Non basterebbe un’enciclopedia per spiegare Gino Gemme, mancato il 30 settembre scorso a 92 anni e 1 mese. Gestore per 40 anni dello storico ed irripetibile ‘Bar Baleta’, giocatore di tennis, disegnatore, poeta, amante della musica jazz.
Lo conoscevo dall’infanzia perché ero compagno di scuola di suo figlio Carlo (ora primario di Gastroenterologia ad Alessandria) e negli ultimi anni, ogni volta che lo incontravo, gli dicevo: “Gino, sei una leggenda che cammina…”, e lui rideva, e mi rispondeva: “Ti ricordi quando venivo a prenderti a scuola e ti portavo la cartella?”.
Già. Quanti anni sono passati… molti dei quali dentro quel ritrovo straordinario che era una scuola di vita, dove regnavano incontrastati lo scherzo e la presa in giro, dove ci si dava tutti del tu, non c’erano differenze, non entravano le donne e non c’erano telefonate in arrivo. E c’era la ‘tariffa night’ dopo una certa ora della sera, inventata da lui che spegneva le luci centrali, accendeva un’abat-jour sul bancone e tagliava qualcosa di buono, a seconda delle stagioni, facendo “mmmmm…..” come a pregustare la bontà del prodotto ed invogliando i clienti all’acquisto. Era anche un grande commerciante, Gino Gemme. Bravissimo nel suo mestiere, ripeteva quel “mmm…” anche quando preparava succulenti panini sotto gli occhi degli ordinanti, lui che era il ‘cuoco’, come lo chiamava suo padre Carlo ‘Baleta’, fondatore del locale, che non preparava cibarie.
Fosse tutto lì… Disegnava in modo straordinario, Gino. Pochi tratti ‘puntuti’, un po’ di colore e fantasia da vendere. Come testimoniano (più sopra) le due vignette “L’angolista”, cioè colui che guarda il gioco di carte seduto all’angolo del tavolo, spesso tacciato di portare iella, e “Telefono solo in partenza”, un apparecchio a gettoni posto all’ingresso del locale. Anzi, uno dei due ingressi, perché un locale ‘furbo’ doveva avere doppio accesso…
Ma come dimenticare le sue filastrocche in rima? Raccontava di tutto, celebrava tutti, ricordava eventi e faceva riferimenti precisi che suscitavano l’ilarità generale con il fascino della poesia. E che dire del tennis? E’ stato un buon giocatore di terza categoria, uno di quelli duri da battere. Un regolarista, diceva lui, un ‘pallettaro’, lo definivano gli altri. Fino a 90 anni. Il giorno del suo 90° compleanno, il 31 agosto 2015, ha giocato l’ultimo doppio. Nel frattempo, però, era da anni impegnato su Facebook (!), dove diffondeva vecchie foto della storia e degli eventi del suo bar ‘Baleta’.
E come dimenticare il suo gusto della battuta, la sua voglia di scherzare, la parola giusta per tutti, la diplomazia con cui governava situazioni a volte anche difficili…. e si può immaginare quanto, in un locale aperto dalle 6 del mattino alle 2 di notte, con 5 biliardi, 1 ping-pong, 3 flipper (poi video-giochi), una sala carte e la TV nella sala del bancone!!!
Salutava tutti, Gino. Sempre allo stesso modo: ti tendeva la mano e ti fissava stupito, pronunciando in tono interrogativo il tuo cognome.
Ha accompagnato almeno tre generazioni di ‘baletiani’, rendendoli tutti protagonisti, poco o tanto, di quel bar straordinario e irripetibile che era Baleta. Che, per la cronaca, non era mai ‘chiuso’ o ‘aperto’, ma ‘spento’ o acceso’.
Ora rimane la piccola targa di marmo, in Vicolo Dell’Erba, a ricordare il 1929, anno di apertura del locale, chiuso poi nel 1991. Qualcuno, dopo la sua morte, ha lanciato l’idea di dedicargli il vicolo, in quella parte che va dalla Piazzetta a via Trotti. Non se la prenderà…. l’erba, cui resterà intitolata la metà da via Trotti a via Rattazzi.
Gino Baleta se n’è andato, ma la sua leggenda vive. Ciao Gino. E grazie.