimenti a ridurre i privilegi dei calciatori. Che ne hanno fin troppi.
“Come una squadra di categoria superiore, non sicuramente di serie C – certifica Luca Di Masi, presidente grigio da quattro anni e mezzo – a livello organizzativo, alimentare, di cure mediche, di staff. Anche oltre il necessario. Sono loro che ci devono mettere di più, quel qualcosa che viene da dentro, quel qualcosa che ti fa fare il passo in più, la scivolata in più, la corsa in più. Quello che ci è mancato finora per fare la differenza, per fare gol. Non mi interessa il nome sulla maglia o la carriera passata, devono dimostrare ciò che valgono qui, ora, all’Alessandria. Dove giocano. Se no gioca un altro. Non importa. Chi avrà più motivazioni andrà in campo”.
E’ un fiume in piena, Luca Di Masi. Toni pacati, educati, ma parole pesanti come macigni, già dette ai giocatori in privato, snocciolate ieri pomeriggio in una conferenza stampa di 50 minuti. “Siamo cresciuti a livello organizzativo, abbiamo uno staff di prim’ordine, con tante figure professionali che seguono ogni aspetto. Mi sento di dire che c’è lo staff tecnico migliore da quando ci sono io. Poi i risultati possono non venire, e su questo si lavora tutti i giorni, ma non basta allenarsi bene per tutta la settimana se poi non si trasferisce in gara lo stesso spirito”. Già. Cose dette e ridette, perfino sottolineate da qualche collega sardo che domenica, contro l’Arzachena, ha visto i giocatori grigi “un po’ molli, senza ‘cazzimma’, a dispetto dei nomi che hanno”.
Viaggia spedito, Luca Di Masi, risponde a tutto, anticipa perfino le domande: “Per quanto riguarda l’allenatore Stellini, perché me lo avreste chiesto, non si tocca. Rimarrà a lungo con noi, spero il più a lungo possibile. E’ preparatissimo, lavora tantissimo, è aperto al dialogo come pochi altri. Può aver commesso degli errori, ma si sa correggere. Parla con i giocatori, condivide tutto. Poi fa le scelte, è chiaro. E sul modulo c’è stata un’evoluzione: siamo partiti dal 4-4-2 in estate, poi qualche opportunità di mercato ci ha fatto virare sul 3-5-2, abbiamo visto il 3-4-3, ora siamo tornati al 4-4-2. E’ chiaro che si cerca la soluzione migliore, quella che ci può portare a vincere, perché gli obiettivi non sono cambiati. Vogliamo fare più punti possibile e giocarci le nostre chances”.
E insiste, Luca Di Masi, sul concetto forte del discorso, quello che riguarda i giocatori che devono dare di più: “Le condizioni di lavoro sono ottimali, gli allenamenti intensissimi, ma in gara manca qualcosa”. E precisa che non c’è un ‘problema Gonzalez’, per quanto l’argentino si ostini ad arretrare a centrocampo a prendersi il pallone, giochi lontano dall’area o tiri sempre in porta dalla bandierina: “Pablo non solo ‘può’ dare di più, ma ‘deve’ dare di più. Sappiamo che giocatore è, ma se non ci mette del suo, quel qualcosa che viene da dentro, l’allenatore lo toglie e non gioca. Vogliamo giocatori motivati”.
Zero alibi per i giocatori dell’Alessandria. Dopo il campionato passato buttato via, in questa stagione non si tollerano ‘giochini’ o ‘furbate’ di sorta. Bisogna andare in campo con l’occhio della tigre, pensando a Rocky, e sputare sangue come diceva Dan Peterson, immenso coach di pallacanestro. Sempre. Magari aggiungendo un po’ di cazzimma…